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Atene. Ordine pubblico

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(4 Maggio 2010) Enzo Apicella
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Il nuovo attacco contro la classe operaia non deve passare!

(24 Giugno 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in it.kke.gr


Il PAME invita tutti i lavoratori a sollevarsi e scendere in sciopero il 23 giugno

Con il decreto presidenziale promulgato dal Ministero del Lavoro mercoledì, il governo crea una giungla selvaggia nei rapporti di lavoro, nel tentativo di sferrare un colpo decisivo ai diritti dei lavoratori. Il decreto attua le disposizioni del memorandum promosso dal governo, dall'UE e dal FMI.
In base a queste misure:

Gli accordi collettivi di lavoro vengono soppressi;
I salari minimi vengono drasticamente ridotti, soprattutto per i giovani;
Le indennità sono ridotte del 50%;
Il salario minimo viene abolito per i giovani fino a 25 anni;
Ai giovani fino a 21 anni sarà corrisposto l'80% dello stipendio previsto dal contratto di settore o dal contratto collettivo nazionale di lavoro;
Ai giovani tra i 21 e i 25 anni sarà corrisposto l'85% del salario minimo;
L'attuale salario minimo in base al contratto collettivo di lavoro (740 euro) scende a 592 euro lordi che significa che un giovane impiegato guadagna 470 euro netti per un salario giornaliero di 21 euro!

La normativa dei tirocini prevede due tagli all'anno di 500 euro per salari già bassi;
I licenziamenti collettivi vengono promossi con più decisione per legge: l'attuale soglia di incidenza degli esuberi applicata alle imprese che occupano più di 200 dipendenti viene aumenta dal 2% al 5% e verrà applicata alle imprese con più di 150 addetti, mentre nelle imprese con meno di 20 dipendenti non esiste affatto;
Le indennità di licenziamento sono dimezzate (da 24 a 12 mensilità). Nel contempo, il governo, l'Unione europea e il Fondo monetario internazionale demoliscono i diritti dei cittadini sulla sicurezza sociale e la previdenza, abolendo le pensioni per sostituirle con un sussidio e costringendo le persone a lavorare dopo i 65 anni. Inoltre, hanno tagliato e mercificato l'assistenza sanitaria.

La posizione del KKE

Secondo il KKE, i lavoratori devono rendersi conto della profondità dell'attacco. Nel corso di una conferenza stampa il Segretario Generale del CC del KKE, la compagna Aleka Papariga, ha sottolineato:

"L'elevato debito pubblico non è stato creato dai lavoratori e dal popolo, ma dai profitti elevati, dalle sovvenzioni statali enormi, dai privilegi e dalle agevolazioni fiscali ai gruppi di imprese, i veri saccheggiatori e attuali creditori del governo greco che hanno partecipato all'elaborazione del grottesco e antipopolare memorandum. Il popolo greco non deve riconoscere e né onorare il debito e il memorandum.

"Chiediamo al governo e direttamente al Primo Ministro cosa dovrebbero fare le decine di migliaia di famiglie di lavoratori quando non saranno in grado di pagare le bollette, le imposte, le tasse, quando non saranno in grado di acquistare il cibo necessario al sostentamento della famiglia. Che cosa farà il governo, metterà tutti in prigione?

"Il popolo deve dichiarare guerra alla guerra del governo del PASOK, alla plutocrazia, all'UE e al FMI, in continua escalation. I lavoratori vengono trasformati in eserciti di persone affamate.

"Il decreto presidenziale sui rapporti di lavoro dimostra che il governo e i suoi alleati sono privi di qualsiasi scrupolo. Sono i becchini che sepelliscono le ultime conquiste popolari. Impongono un regime permanente sul modello Dachau. Le persone sono condannate a vivere e lavorare da 15 anni fino alla morte per un unico scopo: alimentare il Minotauro capitalista. Le misure adottate dal governo per i rapporti di lavoro e la previdenza sociale condannano le persone a lavorare per un salario, pensioni e assistenza sanitaria da fame.

