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Salvate la Sanità

Salvate la Sanità

(28 Novembre 2012) Enzo Apicella
Secondo Monti il sistema sanitario nazionale è a rischio se non si trovano nuove risorse

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Veneto... Così va la sanità nella nostra regione...

(3 Settembre 2010)

Dodici giorni e tre ospedali diversi per riuscire a fare una risonanza magnetica in Veneto
''un trentaquattrenne, avendo riportato la lesione ad un paio di vertebre in seguito una caduta, ha dovuto attendere dieci giorni, immobilizzato a letto nell'ospedale di San Donà di Piave, in Provincia di Venezia, per riuscire a fare una risonanza magnetica. Nonostante nel Reparto di Radiologia del nosocomio cittadino sia stata prevista una stanza apposita, infatti, manca l'apparecchio e il paziente è stato portato a Portogruaro per effettuare l'esame. Ritrasferito a San Donà, l'uomo ha dovuto poi attendere altri due giorni per far 'leggere' il risultato da un neurochirurgo arrivato da Mestre''.

FEDERALISMO FISCALE E SANITA’- PER IL VENETO – 220MILIONI. Con il passaggio dalla spesa storica ai costi standard la sanità veneta riceverà dallo Stato 220 milioni di euro in meno; tanto costerà al servizio sanitario regionale l’avvio del federalismo fiscale. Questi primi dati formulati dalla Commissione paritetica per il federalismo fiscale e le proiezioni rese note dalla Corte dei Conti che ha calcolato i tagli ai finanziamenti che verranno applicati ai trasferimenti alle Regioni: meno 1,6 miliardi per la sanità del Lazio, meno 231 milioni per la Campania, meno 220 per il Veneto, meno 231 per il Piemonte, meno 88 per la Liguria e meno 50 per la Calabria.

IL CASO VERONA nella sanità veneta c’è, eccome se c’è. HYPERLINK "http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2010/6-maggio-2010/verona-suoi-ospedali-coletto-troppi-ma-li-abbiamo-ridotti-1602967676811.shtml"Il ragionato disaccordo dimostrato in proposito dal neo assessore regionale di reparto, Luca Coletto, leghista e veronese come i suoi tre predecessori, non ha scalfito di un millimetro le argomentazioni di Diego Bottacin, consigliere regionale di minoranza, già vicepresidente della commissione sanità a palazzo Ferro Fini. Il quale, per spiegarsi, usa il sempre efficace sistema comparativo: un confronto fra due province che sono entrambe vicine ai 900 mila abitanti, Verona (qualcuno in più) e Treviso (qualcuno in meno). Sostiene l’assessore Coletto che, in effetti, il Veronese partiva da una situazione di sovrabbondanza (17 strutture sanitarie) ma che molto si è già razionalizzato, arrivando oggi a 8 ospedali pubblici più 2 privati convenzionati. «Bene, in provincia di Treviso, che è sempre regione del Veneto - argomenta Bottacin - funzionano in tutto 6 ospedali. Attenzione, però: 4 di questi, cioè Conegliano-Vittorio Veneto e Castelfranco-Montebelluna, lavorano in coppia come se fossero un polo unico: a parte il pronto soccorso, che rimane separato, non hanno reparti doppi. È una situazione clamorosamente diversa da quella veronese. Resto dell’opinione - affonda la lama Bottacin - che Verona sia il vero tallone d’Achille della Lega di governo».

MENO PERSONALE, MENO SERVIZI. E' QUESTA LA POLITICA SANITARIA DELLA GIUNTA REGIONALE DEL VENETO? La giunta regionale ha varato una serie di delibere che impongono tagli impossibili alle Aziende Ulss pena la riduzione dei servizi e l'allungamento delle liste d'attesa. L'Assessore regionale alla Sanità, dopo aver girato il Veneto promettendo miglioramenti e interventi economici e strutturali agli ospedali, oggi propone, oltre ai piani di rientro che altro non sono che tagli ai bilanci, un'ulteriore manovra straordinaria che prevede il blocco delle assunzioni di infermieri e medici, la sospensione degli acquisti di macchinari, riduzione di ricoveri, visite specialistiche.

