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L'origine del mondo

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(3 Aprile 2010) Enzo Apicella
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"Abortirai con dolore"

(7 Aprile 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.cattolicesimo-reale.it

Rina Fisichella, il vescovo che ha plaudito alla propaganda leghista contro la RU486

La Chiesa dice di essere contro l’aborto perché “ama la vita”. E’ una bugia. Se la Chiesa amasse davvero la vita, autorizzerebbe i fedeli a usare i contraccettivi, che rendono più difficili gravidanze indesiderate o pericolose per le donne senza dover ricorrere all’aborto, e riducono il pericolo dell’Aids. La Chiesa combatte l’aborto, e la contraccezione, non perché ama la vita ma perché odia il piacere.

La crociata contro il piacere…

La Chiesa identifica il piacere sessuale con la “colpa” cui deve corrispondere un “castigo” (nell’altra vita e se possibile anche in questa) a meno che l’atto sessuale non sia compiuto nel matrimonio e con finalità procreativa. Tutta l’educazione cattolica è tesa ad alimentare un angoscioso senso di colpa per ogni tentativo e perfino per ogni desiderio di godere della propria sessualità fuori da questi limiti. Nei conventi e nei seminari l’autoerotismo (che doveva essere “confessato” alla comunità) veniva punito fisicamente, con bastonature e frustate, fino all’Ottocento e oltre. I colpevoli di relazioni non “regolari”, specie se donne, sono sempre stati additati al disprezzo sociale nelle piccole comunità. La condanna dell’omosessualità è nota: nel 1993, nella Lettera sulla cura delle persone omosessuali, il cardinale Ratzinger giustifica l’esclusione dei gay da insegnamento o addestramento sportivo.

Ma perfino nel matrimonio l’uso del preservativo è vietato anche in caso di marito che può “infettare” il partner o di donna che non tollera gravidanze, o di portatori di Aids.

…e per il dolore

L’unica ricetta infallibile per tutti questi casi è una sola: astinenza, cioè reprimersi, evitare il piacere. Chi non vuole evitarlo deve rischiare la malattia o la morte, essendo il piacere una cosa “brutta” che va punita. Nessuna scorciatoia, preservativo o aborto, che permetta di sottrarsi a questa alternativa, può essere tollerata. In questa logica si comprende tanto più l’avversione per la pillola RU486.

Avendo già dovuto subire l’affronto di una legge che depenalizza l’aborto (e che la Chiesa vorrebbe eliminare), si salvi almeno il principio di renderlo il più doloroso e traumatico possibile. Così come è giusto rendere il più insicuri e avvelenati dal timore di una malattia o di una gravidanza, i rapporti fra i giovani. Abortire senza dolore è “banalizzare” l’aborto come mettere nelle scuole i preservativi è “banalizzare” il rapporto sessuale, farne cose facili…E dove va a finire la “valle di lacrime”?.

Morale sessuofobica e pedofilia

A questa concezione distorta del sesso, alla morale sessuale cattolica nel suo insieme, si ricollega anche il recente scandalo della pedofilia, come ho avuto modo di dire altra volta (v. Pedofilia. Perché la Chiesa non cambia) e come scrivono ormai in molti (si veda fra gli altri L’autogol del papa, di Marco d’Eramo su “il manifesto” del 6 aprile qui in Segnalazioni&citazioni).

Proprio l’idea che tutto quanto attiene al sesso è “male”, porta a sottovalutare, ossia a non cogliere nella loro specificità, la pedofilia e lo stupro. Il fatto che la colpa suprema sia il piacere porta a non vedere la differenza fra l’autoerotismo, un libero rapporto fra due adulti consenzienti e una violenza contro un’altra persona. Non per caso fino al 1996 in Italia lo stupro era rubricato fra i reati contro la morale e non contro la persona. E stupro o abusi sui minori sono ancora elencati dal Compendio del catechismo nel 2005 come peccati contro il sesto comandamento e non contro il quinto…

Perché la Chiesa non può cambiare

Va aggiunto che si va diffondendo sempre più fra i cattolici, anche fra i preti più avveduti e aperti, la consapevolezza che per superare rigidità e storture in materia di aborto, contraccezione o pedofilia (e celibato del clero) la Chiesa deve rimettere in discussione tutta la sua morale sessuale e la concezione stessa della sessualità. Meno si riflette, mi pare, sul fatto che tale rimessa in discussione metterebbe in crisi due punti cardine della dottrina cattolica: l’idea secondo cui la Chiesa è infallibile e, più ancora, di una umanità oppressa dal peccato originale che solo attraverso la penitenza e la sottomissione a Dio e alla sua Chiesa, quindi la rinuncia virtuosa al piacere, può salvarsi.

Cambiare radicalmente la morale sessuale significherebbe, insomma, “chiudere bottega”, almeno per il cattolicesimo come è stato dal 325 ad oggi…

www.cattolicesimo-reale.it

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