"E' in atto una deregolamentazione della soglia dei licenziamenti, una drastica riduzione delle integrazioni salariali, la legalizzazione del lavoro nero per i giovani, condotti alla schiavitù del tirocinio per il salario ridicolo di 592 € lordi, ossia 470 € netti! Lo smantellamento del sistema di sicurezza sociale, il deciso aumento dell'età pensionabile per tutti e ancor più per le donne e la drastica riduzione delle pensioni che condanna a lavorare oltre i 40 anni per ricevere alla fine un sussidio sociale invece che una pensione. Queste misure aboliscono di fatto le pensioni e impongo nel contempo riduzioni severe sui servizi sanitari.

"I lavoratori e i loro figli sono condannati a una insicurezza da incubo, a una dura lotta perenne per la sopravvivenza.

"I lavoratori devono comprendere la profondità e la ferocia dell'offensiva contro la loro classe. Il governo, il partito di estrema destra LAOS che lo sostiene con forza, il partito Nuova Democrazia che approva, servono gli interessi e le esigenze del grande capitale. Il loro obiettivo è quello di far pagare ai lavoratori le conseguenze della crisi capitalista di cui non hanno responsabilità e garantire invece al capitale greco rafforzamento ed esosi profitti futuri. Vogliono abolire le ultime conquiste dei lavoratori, per tenere in vita il malato terminale del sistema di produzione capitalistico. Il capitalismo è obsoleto, marcio e parassitario. E' un sistema che non può superare le sue stesse contraddizioni, e diventa quindi più aggressivo nei confronti della classe operaia, dei lavoratori autonomi, degli imprenditori di piccole e medie imprese.

Il dovere dei lavoratori e dei giovani per il presente e il futuro non è quello di arrendersi al governo, ai partiti borghesi e ai meccanismi della borghesia. Ora devono risolutamente, ostinatamente e in modo organizzato resistere alle misure della barbarie capitalista. La difesa dei loro diritti implica di passare all'offensiva.

"Il KKE invita la classe operaia, i giovani, le donne, i pensionati e i contadini poveri di mobilitare le loro forze in una battaglia unitaria e decisiva. Dobbiamo evitare l'attuazione di queste misure e rovesciare la politica antipopolare e i suoi estensori. Dobbiamo iniziare la nostra lotta per rovesciare il potere dei monopoli. Smettiamo di farci ingannare: lo sviluppo capitalista porta solo disagi e sofferenze, conduce allo sfruttamento selvaggio dei giovani e all'abbandono degli anziani.

E' indispensabile un fronte unito di lotta per un percorso di sviluppo funzionale ai bisogni della gente e non alla redditività dei monopoli. In questo modo la classe operaia e il popolo conquisteranno i loro diritti alla vita attuale".

Il Pame invita allo sciopero generale di 24 ore

La classe operaia, il popolo non sono responsabili del debito. Il PAME (Fronte Militante di Tutti i Lavoratori) invoca una partecipazione militante e di massa allo sciopero generale del 23 giugno. Esorta i lavoratori ad abbandonare la concertazione sindacale del GSEE e ADEDY (Confederazioni rispettivamente dei settori privato e pubblico). Questi sindacati si limitano a descrivere il decreto come "incostituzionale e inaccettabile", commentando spudoratamente che: "Nei luoghi in cui sono state introdotte queste misure, la competitività non è aumentata, i prezzi alimentari non sono caduti, il numero di posti di lavoro non è cresciuto"!

Invece il PAME ha un chiaro orientamento di classe e dichiara che: "Il 23 giugno sarà data una risposta decisiva, militante e di massa. Tutti devono scendere in sciopero. Possiamo fermarli. I sindacati devono organizzare la lotta nei luoghi di lavoro. I lavoratori di ogni azienda devono astenersi dal lavoro perché la loro risposta abbia ragione sui crimini contro i diritti della classe lavoratrice".

Giovedì 17 giugno si sono svolte riunioni in tutte le principali città del paese. Una prima risposta è stata data. Le richieste dei lavoratori sono:

Cancellare le leggi contro la previdenza sociale.

Firmare immediatamente i contratti collettivi nazionali e i contratti collettivi di settore con sostanziali aumenti salariali.

"No" all'eliminazione delle indennità di licenziamento.

"No" ai licenziamenti.

Tutele per i disoccupati. Indennità di disoccupazione pari a € 1,120.
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

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