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(18 Maggio 2010) Enzo Apicella
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Le proposte KKE per trovare una soluzione alla crisi

(17 Maggio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in it.kke.gr


Dichiarazione di Aleka Papariga, Segretaria generale del CC del KKE

Il KKE ha sempre denunciato, soprattutto dopo il 1991, le illusioni sul continuo sviluppo del sistema capitalistico e che i lavoratori e i capitalisti traessero un vantaggio reciproco dall’aumento della produttività e competitività. Il KKE ha sempre detto che le crisi economiche sono inevitabili nell’economia capitalistica ed inoltre ha previsto questa crisi e l’inevitabile e veloce aggravamento e acutizzazione di tutte le contraddizioni sociali ed inter-imperialiste.

Gli apologeti del sistema capitalistico, tra i quali gli auto-proclamati sostenitori del vecchio PASOK o i revisionisti, riducendo la causa della crisi economica ad una questione di gestione, negano o nascondono la base da cui essa sorge, il capitalismo stesso.

Le condizioni attuali esigono che il processo di presa di coscienza sociale e politica si sviluppi e si acceleri e soprattutto, si esprima attraverso l'organizzazione e la lotta pianificata e aperta alle prospettive future. Noi ci dobbiamo occupare del tenore di vita del popolo, della classe operaia e delle famiglie a basso reddito, non dei profitti dei capitalisti.

La nostra strategia deve essere volta a fare tutto il possibile, nelle attuali condizioni, per fermare l’imposizione delle misure barbare in modo che esse non siano legittimate nella coscienza della gente e per allontanare i lavoratori dal PASOK e ND e dalle loro politiche, per riunire ed indirizzare il movimento verso il contro-attacco, al fine di sovvertire l'attuale equilibrio di forze, per il potere popolare. Non siamo né indifferenti né osservatori neutrali, ma dato che l'attuale equilibrio politico di forze non ci consente un efficace intervento in favore del popolo, abbiamo dato la priorità al movimento, fuori del Parlamento.

È giunto il momento per un fronte social-popolare dove un’azione di massa prenda forma, una forma distinta, sviluppata a partire dalle forze militanti esistenti che devono essere moltiplicate, cioè le forze militanti degli operai e degli impiegati dipendenti del settore privato e pubblico, degli indipendenti poveri - piccoli lavoratori autonomi, contadini poveri -, con un rafforzamento della partecipazione dei giovani, i figli della classe operaia e delle famiglie a basso reddito, specialmente quelli che studiano e lavorano, che sono in programmi di formazione, le donne e gli immigrati, chi si occupa di scienza, arte e cultura.

Per questo motivo è necessario unire le forze con il KKE anche se non si è completamente d'accordo su tutto ed anche se si hanno opinioni o punti di vista diversi sul socialismo.

Le premesse di un tale fronte oggi esistono come lo dimostrano il Fronte Militante di Tutti i Lavoratori (PAME), l’Unione Greca Antimonopolistica dei Lavoratori autonomi e dei piccoli Commercianti (PASEVE), l’Unione Militante di Tutti i Contadini (PASY), il Fronte Militante degli Studenti (MAS) e di altre formazioni del movimento. Altre formazioni sorgeranno lungo il percorso, comprese quelle dei movimenti di massa contro la guerra imperialista, per i diritti individuali e collettivi, democratici e sindacali, e quelle a carattere locale.

Il cuore delle lotte sono i luoghi di lavoro, le strade dove si affacciano piccoli negozi, le campagne, le scuole, le università, i quartieri degli immigrati, tutti i quartieri popolari e della classe operaia. Il blocco delle nuove misure contro i lavoratori, compresa l'abolizione dei contratti di lavoro collettivi e la promozione di quelli individuali, la riduzione obbligata dell'orario di lavoro, i rapporti di lavoro flessibile, ecc, deve essere effettuato con forza in ogni luogo di lavoro.

I lavoratori devono modificare i rapporti di forza a partire dal basso e questo deve esprimersi man mano che la lotta si sviluppa a livello politico. Il popolo non deve più sopportare di pagare continuamente, di sottomettersi a sacrifici indicibili per il solo profitto di industriali, armatori, grandi commercianti e per i monopoli in generale.

Il fronte sociale popolare deve avere due obiettivi correlati.

Il primo è la lotta attraverso la resistenza e il logoramento per minare le barbare misure che il governo e i suoi alleati stanno cercando di far passare, lotta contro un apparato di cui fa parte il sistema politico borghese del paese e la plutocrazia.