Tutto questo in una situazione che vede già le strutture ospedaliere in carenza di personale, i letti nei corridoi e i reparti accorpati. In questa l'assessore conferma infatti la mancanza di oltre tremila medici e infermieri negli ospedali veneti (non ancora colmata) e dichiara che anche la sua regione «virtuosa» rischia ormai di fornire un livello di cure inferiore al «minimo vitale».

Peccato che l’assessore constati ma poi applichi rigidamente la finanziaria del suo governo.

PROJECT FINANCING : SANT'ORSO , MESTRE, SAN BONIFACIO, TREVISO, PADOVA, ECC. — Si vuole costruire un ospedale, lo si fa costruire dai privati con parziale finanziamento pubblico il resto ce lo mettono i privati, poi per 25 anni l’Ulss paga affitto e appalta una serie di servizi ai costruttori.

SANTORSO VICENZA ULSS 4 Domande e richieste attorno al nuovo Ospedale. con l'obiettivo di rinegoziare e ridimensionare il project financing, cioè il progetto di investimento finanziario.

«La nostra Ulss dovrà destinare oltre 12 milioni di Euro nel giro di un anno - sottolinea Pietro Veronese, presidente di Communitas - sempre che i costi nel frattempo non siano aumentati. D'altro canto, i bilanci sono bloccati, gli introiti provengono dalla sola Regione e risparmiare è la parola d'ordine». Veronese e Communitas si interrogano su quali "economie" saranno rivolte ai cittadini per racimolare i 12 milioni di euro necessari a coprire le spese e le rate annuali della nascente struttura ospedaliera.

Si tratta di un ritorno sulla preoccupata constatazione di Alberto Toldo, sindaco di Valdastico e coordinatore delle Conferenze dei sindaci delle Ulss provinciali, che, in un'intervista rilasciata all'inizio di maggio, sottolineava come pochi conoscessero il reale impatto dei progetti finanziari, già contrattati e firmati, sui bilanci delle Ulss e sull'intera holding regionale.:
NEL VICENTINO C’E’ PURE IL PROGETTO Ulss 5 di Arzignano che attende di capire se deve procedere alla sistemazione edilizia del vecchio ospedale Cazzavillan o se ci saranno le risorse per realizzare l’ospedale unico dell’Ovest vicentino.

TREVISO. La nuova cittadella della sanità che sorgerà al posto dell’attuale Ca’ Foncello costerà oltre 224 milioni di euro e quasi la metà, 98 milioni li metteranno i privati, con un project financing, che in cambio otterranno lauti (e lunghi) contratti in esclusiva per alcuni servizi come pulizie, manutenzione apparecchiature, ristorazione, sterilizzazione, lavanderia, ingegneria clinica, gestione energetica. I soldi non li ha messi (come promesso) la Regione perché altre provincie (vedi Verona e Padova) assorbono tante risorse.

PADOVA Nuovo polo ospedale. L’investimento attualmente stimato è di circa 1 miliardo e 250 milioni di euro, più altri 500 milioni di oneri per le attrezzature elettromedicali e gli arredi, i quali verranno messi solo nella disponibilità del concedente (tramite noleggio o leasing). Le risorse pubbliche oscillano tra i 350 e i 550 milioni e sono così suddivise: 150 milioni stanziamento regionale; 100/200 milioni derivanti dalla dismissione dell’attuale struttura;100/200 milioni contributi di Fondazioni (Fondazione Cariparo); stanziamenti statali da definirsi. Il resto circa 700 milioni lo mette il privato; ricordiamo che finora per le strutture sanitarie realizzate in project financing, mediamente il contributo pubblico si attesta intorno al 54.7%; qui siamo molto al di sotto. Così arriveranno i privati (sempre i soliti noti) che faranno uno degli investimenti più sicuri della terra perché potranno sempre e solo guadagnarci. E chi ci perderà? Le casse della sanità pubblica ed i cittadini.

