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Il contributo del KKE al 19° Seminario Comunista Internazionale

(2 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in it.kke.gr

19° Seminario Comunista Internazionale:
Le conseguenze della crisi economica e l'intervento dei partiti comunisti

Bruxelles, 14-16 maggio 2010 - www.icsbrussels.org - ics@icsbrussels.org

Contributo del Partito Comunista di Grecia
di Elias Tsimpoukakis del Dipartimento di Economia del CC del KKE


Nel corso della storia non c'è momento migliore che un periodo di crisi per denunciare il contrasto tra il carattere sociale della produzione e l'appropriazione capitalistica dei prodotti. E' un contrasto confermato, una volta di più, nella recente crisi capitalista che ha colpito simultaneamente USA, UE e Giappone e ha seriamente preoccupato i centri imperialisti. La preoccupazione non è solo per la gravità e la durata della crisi attuale del capitalismo, ma anche, secondo le previsioni borghesi, per la debolezza e l'instabilità della ripresa di Stati Uniti e Unione europea. Un ulteriore elemento di inquietudine è l'incapacità della politica borghese a mascherare la vera causa della crisi, vale a dire il rapporto di sfruttamento tra capitale e lavoro.

Gli sforzi degli analisti borghesi di concentrare l'attenzione su alcuni eventi iniziali della crisi nel settore finanziario hanno fallito, poiché tutti i fatti hanno evidenziato una crisi di sovraccumulazione del capitale. Questa crisi sottolinea ancora una volta i limiti storici di un sistema nel quale la produzione ha per obiettivo il capitale e il suo profitto.

In tempi di crisi, dice Marx, si può osservare una reale concentrazione di tutte le contraddizioni dell'economia capitalistica, contraddizioni che si cercherà di risolvere con la violenza. L'attuale crisi economica capitalistica non fa eccezione. In primo luogo, essa ha causato l'accelerazione e l'aumento dei cambiamenti e delle alterazioni a lungo termine nella correlazione di forze del sistema imperialista internazionale, derivanti dalla legge dello sviluppo ineguale applicato dall'imperialismo. Queste modifiche si riferiscono a un graduale miglioramento della posizione di Cina, India, Russia e altre forze, associate a una diminuzione della fetta del PIL mondiale degli Stati Uniti. Questi cambiamenti hanno intensificato le contraddizioni tra le forze imperialiste. In secondo luogo, la crisi ha rafforzato la tendenza al deterioramento della posizione della classe operaia e dei lavoratori indipendenti e ha aumentato la povertà relativa e assoluta delle economie capitaliste sviluppate.

Questa crisi ha anche rivelato chiaramente la natura imperialista della UE, le cui contraddizioni mettono direttamente a prova la sua coerenza. La "corsa" in alcune tappe fondamentali dell'integrazione politica e dell'allargamento dell'UE hanno già incontrato molte difficoltà, che aumenteranno nel medio termine. Si possono già vedere le ripercussioni dello sviluppo ineguale e le accentuazioni delle contraddizioni tra le forze imperialiste all'interno della UE su alcune questioni cruciali (condizioni di applicazione del Patto di stabilità, contraddizioni in rapporto alle misure adottate per gestire la crisi, dimensioni e condizioni di erogazione dei prestiti alle economie vulnerabili). Attualmente è la Germania ha trarre il maggior beneficio dalla creazione della zona euro:

da un lato ha mantenuto un euro forte e dall'altra è riuscita a vendere le sue esportazioni nella zona euro, mantenendo un avanzo - surplus - commerciale, mentre il disavanzo commerciale di Portogallo, Spagna, Italia e Grecia è aumentato considerevolmente. Questo è uno dei più forti contrasti tra Germania e Francia, che dal canto suo, sta sviluppando alleanze più stabili con gli Stati membri del sud del Mediterraneo. Nel frattempo L'UE sta intensificando i suoi attacchi per aumentare il grado di sfruttamento della classe operaia e coprire le proprie operazioni repressive. Eppure, nonostante gli attacchi antipopolari, trova difficoltà ad aumentare la propria competitività, rivelando degli obiettivi contradditori nella gestione economica (intervento di governo per stimolare la crescita capitalista contro la necessità di osservare un rigore fiscale). L'UE intensifica anche la preparazione di un'azione militare indipendente e la sua presenza nelle aree nevralgiche dei conflitti imperialisti.