Una lotta di logoramento non basta: bisogna ottenere alcune vittorie, piccole o grandi che siano.

Tuttavia, il compito più importante del fronte deve essere creativo, per affrancare un punto di vista popolare e militante, l'ottimismo militante e la dignità, il patriottismo e l'internazionalismo di classe, l'azione e l'iniziativa popolare in grado di trasformare il fronte in una diffusa tendenza al cambiamento ed al ribaltamento dei rapporti di forza.

Questo fronte ha una sola scelta, creativa e realistica.

Rafforzare la proposta di alternativa per il potere ed una economia popolare che hanno come parola d’ordine la socializzazione dei monopoli, la formazione di cooperative popolari nei settori in cui la socializzazione non è possibile, pianificazione nazionale sotto controllo dei lavoratori e del popolo dal basso. Provare a dimostrare che esistono ancora le possibilità di sviluppo reale del paese, sempre che il tempo rimasto non venga dedicato a minare o distruggere queste possibilità.

Il KKE intensifica i suoi sforzi per diffondere la sue proposte politiche e nello stesso tempo aumenta la sua presenza nelle lotte quotidiane.

Per il 15 maggio stiamo organizzando una manifestazione nazionale che renderà ancora più conosciute le nostre proposte, la nostra iniziativa, la nostra totale opposizione alle politiche e al sistema attuale.

Nessuna illusione

L'adesione al sistema non impedirà una debole ripresa e una nuova crisi ciclica, anche più intensa di quello che stiamo vivendo adesso. Da oggi, il popolo deve essere pronto a creare una rottura col sistema e non diventare una “Ifigenia”. Noi non approviamo chi sostiene che i sacrifici delle persone saranno fatti invano, crediamo invece che saranno utilizzati per i profitti del capitale e andranno a riempire le tasche dei capitalisti.

La ripresa dell'economia greca capitalista è sempre più difficile, anche se rimane stabile all'interno della zona euro. La contrazione nel settore manifatturiero e nel settore industriale nel suo complesso non può che recuperare con grande difficoltà.

La gestione della crisi sia per l'UE o il Fondo monetario internazionale non può superare le contraddizioni della produzione capitalistica il cui obiettivo e motore è il profitto. Tutto quello che sembra essere un mezzo per risolvere un problema come, ad esempio, il debito della Grecia, può aggravare fortemente altri problemi.

L’abbandono della UE e la disobbedienza sono un prerequisito per il miglioramento della vita delle persone.

Ogni misura di resistenza ha valore nella misura in cui è inserita nella prospettiva di alternativa di potere mentre, le reazioni isolate o le forme di negoziazione servono solo a rafforzare il processo di estorsione.

Il governo dopo aver creato le condizioni che hanno compromesso i pagamenti e portato alla bancarotta, è andato avanti con il suo piano predeterminato di sostenere un’operazione che l'UE e il FMI hanno creato a seguito di una serie di incongruenze, che ha permesso al FMI di penetrare ancora di più in Europa come “salvatore dei popoli”.

Le stime di una rovina imminente esagerano notevolmente la situazione e servono come forma di estorsione.

Da subito abbiamo riconosciuto e sottolineato che se l'adesione a questa operazione avrà successo, il governo avrebbe trovato capitali in prestito perché nessun governo borghese o anti-popolare lascerebbe la sua classe borghese, gli uomini d'affari del paese, senza sostegno. Il governo greco ha voluto creare la cornice ideale per questa estorsione, l'atmosfera perfetta per gettare nel panico i greci tanto da accettare volentieri quelle misure già decise da almeno 20 anni.

Naturalmente, l'ansia del governo sulle condizioni dell’indebitamento si è scontrata con le contraddizioni e i conflitti reali che nulla hanno a che fare con il popolo. La Grecia si è trovata nell'occhio del ciclone a causa del suo enorme debito ed è stata utilizzata da parte dei paesi capitalisti in competizione all'interno dell'UE e anche tra Stati Uniti, Russia e Cina. La Grecia ha attirato l'attenzione grazie alla sua posizione ed i suoi legami con la parte orientale della UE, l'Eurasia, e anche l'Estremo Oriente. La Grecia è diventata l'anello debole della zona Euro e degli interessi del capitale europeo e oltre, perché attraverso la Grecia i paesi in concorrenza guidati dalle grandi imprese possono collegarsi con l'Europa occidentale peninsulare.

