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    Pedofilia. Perché la Chiesa non cambia

    (20 Marzo 2010)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.cattolicesimo-reale.it

    Lo scandalo della pedofilia nel clero continua. Un altro caso lo denuncia la Rete laica di Bologna e lo riprende il “ manifesto” del 19 marzo: un prete, condannato in primo grado a 6 anni e 10 mesi, “non solo veste ancora l’abito talare ma… è stato trasferito nel santuario della madonna di San Luca”, luogo simbolo dei cattolici bolognesi. E quasi ogni giorno affiorano storie di abusi antiche o recenti, in Italia o altrove, nonostante i tentativi della Chiesa di promettere tolleranza zero e profondersi in scuse, ma al tempo stesso di occultare, minimizzare o gridare al complotto (1).

    Chiesa santa e figli peccatori?

    Il pericolo è che, una volta finita la buriana e tornato il silenzio dei media sullo “scandalo”, restino sì disgusto e disaffezione verso la Chiesa - ma solo in quanto “piena di peccatori” nonostante la santità della sua dottrina e la fermezza del papa nel combattere la piaga.

    Questa è la tesi ripetuta da vertici ecclesiastici e giornali cattolici. Da una parte si elogia (e al coro si uniscono anche TV e giornali laici) la lotta senza quartiere del papa contro la pedofilia e si ripete che la copertura data anni fa nella diocesi di Monaco a responsabili di abusi ricade su un sottoposto che non aveva informato l’allora arcivescovo Ratzinger. Dall’altra parte si esalta (lo fa il papa stesso) il celibato del clero, mentre “Avvenire” e “L’Osservatore” si affannano a giurare che non c’è rapporto fra l’obbligo della castità per preti o suore e pedofilia. Anzi, essa sarebbe il frutto del cedimento (la carne è debole…) al permissivismo sessuale della società moderna. Ma le cose stanno proprio così?

    Le responsabilità di Ratzinger

    Prima di tutto Benedetto XVI non è affatto “innocente” per il dilagare della pedofilia nel clero. E non tanto per gli abusi commessi a Monaco, noti o ignoti che gli fossero, ma per la copertura degli abusi commessi in tutti i paesi del mondo da parte della Congregazione per la fede presieduta da Ratzinger, che ordinò ai vescovi di condurre inchieste riservate, col vincolo del segreto (Secretum pontificium),senza informarne le autorità civili.

    “La totalità della stampa italiana” scrive Nicotri nel suo blog “Arruotalibera”, “fa finta, a differenza di quella tedesca, di non sapere che l’infamia della pedofilia galoppante in Santa (?) Romana Chiesa ha potuto prosperare grazie all’ordine scritto emanato dallo stesso Ratzinger nel giugno 2001 ai vescovi di tutto il mondo di tacere alle autorità civili qualunque caso di pedofilia”. E Nicotri riporta il documento, richiamato anche in un recente articolo di Hans Küng (documento e articolo si possono leggere nella mia rubrica Segnalazioni&citazioni).

    La morale sessuale cattolica

    Il dilagare degli abusi nel clero cattolico è poi senza dubbio da ricondurre a una concezione distorta della sessualità, criticata da Küng nell’articolo citato. Non si tratta solo del celibato obbligatorio, ma dell’idea complessiva della sessualità come disvalore. Una causa della pedofilia, ha scritto lucidamente Chiara Saraceno (v. sempre in Segnalazioni&citazioni), “va cercata nelle concezioni della sessualità, del ruolo della donna, della famiglia, che motivano sia il celibato sia l´esclusione delle donne dal sacerdozio. Il matrimonio è sempre visto come remedium concupiscientiae, un male minore rispetto ad una sessualità cui non si riconosce senso e valore umano, salvo che a scopi procreativi”.

    Rimando ai due articoli citati per più ampie riflessioni al riguardo. Qui mi limito a far notare che nel Catechismo della Chiesa cattolica. Compendio del 205 si legge: “492. Sono peccati gravemente contrari alla castità, ognuno secondo la natura del proprio oggetto: l'adulterio, la masturbazione, la fornicazione, la pornografia, la prostituzione, lo stupro, gli atti omosessuali. Questi peccati sono espressione del vizio della lussuria. Commessi su minori, tali atti sono un attentato ancora più grave contro la loro integrità fisica e morale”.