L'esito debole e instabile della crisi per l'economia capitalista internazionale ma anche l'impasse incontrate dai governi borghesi sono espresse nel seguente dilemma: la politica fiscale dovrebbe essere "restrittiva" o "espansiva", dovrebbe promuovere o no la crescita e lo sviluppo? Questo dilemma è ingannevole e fuorviante dal punto di vista della soddisfazione dei bisogni della popolazione, visto che gli interessi dei monopoli e dei loro rappresentanti al potere non sono influenzati da queste scelte. Le controversie sono relative alle priorità, ai tempi e alle modalità attraverso cui far pagare alla classe operaia la crescita capitalistica. Ma entrambe le politiche [restrittive o espansive], non incidono sulla causa della crisi capitalistica né sui fattori che determinano lo sviluppo ineguale del capitalismo e quindi sulla forza di una economia nel sistema imperialista internazionale. Entrambe si sono dimostrate, da un punto di vista storico, ugualmente antipopolari e senza speranza.

In Grecia alcuni opportunisti, come SYRIZA che fa parte del Partito della Sinistra Europea (ELP - SE), hanno partecipato a questo dibattito fuorviante, sottolineando l'importanza del patto di stabilità, mentre altri opportunisti propongono come soluzione di uscire dalla zona euro. La loro critica ha preso di mira il Patto di stabilità che non è che uno strumento di politica monetaria nella zona euro, un prodotto di equilibrio per un dato periodo. Qualsiasi ragionamento sulla speculazione si concentra sulla vigente regolazione dei flussi di capitale e sul funzionamento del settore finanziario. Non fanno mai riferimento ai rapporti di proprietà, ai monopoli che dettano la produzione capitalistica basata sul profitto e neanche sulla natura imperialista della UE. Naturalmente, queste posizioni non sono solo della Grecia.

Nell'Unione europea, dopo lo scoppio della crisi, il dibattito sul patto di stabilità si è intensificato e la sua revisione è stata oggetto del confronto Francia - Germania. Con l'intensificazione delle contraddizioni imperialiste, il conflitto tra l'euro e il dollaro è diventato più evidente e più grave. Il dibattito sul futuro della zona euro e la posizione della Grecia al suo interno, si è inasprito dopo i recenti sviluppi sul prestito alla Grecia da parte dell'UE e del FMI. La posizione adottata da diverse sezioni della borghesia greca mira solo a preservare i propri interessi.

La proposta delle forze opportuniste per uscire dalla crisi è basata sul rilancio delle politiche keynesiane, imbevuta di una retorica contro il sistema. Gli opportunisti suggeriscono un quadro normativo nazionale attraverso il quale sia possibile promuovere la "redistribuzione della ricchezza", la riduzione della disuguaglianza sociale e la sicurezza sociale. L'artificio della separazione tra politica ed economia profila nei loro progetti un capitalismo "umano". Quello che non dicono è che qualsiasi politica che riguarda la gestione del capitalismo è sempre subordinata alle leggi della riproduzione capitalista e lo Stato borghese è sempre al servizio dello sviluppo capitalistico e quindi al servizio della redditività capitalistica. Si nasconde anche che le cause della crisi risiedono nella natura del modo di produzione capitalistico e non nella forma neoliberista della sua gestione.

Nessun partito che si dichiari socialista è riuscito ad oggi ad aprire la strada al socialismo attraverso un'economia "mista", dove coesistano monopoli privati e monopoli di Stato, con il fine di portare gradualmente, attraverso lo "Stato sociale", a una redistribuzione della ricchezza.