Non è una questione di interessi diversi tra i rispettivi popoli. Questi conflitti dovrebbero portare alla promozione di unità ed azione comune dei popoli, perché indipendentemente dal fatto che qualche paese o valuta abbiano la meglio, il popolo perderà e continuerà a perdere, invece di vincere e realizzare nuove conquiste.

Per quanto riguarda il debito pubblico che sarà affrontato con i prestiti, articolati con il Patto di Stabilità e Sviluppo o presumibilmente rinegoziati internamente, è una bufala totale, un disorientamento, un'utopia.

Tanto per cominciare, il debito non è solo un problema greco. Molti paesi capitalisti compresi quelli sviluppati presentano un debito pubblico sempre più in crescita. Non è una questione di capacità di gestione come vogliono presentarla i partiti borghesi ed opportunisti.

E' un risultato del graduale declino a lungo termine della produzione manifatturiera e agricola interna e dell'acuirsi degli antagonismi a livello UE e internazionali.

A causa della loro dimesione limitata, i rami industriali che sono stati sviluppati in Grecia nel settore energetico, delle telecomunicazioni e altri settori specifici della produzione, non sono stati in grado di compensare la contrazione della produzione nel suo complesso.

Il debito nasce dagli enormi sgravi fiscali concessi alle imprese, dal finanziamento statale del grande capitale, dalla spesa enorme per i programmi di armamento NATO, dalla concorrenza capitalistica sotto le condizioni della UE, dalle spese controproducenti per i Giochi Olimpici.

Competitività e contraddizioni inter-imperialistiche, le conseguenze che hanno portato ad un inasprimento della crisi

Il dollaro vuole riconquistare la posizione privilegiata di valuta di riserva mondiale. La svalutazione dell'euro va a beneficio della Germania, la più grande forza esportatrice europea, in un periodo in cui sta perdendo la sua posizione di leader mondiale nell'esportazione verso la Cina.

Questo ha a che fare con il movimento di capitali che provoca aumenti di profitto aleatori attraverso i cosiddetti prodotti di investimento ad alto rischio, che sono premi assicurativi sulle obbligazioni di Stato. Questi movimenti sono importanti, tuttavia non speculativi nel senso stretto del termine, in quanto rientrano nella logica del sistema.

C'è anche la pressione da parte dei capitalisti che vogliono fare investimenti diretti in Grecia, ma che prima vogliono vedere passare quelle misure contro i lavoratori già attuate nel resto d'Europa, e che in Grecia sono state ritardate principalmente a causa delle lotte popolari che il KKE ha ispirato e sostenuto. Questi capitalisti vogliono porre fine alla pratica delle professioni chiuse, creando le condizioni necessarie per prendere possesso di nuove aree di attività a spese dei ceti medi, in quei settori che i grossi monopoli non sono ancora stati in grado di dominare, come ad esempio in quello delle costruzioni, trasporti, prodotti farmaceutici, ecc

Le contraddizioni si esprimono anche tra il capitale americano, arabo, cinese e russo che hanno preso posizione nell'economia greca come paese intermediario e punto di partenza per il loro ingresso nel mercato internazionale.

La proposta del KKE

Fronte antimperialista, anti-monopolista e democratico – Economia e potere popolare


Il popolo greco deve scegliere tra due percorsi di sviluppo per la società greca, il percorso seguito tuttora e quello per il quale il popolo deve battersi.

Noi affermiamo con i fatti e le prove che la Grecia, nonostante il grave e distruttivo danno sperimentato in alcuni settori a causa del predominio del capitale e della concorrenza monopolistica, presenta i pre-requisiti per creare e sviluppare un'economia popolare autosufficiente.

L'andamento negativo degli ultimi 20 anni in alcuni settori della produzione industriale, nell'economia agricola, possono essere affrontati in diverse condizioni politico-economiche e sociali. Non è troppo tardi.

La Grecia ha un livello soddisfacente di concentrazione della produzione, dei mezzi di produzione, una rete commerciale e uno specifico livello di sviluppo della tecnologia moderna. Ha una forza lavoro numerosa ed esperta, con un migliore livello di istruzione e specializzazione rispetto al passato, e di grandi dimensioni nel settore scientifico.

Ha preziose risorse naturali che producono ricchezza, importanti riserve di ricchezze minerarie, che sono un vantaggio nella produzione industriale e dei beni di consumo.

