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Muoversi in due direzioni

(4 Settembre 2010)



settembre 3rd, 2010

Le ferie sono finite, ma l’incertezza del quadro politico che si era determinata prima di agosto non si è affatto chiarita. La frattura determinatasi nello schieramento di centro-destra non si è ricomposta e, a mio parere, non si ricomporrà. Si scontrano due progetti diversi rispetto a come organizzare e concepire la destra in questo Paese. Da un lato Berlusconi e Bossi che convergono su un impianto populista, xenofobo, apertamente reazionario, dall’altro Fini e Casini che pensano ad una destra nazionale, europea, attenta al rispetto dei ruoli e delle istituzioni. Ma, nonostante ciò, non è scontato che la situazione precipiti in una crisi di governo e ad elezioni in autunno o in primavera. Fini e Berlusconi capiscono di non poter più stare assieme, ma entrambi non hanno interesse a far precipitare la situazione. L’ex leader di An non ha una propria forza politica pronta. In ogni caso, ammesso che riesca a costituirla rapidamente, rischierebbe, se si dovesse andare a votare con questa legge elettorale (cosa che io giudico sicura), di doversi coalizzare con Berlusconi, con tutte le conseguenze del caso. Potrebbe anche costituirsi un terzo polo (Fini, Casini, Rutelli, magari con la benedizione di Montezemolo) ma, anche questa, è una ipotesi che presenta non pochi problemi: di leadership (Fini o Casini?) e di profilo politico (basta pensare al tema della laicità dello Stato).

La situazione non è meno ingarbugliata nello schieramento di centro-sinistra. Su questo versante la gran parte dei problemi è dentro il Pd. Le lettere pubblicate in agosto da Veltroni prima e da Bersani poi alludono a due ipotesi di costruzione del Pd e della coalizione di centro-sinistra completamente diverse. Da una parte abbiamo la riproposizione di un modello bipolare con tendenze forti al bipartitismo. Infatti Veltroni non solo non critica l’impostazione da lui data alla campagna elettorale del 2008 (che ha riportato le destre al governo e ha escluso le sinistre, anche per loro responsabilità, dal Parlamento), ma considera quell’evento il punto più avanzato del Pd e del centro-sinistra. Viceversa Bersani, partendo dal fatto che il Paese vive in una situazione di emergenza democratica, propone la costruzione di una alleanza a due livelli. Un livello di governo – il “nuovo Ulivo” – che, presumibilmente, potrebbe comprendere Pd, Idv, SeL e Verdi e un secondo livello che non parteciperebbe direttamente al governo – la coalizione democratica – e che potrebbe allargarsi a sinistra alla Federazione e al centro all’Udc e all’Api. Non è un caso che i sostenitori di queste due ipotesi sostengano anche due proposte di legge elettorale diverse se non opposte: maggioritario la prima, tendenzialmente proporzionale la seconda.

Per Rifondazione Comunista, che avanza da diversi mesi (basta rileggere tutti i documenti approvati dal comitato politico nazionale) la proposta di costruire una vasta coalizione per battere Berlusconi, si tratta di un fatto positivo e importante. Sarebbe un errore politico madornale non coglierlo.

Bene hanno fatto, quindi, Ferrero a nome del Prc e Salvi a nome della FdS, ad apprezzare e appoggiare la proposta di Bersani.

In questa cornice politica, nella quale abbiamo definito la nostra collocazione qualora la crisi di governo dovesse precipitare, per le considerazioni che facevo all’inizio, penso sia inutile continuare a concentrare tutto il nostro dibattito sulle elezioni, sulla legge elettorale e sulle primarie; cose importanti, ma che interessano poco a chi oggi vive sulla propria pelle la durezza della crisi economica.

Penso sia utile, invece, partendo dall’ottimo documento approvato dall’ultimo comitato politico nazionale del Prc e dall’altrettanto ottimo documento congressuale della Federazione della Sinistra, sviluppare il massimo di iniziativa politica nei territori. Lo farei in due direzioni.

La strategia di Marchionne non è un fatto isolato a Pomigliano. Indica una traiettoria sulla quale si posizionerà Confindustria, con il benestare dei sindacati compiacenti (Cisl e Uil), di quasi tutte le forze politiche e con il supporto dei grandi mezzi di informazione. Organizzare la risposta a questo attacco è la prima questione su cui mobilitarsi, da subito. La resistenza messa in campo dalla Fiom è il fatto socialmente e politicamente più rilevante di questa fase. La manifestazione del 16 ottobre non va quindi vissuta come una cosa tra le altre, ma il fatto più significativo dell’autunno. Organizziamo quindi da subito, in tutte le province, con tutte le forze politiche e sociali che ne condividono i contenuti, iniziative comuni che favoriscano il massimo della partecipazione. Costituiamo i comitati unitari per il 16 ottobre chiedendo coerenza anche a quelle forze che si sono giustamente mobilitate in difesa della Costituzione attaccata dal governo. Coerenza vuole che la Carta Costituzionale si difenda sempre, quando la attacca Berlusconi, ma anche quando la attacca Marchionne.

La seconda direzione nella quale muoversi è quella dell’unità. L’unità politica con le forze che con noi stanno costituendo la Federazione della Sinistra. Utilizziamo il congresso per valorizzare questo aspetto: dopo tante anni di divisioni i comunisti e le forze di sinistra socialista e anticapitalista ritrovano le ragioni dell’unità e della ricomposizione. E l’unità d’azione – oltre ai comitati per il 16 ottobre potremmo fare i comitati per il si al referendum sull’acqua – con le altre forze politiche e movimenti che si collocano a sinistra del Pd. In questo modo, collegando questo lavoro con l’obiettivo che ci accomuna a tutte le forze democratiche di unirci per battere Berlusconi potremmo essere percepiti non solo come un partito che dice delle cose giuste ma che non riesce a metterle in pratica, ma anche, finalmente, come una forza politica in grado di incidere, sia politicamente sia socialmente.

Claudio Grassi

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