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Con la scusa della pedofilia

(18 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.cattolicesimo-reale.it

Il 15 luglio è stato reso pubblico il nuovo documento della Congregazione della dottrina della fede approvato da Benedetto XVI il 21 maggio scorso. Si tratta di una riscrittura del documento Delicta graviora del 2001, che sottraeva di fatto i preti pedofili al giudizio delle leggi civili. Questa “notiziona” salutata dai media come “svolta” nella lotta alla pedofilia è servita a far quasi ignorare la vera novità del documento, cioè l’inserimento fra i “delitti gravissimi” contro la fede, che comportano la scomunica automatica, della consacrazione sacerdotale di una donna…

La Chiesa. Sempre contro le donne

“Perché infilare in questo testo (art.5)”, si chiede in un comunicato il coordinatore nazionale di “Noi siamo Chiesa”, “la scomunica latae sententiae a chi procede alla ‘sacra ordinazione di una donna’ (e naturalmente per la donna che la riceve)? Mi sembra una posizione difensiva ed anche arrogante. Sembra scritta solo per essere revocata tra qualche anno”.

Maria Vittoria Longhitano, prima donna sacerdote italiana, consacrata il 23 maggio 2010 secondo il rito vetero-cattolico (nato da una scissione della chiesa cattolica a fine ottocento, per il rifiuto del dogma dell’infallibilità) Se tale posizione sarà revocata fra qualche anno non lo so e che sia arrogante è indubbio. Non mi pare però frutto di una coincidenza o di un caso che la Chiesa, mentre è costretta dall’indignazione generale a mostrare il pugno duro contro i preti maschi, aggravi le pene contro le donne che pretenderebbero di "elevarsi" alla loro altezza mettendole di fatto sullo stesso piano di un prete pedofilo!

La cosa ha piuttosto il suono di un duro avvertimento a non toccare il potere maschile anche se oggi piuttosto vacillante. Ricordatevi, sembra voler dire Benedetto XVI, che benché indegnissimo pedofilo, il prete ‘è per sempre’ (come il diamante della pubblicità), mentre la donna dal sacerdozio è per sempre esclusa, a conferma di quanto detto nel 1995 proprio dalla Congregazione della dottrina della fede, allora presieduta da Ratzinger. La dichiarazione, approvata da Giovanni Paolo II e che si autodefiniva “infallibile” (lo ricordino i cattolici riformatori un po’ distratti), diceva: “Dubbio: Se la dottrina, secondo la quale la chiesa non ha la facoltà di conferire l'ordinazione sacerdotale alle donne, proposta nella lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis come da tenersi in modo definitivo, sia da considerarsi appartenente al deposito della fede.

“Risposta: Affermativa. Questa dottrina esige un assenso definitivo poiché, fondata nella parola di Dio scritta e costantemente conservata e applicata nella tradizione della chiesa fin dall'inizio, è stata proposta infallibilmente dal magistero ordinario e universale” [miei i corsivi].

E la lotta alla pedofilia?

Forse per questo stesso motivo, cioè per un invincibile rispetto verso uno della propria “casta”, anche lo sbandierato “giro di vite” e la proclamata “svolta” nella lotta senza tregua alla pedofilia non sono poi tali, non tanto per quanto riguarda le pene “interne” canoniche ma per quanto riguarda il punto sempre in passato dolente, ossia la denuncia alle autorità civili.

Vignetta di Bandanax

Pare dubitarne anche “Noi siamo Chiesa” che, nel documento sopra citato, osserva: “Ma la grave debolezza strutturale del testo è data ancora una volta dal problema del rapporto con la giurisdizione civile. Incredibili dictu nulla si dice nel nuovo documento, nonostante i mesi caldissimi su questa tematica. C’è solo una dichiarazione del padre Lombardi - a mio giudizio molto sulla difensiva - che giustifica questa assenza perché si tratta di norme canoniche in sé complete e distinte da quelle degli Stati. Ma è appunto questa separatezza la causa principale dell’ormai ben conosciuto sistema di privilegio per il clero e di abbandono della tutela delle vittime! Lombardi poi si rifà alla “Guida alla comprensione delle procedure di base della CDF riguardo alle accuse di abusi sessuali”. Questo testo invita a rivolgersi alla giustizia civile ma, come abbiamo già osservato ampiamente a suo tempo, è uno scritto senza data, senza firma, comparso in lingua inglese in modo improvvido e improvviso il 10 aprile sul sito Internet del Vaticano; esso è stato scritto affrettatamente nei giorni precedenti ma attribuito, in modo indifendibile, a una data precedente (2003). Che autorità puoi mai avere questa “Guida”? Perché la CDF e il Papa non hanno formalizzato quanto timidamente hanno, a volte, detto, o fatto capire, in questi mesi? Quindi il nostro sconcerto permane, anche perché ci aspettavamo una presa di posizione inequivocabile. In Curia si aspetta solo che la bufera passi, per continuare poi quasi come prima?”

“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”, diceva Tancredi ne “il Gattopardo”. Anche sotto la "svolta" e il "giro di vite" di questi giorni potrebbe esserci questa filosofia non nuova, e molto gradita alle classi dirigenti italiane e alla Chiesa di Roma. (wp)

www.cattolicesimo-reale.it

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