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Paradiso perduto

Paradiso perduto

(2 Aprile 2010) Enzo Apicella
Al Cern di Ginevra si ricostruisce in laboratorio la creazione dell'universo

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La Cei dà la linea

(30 Maggio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.cattolicesimo-reale.it

Cosa direste se i Buddisti, i Maghi d’Italia o i Testimoni di Geova scrivessero un documento per indicare a governo e partiti italiani la politica economica e sociale da seguire?

Ridereste, ammesso di trovarne notizia in qualche rubrica di “curiosità”. Eppure la cei, cioè i vescovi italiani, il 24 maggio scorso lo hanno fatto. E i giornali ci hanno inzuppato i titoli. Senza ridere.

Il clero è più altolocato del re

Certo, va riconosciuto che l’abitudine della Chiesa di dare la linea ai governi è antica. Già nel IV secolo Giovanni Crisostomo avvertiva che “il clero è più altolocato del re”. Ragione per cui tocca a noi, diceva Pio XI, sottoporre “al supremo Nostro giudizio tanto l’ordine sociale quanto l’economico” (Quadragesimo anno). Convinzione tanto ferma quanto priva di fondamento, che soddisfa una bramosia di dominio contrabbandata come “missione”.

Il secondo motivo per cui la Chiesa si ritiene legittimata a sdottorare sulle politiche più utili al nostro paese, è che in questo paese il suo peso e il suo ruolo sono da duemila anni non paragonabili a quelli di Buddisti, Testimoni di Geova o altre minoranze. E ciò è sicuramente vero.

Maghi, spiritisti, induisti, valdesi ecc. hanno qualche responsabilità nella protratta divisione della penisola e nelle sue infinite disgrazie? A loro si possono imputare gli ostacoli posti allo sviluppo della scienza? Hanno colpa nella formazione di uno spirito bachettone e ipocrita che distingue gli italiani nel mondo? Hanno aiutato l’avvento del fascismo o il permanere di Berlusconi? Sono forse coinvolti nell’accumulo di immobili a spese dello stato? Ci indottrinano i figli a nostre spese? Occupano coi loro amuleti gli spazi pubblici? Sono loro a stabilire quando dobbiamo morire e come?

La risposta a tutte queste domande è no. Mentre per la Chiesa è sì. Ma aver rotto i coglioni per venti secoli dà sul serio il diritto di continuare a farlo per l’eternità?

Le encicliche “sociali” come paravento

E tuttavia c’è una logica in questa follia. La logica del documento CEI è la stessa che spinge periodicamente la Chiesa a confezionare e presentare come enciclica “sociale” qualche inutile pistolotto sull’amore fraterno, la giustizia, l’accoglienza e altre banalità. Il motivo è di occultare, dietro un discorso grondante compassione per i “poverelli e le persone di basso stato” (Pio IX), l’appoggio che la Chiesa ha sempre dato ai potenti in cambio di succulenti aiuti economici e di leggi che impongono la sua morale a tutti i cittadini.

L’inutile pistolotto torna utile alla Chiesa soprattutto quando l’appoggio - ai padroni contro gli operai, ai razzisti contro i migranti, alle corporazioni contro i sindacati, ai Pinochet contro la democrazia, a Cota contro le donne e i gay – diventa imbarazzante al punto da poter procurare qualche fastidio sul fianco sinistro.

Allora la Chiesa alza il paravento della giustizia sociale, mischia le carte e intorbida le acque con predicozzi ai razzisti che benedice, tiratine d’orecchie ai gentiluomini del papa, ammonimenti ai ladri con cui fa affari, una rinfrescatina alle “beatitudini”.

Ciò serve a far rientrare o tenere sotto controllo la fronda. Aiuta i cattolici “progressisti” ad autoconvincersi che quella chiesa di m…, con cui non riescono a tagliare il cordone ombelicale nonostante duemila anni di bugie e di infamie, sta con gli ultimi e forse ha anche Dio, oltre a Bossi, Berlusconi e altre schifezze, dalla sua parte.

Che si tratti di una gherminella è evidente, basta pensare alla scomunica delle donne che abortiscono (a meno che non si pieghino al superstizioso bacio della sindone) o dei comunisti, mai di chi affoga in mare i migranti o affama i lavoratori. Ma i cattolici “buoni” ogni volta ci cascano. O che siano buoni per finta anche loro?

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(nell’immagine di apertura: “L’Asino” (n. 5-6, 1920) ironizza sulla dottrina sociale cristiana del Partito popolare. Il prete invita a seguire “l’esempio di questo povero Cristo che non ha mai scioperato”)

www.cattolicesimo-reale.it

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