L’ingresso dei privati infatti, come è accaduto a Mestre comporta subito spese in più per l’utenza con parcheggi tutti a pagamento, l’ospedale diviene un centro commerciale, l’Ulss spinge l’utenza ad andare tutta nel grande ospedale per rispettare i contratti con i privati e disinveste nel territorio, le manutenzioni si impennano nei costi perché su quello guadagnano i privati soci dell’ospedale.

LA SANITOPOLI VENETA !

Gemmo Impianti SpA, grande azienda nazionale guidata dalla famiglia Gemmo; la figlia Irene, imprenditrice di qualità e conoscente di Galan, una dei titolari della ditta, viene indicata dal Consiglio Regionale come membro del Consiglio di Amministrazione di Veneto Sviluppo SpA, la finanziaria regionale (controllata per il 51% dalla Regione) impegnata a sostenere l’economia veneta; il 30 giugno 2006 è nominata dal Consiglio di Amministrazione presidente di Veneto Sviluppo. La Gemmo ha vinto le gare per la fornitura di energia agli ospedali di Dolo, Arzignano, Verona; ha partecipato, sempre con la formula del project financing, alla costruzione del nuovo ospedale di Mestre (238 milioni) e a quello di Thiene (125 milioni), alla progettazione della Pedemontana (64 Km di strada per legare la A13 Valdastico alla A 27 Mestre-Belluno), alla
realizzazione del Passante di Mestre e della terza corsia della tangenziale di Mestre. Ha vinto l’affidamento dei lavori per l’ammodernamento della ferrovia locale Mestre - Adria, pur rialzando in busta più degli altri nella gara d’appalto, bandita da una società (la Sistemi Territoriali) detenuta pressoché totalmente da Veneto Sviluppo, di cui sappiamo già chi è il presidente. Stessa cosa con l’ampliamento della fiera di Vicenza, anche qui appalto vinto con il massimo rialzo. Oggi Irene gemmo non fa più parte del CDA di Veneto Sviluppo.

Ing. E. MANTOVANI SpA il cui presidente è quel Piergiorgio Baita, guru di Galan per quel che riguarda il Project financing (così ha scritto sul suo libro l’ex Governatore), nome che ricorreva nelle inchieste di tangentopoli all’epoca della bretella di Tessera. Ritroviamo Mantovani SpA nella costruzione-gestione del nuovo ospedale di Mestre e in quello di Thiene, nella realizzazione della Pedemontana, del Mose di Venezia, del Passante di Mestre, nella rete di distribuzione del Degassificatore del Polesine, Master Plan acquedotti e nella realizzazione della tangenziale di raddoppio della A4 da Padova a Peschiera.

STUDIO ALTIERI SpA , studio di progettazione di storica fama di Thiene, che porta il nome del compagno di Amalia Sartori, Vittorio, deceduto qualche tempo fa. Amalia detta Lia, eurodeputata forzista, candidata sindaco per il PDL alle ultime amministrative di Vicenza, donna di ferro e forza trainante del sistema Galan. “Lei stabilisce dove si fanno gli ospedali e poi li fa progettare dallo studio”, sostiene Raffaele Grazia consigliere regionale del PPE. Gli appalti vinti dallo studio, che nella sanità ha il settore più forte, non si contano: nuovo ospedale di Thiene, di Mestre, della Bassa padovana e poi Master Plan acquedotti, degassificatore e piattaforma logistica alla foce di Porto Levante, Pedemontana.

Delle vere e proprie imprese piglia-tutto! Ma non basta a questi capofila di volta in volta si aggiungono qualche cooperativa legata o alla Compagnia delle Opere o alla Lega Cooperative , Serenissima Ristorazione, Camst, Asolo Hospital Service, ecc…
Tanti muri, tante cattedrali alcune in realtà oggi sotto utilizzate che hanno portato al deficit regionale, a riempire le tasche dei costruttori.

Noi lottiamo da sempre contro questo proliferare di muri, di affari.

Lottiamo per servizi efficienti, assunzioni di personale, gratuità dei servizi.

Il diritto alla salute si ottiene così.

Unione Sindacale di Base - Vicenza

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