Ha il grande vantaggio di poter assicurare un approvvigionamento alimentare sufficiente per le esigenze popolari, nonché per il commercio estero. Ha le capacità per la produzione di beni moderni, macchinari, attrezzature e apparecchiature.

Affinché un'economia popolare esista per tutti, dobbiamo trovare una soluzione al problema della proprietà, in modo da soddisfare i bisogni popolari e non le esigenze di profitto.

La scelta è una: il cambiamento delle relazioni sociali di proprietà storicamente superate che determinano anche il sistema politico e riguardano i principali mezzi di produzione concentrati nei seguenti settori: energia, telecomunicazioni, risorse minerarie, miniere, industria, approvvigionamento idrico, trasporto.

La socializzazione del sistema bancario, del sistema di estrazione, trasporto e gestione delle risorse naturali; il commercio estero, una rete centralizzata del commercio interno; abitazioni per il popolo, la ricerca e l'offerta democratica di informazione alla popolazione.

Un sistema educativo, sanitario e di sicurezza sociale esclusivamente pubblico, universale e gratuito.

Noi consideriamo che ci possano essere zone che non saranno incluse in una socializzazione completa e nazionale. Per integrare il settore socializzato, ne può essere costituito uno per la produzione in cooperative agricole di piccola estensione, di piccole imprese in settori dove la concentrazione è bassa. La loro partecipazione in cooperative sarà intesa come una scelta vantaggiosa, sulla base dell'esperienza derivante dal circuito monopolistico.

Il settori socializzati come quelli cooperativi, di produzione e distribuzione, nel loro complesso devono essere inclusi in un meccanismo economico di pianificazione e amministrazione nazionale e centralizzato in modo che tutti i mezzi di produzione e la forza lavoro possano essere mobilitati, e ogni possibile forma di cooperazione economica internazionale possa essere utilizzata sulla base di un vantaggio reciproco. La produzione interna sarà protetta e gli interessi dei lavoratori difesi da possibili conseguenze che derivano dalle necessità del commercio estero.

La pianificazione centralizzata è necessaria per formulare obiettivi e scelte strategiche, al fine di dare priorità a rami e settori, per determinare dove le forze e i mezzi maggiori saranno concentrati. La materializzazione delle richieste di programmazione e distribuzione per branche e zone, e prima di tutto, il controllo dei lavoratori nella direzione di ogni unità e servizio produttivi, in ogni organo amministrativo.

Il governo come organo del potere popolare sarà obbligato a garantire la partecipazione del popolo a questo compito completamente nuovo e del tutto sconosciuto, a sostenere il movimento popolare, a sostenere e ad essere monitorato all'interno delle nuove istituzioni di controllo operaio e sociale.

Lo sviluppo a pianificazione centrale della società è un bisogno che nasce dalle esigenze di oggi, prima di tutto dalle esigenze del genere umano che è la principale forza produttiva. La necessità di soddisfare le moderne esigenze di ampia portata del popolo lavoratore, la necessità di sviluppo dei mezzi di produzione, la necessità per la scienza e la tecnologia di svilupparsi per il bene del popolo, rendono la pianificazione centrale una necessità vitale.

Il potere popolare promuove accordi commerciali e scambi inter-statali, accordi per l'utilizzo delle conoscenze tecniche basato sul reciproco interesse.

Il debito pubblico sarà riesaminato sotto il potere popolare avendo come criterio principale gli interessi del popolo.

Da principio, il potere popolare dovrà affrontare una reazione organizzata interna e internazionale. L'UE e la NATO, gli accordi con gli Stati Uniti, non lasciano molto spazio di manovra ai paesi membri della UE.

La soluzione a questo problema passa inevitabilmente dall'uscita dall'Unione europea, con l'obiettivo di uno sviluppo e cooperazione autosufficienti e popolari nell'interesse del popolo.

E' necessario intensificare la nostra attività sulla base della lotta contro i problemi.

Lottiamo senza sosta per gli interessi immediati dei lavoratori e continueremo in modo che la forza del movimento possa imporre misure per ridurre i problemi impellenti e alleviare il popolo.

Abbiamo sviluppato posizioni e richieste per ciascun problema e questione emersa. Tuttavia, oggi ciò non è sufficiente. E' necessaria una proposta di progresso alternativa in modo che la lotta abbia una finalità, un obiettivo, un significato e in ultima analisi, possa esercitare una pressione in ogni fase.

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Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

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