La gestione socialdemocratica del ciclo è stata sostituita da quella liberale, anche in paesi come la Svezia. È anche il caso di quei partiti comunisti che poco alla volta hanno gradualmente adottato e attuato la gestione socialdemocratica, aprendo la strada al rafforzamento dei rapporti capitalistici e alla regressione delle conquiste sociali. Il cosiddetto "nuovo socialismo" o "socialismo del ventunesimo secolo" non è altro che il ripristino delle vecchie idee socialdemocratiche sulla transizione dal capitalismo al socialismo, grazie all'intervento di stato.

Qual è la situazione politica ed economica generale in Grecia? Il governo sta conducendo un'offensiva generale che prende le mosse dal contrasto all'espansione del debito, dai problemi del prestito e dal ricorso ai meccanismi di prestito da parte di FMI e UE.

Questo meccanismo è volto a
1) sostenere i monopoli tedesco, inglese e francese che danno credito alle economie deboli del Sud (Portogallo, Spagna, ecc.) 2) rafforzare l'euro sul mercato internazionale e proteggere la zona euro contro gli attacchi "speculativi" per quanto riguarda il costo del denaro di alcuni Stati membri vulnerabili 3) applicare coerentemente le misure della "Strategia per l'Europa 2020"a tutti i paesi creditori.

Le conseguenze della crisi e le misure adottate dal governo si fanno già sentire nella riduzione del reddito reale dei lavoratori dipendenti e degli indipendenti, seguito da un enorme aumento delle imposte dirette e indirette. Gli stipendi e le pensioni sono diminuite del 30% dall'inizio dell'anno. I lavoratori si trovano ad affrontare la disoccupazione, un numero crescente di licenziamenti, una maggiore flessibilità sul posto di lavoro, un minor numero di ore di lavoro, l'abolizione dei diritti sociali su pensioni e sanità. I problemi più acuti sono in agricoltura, industria ed edilizia, in forte recessione, e in alcuni settori delle classi medie con stipendi elevati.

La ristrutturazione, insieme con l'effetto della crisi, livella alcune importanti differenze tra i vari settori della classe lavoratrice (su salari, rapporti di lavoro, diritti alla sicurezza sociale) aumentando, nonostante il clima generale di insicurezza, le possibilità di una radicalizzazione della coscienza e di unità della classe operaia per una rottura con i monopoli e il loro potere.

Ogni problema sociale - istruzione, sanità, sicurezza sociale, l'occupazione stabile e diritti sociali - è un terreno di lotta comune per operai, impiegati, piccoli e medi contadini, lavoratori indipendenti che aspirano a uno sviluppo alternativo in favore del popolo. Essi aprono la via per la creazione di un'alleanza antimonopolistica e antimperialista tra la classe operaia, lavoratori autonomi e poveri agricoltori. Diverse migliaia di persone hanno scioperato e dimostrato la scorsa settimana in tutta la Grecia, animando le manifestazioni più partecipate degli ultimi decenni.

Il PAME (Fronte Militante di Tutti i Lavoratori) è un elemento chiave in questa lotta. Nel corso degli ultimi 10 anni, il PAME è diventato il fulcro centrale del movimento operaio. Il PAME è una riunione di più forze:

federazioni, centri di lavoro, organizzazioni sindacali regionali e sindacalisti. Anche se partecipa alle riunioni del GSEE e ADEDY (i sindacati gialli compromessi ed eterodiretti dal capitale), il PAME non segue la loro linea concertativa ma al contrario si oppone e raduna le forze su una piattaforma di rivendicazioni concrete e di classe, seguendo la sua agenda e il suo programma di lotta. I rappresentanti del PAME non partecipano alla gestione del GSEE e ADEDY. Il PAME chiama i lavoratori a un confronto forte con il capitale e le sue misure politiche mentre ha respinto le posizioni di compromesso accettate dalla dirigenza delle confederazioni sindacali GSEE -ADEDY, che organizzano manifestazioni separate. Negli ultimi mesi, 7 scioperanti su 10 hanno partecipato a manifestazioni del PAME. Infatti, in un momento difficile e critico, il PAME è l'unica forza del movimento sindacale e operaio che difende davvero gli interessi della classe operaia durante le lotte.