    In altre parole la condanna maniacale del piacere sessuale, visto come il peggiore dei peccati, porta a condannare allo stesso modo come “lussuria” sia masturbazione, fornicazione, atti omosessuali (ossia il libero uso del proprio corpo da soli o con altri), sia lo stupro (cioè un atto di brutale violenza contro persona non consenziente) e il “peccato”, solo un po’ più grave, con minori. La “colpa” principale, per questa morale distorta, è nel fatto che si cerchi un piacere peccaminoso, non nel fatto che si commetta violenza contro una persona. Una volta derubricato l’abuso su minori a una forma di “lussuria”, come masturbazione o fornicazione, si comprende che sia stato considerato un problema da confessionale e non da tribunale, non dandovi molto più peso che a un qualsiasi altro “atto impuro”.

    Partorirai, abortirai, godrai con dolore

    Il carattere quasi sadico della crociata cattolica contro il piacere è evidente in tutte le prese di posizione in materia sessuale. No ai contraccettivi che permetterebbero rapporti sessuali al riparo da gravidanze indesiderate, senza dover ricorrere all’aborto. No alla pillola Ru486 per un aborto meno doloroso e traumatico. No, come hanno dichiarato recentemente i vescovi statunitensi, alla riforma di Obama che estende l’assistenza sanitaria, rendendo più facile curarsi, ma.. anche abortire. No ai preservativi – in Africa come nelle scuole italiane - ossia no a un sesso protetto dal rischio dell’Aids.

    Il principio è sempre lo stesso: se vuoi “godere” devi rischiare la salute, l’equilibrio psichico, la vita. Altrimenti, astieniti dal piacere, conservati casto. Coi risultati che vediamo…

    Perché la Chiesa non può cambiare

    Si potrebbe pensare che adesso, di fronte all’evoluzione della società, anche la Chiesa dovrà prima o poi cambiare questa morale sessuale. Ma non è così semplice per almeno due motivi.

    Prima di tutto, riconoscere la sessualità come in sé positiva significherebbe contraddire quanto hanno detto dottori della Chiesa, concili e papi, fino ai più recenti, circa il fatto che nessun esercizio della sessualità è lecito fuori dal matrimonio indissolubile e fuori da scopi procreativi (cioè usando, per esempio, i contraccettivi). Questo non vuol dire solo cambiare la morale sessuale. Significa ammettere che la Chiesa non è maestra infallibile, che ha sbagliato per secoli e può ancora sbagliare.

    In secondo luogo, e soprattutto, la morale sessuale cattolica è ben difficilmente modificabile perché ha un ruolo centrale nella dottrina complessiva. Essa è indispensabile per confermare – con una serie di paletti che limitano al massimo il piacere, e lo fanno sentire come debolezza e come colpa - il mito fondativo del peccato originale, la concezione della vita come “valle di lacrime” e l’idea che si può salvarsi solo attraverso la sofferenza e la penitenza. A ciò è complementare, e quindi a sua volta difficile da abbandonare benché sia solo una tradizione radicata e non un dogma, anche il celibato del clero, che eleva coloro che vivono "come un puro spirito" (Pio XI) agli occhi dei fedeli “peccatori”, e li legittima quindi a guidare e a comandare, come pastori, il gregge.

    Senza l’architrave di questa morale sessuale repressiva e invasiva, che regola tutti i comportamenti privati in un ambito così importante come la sessualità, rischierebbe di venire eroso il potere di controllo della Chiesa sulle persone e di franare quella concezione della vita, dominata dall’idea del peccato, che spinge i fedeli a chiedere l’intercessione del prete per ottenere la salvezza eterna.

    (1) Alcuni apologeti cattolici, come Massimo Introvigne, dell’associazione clericale e autodefinita “controrivoluzionaria” Alleanza cattolica (che “apprezza”, tanto per dire, la inquisizione), sostengono che la pedofilia è più diffusa fra allenatori ginnici che fra preti cattolici. Si dà il caso che i primi non hanno scelto di praticare la verginità e testimoniare il Vangelo.

    2 Responses Bologna, prete pedofilo promosso a San Luca - Rassegna stampa 19.03.2010 « Rete Laica Bologna [...] Cattolicesimo reale [...

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