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(6 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.culturainlotta.altervista.org

Qual è il gioco istituzionale sulla pelle dei lavoratori?

Un dispiegamento spropositato di forze dell’ordine hanno atteso il 6 luglio mattina i lavoratori di Ca’ Foscari davanti alla sede della Prefettura di Venezia. Le istituzioni non tollerano evidentemente probabili disordini, ma per altro verso non sono nemmeno garanti di stabilità sociale. Mentre i disoccupati con due ordinanze a favore, ripetiamolo anche se ozioso, venivano tenuti a una distanza di sicurezza eccessiva e controllati a vista a metà fondamenta con il solleone a smorzarne ogni iniziativa di rivendicazione che non fosse qualche innocuo slogan, dentro il Palazzo della legalità si dava un banchetto che in periodi come questi sa anche di beffa verso chi non ha di che sostentarsi.

Nessun incidente come era scontato da parte dei lavoratori eppure le istituzioni non desiderano siano presenti al tavolo delle trattative né l’oggetto della discussione, i senza lavoro, nè le parti sociali, colpevolmente mute di fronte a un simile trattamento.

Solo nel primo pomeriggio vengono convocati i sindacalisti e due rappresentanti anche se a fatica e a giochi oramai fatti.

Veniamo dunque ad apprendere che il tavolo mediale è stato la solita burla, l’ennesima tappa di un lunga questua che quando ha portato qualche frutto, ottenuto dalla giusta rabbia di chi è escluso a torto dal suo posto di lavoro, ha messo in agitazione la classe politica cittadina che assieme al Prefetto si era fatta garante per una rapida soluzione dell’intricata vicenda.

Il Consorzio “Prodest + Il Guerriero” ha rifiutato la proposta del Sindaco, ossia la rescissione consensuale dell’appalto con Ca’ Foscari e forte di una debolezza istituzionale che indigna tutti, rilancia per avere più danari e ora è addirittura intenzionato a rimanere ancorato nel cantiere qualora l’ente committente riuscisse a trovare le risorse economiche per ampliare l’appalto.

In qualità di Coordinamento dei Lavoratori della Cultura in Lotta ci domandiamo se quei soldi della collettività siano spesi adeguatamente visto che in tal modo il consorzio milanese, malgrado il comportamento illegittimo tenuto nell’intera vicenda, sarà pure premiato con più spazi dove piazzare eventualmente il suo esercito di schiavi.

Sono passati sette mesi e il pellegrinaggio delle sette chiese è già finito per gli ex portinai di Ca’ Foscari eppure il Prefetto chiede di attendere un’ulteriore settimana e un altro tavolo di trattative pur sapendo che la sua debolezza gioca a tutto vantaggio della consortile vera e propria artefice del destino dei non assunti, ma anche dei suoi dipendenti gestiti e retribuiti come schiavi per l’appunto.

Cosa ancor più grave sono le affermazioni dell’autorità prefettizia che lasciano ad intendere un suo prossimo ritiro dalle trattative per la settimana ventura se l’esisto non sarà quello sperato. In poche parole le istituzioni, adducendo la non competenza in materia di appalti, lasceranno i lavoratori a se stessi.

Chiediamo a tutti i precari una adeguata riflessione su quanto sta capitando in città. C’è una ditta che ha deciso, perché coperta politicamente, di infischiarsene bellamente delle leggi dello Stato e sta aprendo una falla difficilmente arginabile su altre situazioni di esternalizzazione. Malgrado il giudice del Lavoro abbia ordinato l’assunzione immediata degli ex portinai di Ca’ Foscari e respinto la tipologia lavorativa della discontinuità nulla è cambiato, da una parte ci sono 43 lavoratori a casa e senza più sussidio di disoccupazione e minimo altri 25 attualmente prestanti servizio in Ateneo con parametri retributivi e di trattamento umano non tollerabili e illegali secondo quando espresso dalle ordinanze sopracitate.

Di fronte a tutto questo che si fa? Si continua a bussare alle porte dei poteri istituzionali, a genuflettersi davanti a chi si presenti con false promesse e inutili mozioni solidaristiche o non sarebbe altresì indispensabile l’unità di piazza della classe lavoratrice per fare una volta per tutte chiarezza sullo stato degli appalti in città?

Le situazioni di sofferenza sono parecchie, non ultima quella dei lavoratori esternalizzati da Biennale che vedrà una drastica riduzione del personale stagionale addetto all’allestimento/disallestimento e alla guardiania per la 12ª Mostra internazionale di Architettura.

Anche in tale vicenda gioca un ruolo più che discutibile la classe politica cittadina che probabilmente crede di cavarsela con le solite parole di finta comprensione e i pacchetti di solidarietà.

Vogliamo ricordare che i lavoratori non sono a loro disposizione per mantenere alto lo standard delle esposizioni e della macchina culturale veneziana per poi essere scaricati causa un'improbabile “automazione” dei servizi al pubblico. Forse vogliono mettere i robots al posto dei guardasala.

Scherzi a parte, non è possibile accettare la creazione di serbatoi di manodopera a basso costo impiegando agenzie interinali e compagini imprenditoriali di schiavisti nel più completo silenzio di chi sarebbe preposto alla tutela dei lavoratori. Se dei lavoratori rimarranno ingiustamente fuori dagli appalti (in Biennale come a Cà Foscari) sia conferito il salario ai disoccupati, siano le istituzioni a farsi carico del forte disagio patito dai precari.

Coordinamento dei Lavoratori della Cultura in Lotta

www.culturainlotta.altervista.org

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