Un confronto chiaro e netto con la socialdemocrazia e le sue forze e con i dirigenti che seguono quella linea nel movimento sindacale è un presupposto necessario affinché il popolo si renda conto che la nostra lotta non si emanciperà se non ci libereremo dell'ingerenza dei socialdemocratici nei sindacati.

L'intensificazione della lotta è una via a senso unico sia per il popolo che per il KKE. Il nostro partito sta preparando per sabato una manifestazione nazionale del Partito Comunista di Grecia ad Atene. Militanti, simpatizzanti e combattenti di tutto il paese parteciperanno a questa manifestazione che riunirà decine di migliaia di persone il 15 maggio prossimo. Il nostro obiettivo è quello di evidenziare che la lotta può avere un risultato politico, vale a dire aprire la strada verso la socializzazione dei mezzi di produzione, verso il socialismo, l'unica vera via d'uscita.

Mentre tutte le contraddizioni si complicano, diventa più concreta la possibilità di una improvvisa intensificazione della lotta di classe. In tali circostanze, è importante che il movimento popolare sia unito e pronto a rispondere alle esigenze di tale intensificazione. La posizione del movimento contro l'Europa dei monopoli europei e contro la guerra sono elementi decisivi per il suo consolidamento, in particolare oggi in quando il mito della "Europa a senso unico" e la sua politica reazionaria sono svelate al popolo.

L'Europa del socialismo è l'alternativa e questa implica un confronto e un rovesciamento del potere in tutti gli Stati d'Europa, non appena le condizioni saranno mature. Lo sviluppo di un movimento antimperialista in vista di un disimpegno dell'UE a livello internazionale, nonché per un miglior utilizzo delle contraddizioni interimperialistiche sono di primaria importanza.

Ciò comporta un'immediata intensificazione della lotta di classe, il rafforzamento della lotta ideologica, l'approfondimento politico della lotta economica basata sul principio che "i monopoli devono pagare per la crisi".

Ora più che mai è importante per i comunisti promuovere la necessità di un'economia socialista popolare come reale alternativa alla barbarie capitalista, che è responsabile della crisi. Questa alternativa richiede la soppressione della proprietà capitalistica, l'eliminazione della produzione capitalistica anarchica per una produzione che potrà meglio soddisfare i bisogni sociali. Solo l'industria socialista permetterà di cambiare la distribuzione della mano d'opera, dei mezzi di produzione, delle risorse e della ricchezza sociale. Sarà allora possibile sostenere la produzione agricola in cooperativa, il denaro perderà il suo valore come strumento di distribuzione del plusvalore. Solo in questo modo possiamo eliminare il carattere speculativo della banca centrale.

Questo bisogno fa tremare le forze politiche liberali, socialdemocratiche e opportuniste che fanno ricorso al sarcasmo. Per questo motivo esse calunniano e diffamano l'esperienza dell'Unione Sovietica dove questa esigenza è stata per la prima volta messa in evidenza. All'epoca della Grande Recessione, esistevano due mondi. Il mondo capitalista, da una parte, consumato dalla crisi e dalle rivalità e il mondo socialista, d'altra parte, caratterizzato da un enorme grado di sviluppo sia a livello di produzione industriale che a livello di benessere sociale.

Se condurranno una lotta illuminata, i lavoratori potranno trasformare la crisi economica in una profonda crisi del sistema politico, creando così i presupposti necessari per consentire alla produzione sociale di emanciparsi dalle catene del capitale.

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Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

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