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(15 Agosto 2012) Enzo Apicella

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Appello alle lavoratrici e ai lavoratori: Ribellarsi è giusto!

(8 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.comunistiuniti.it

“ Perché finiscano i tormenti ,tutto prendete in mani operaie” S.Esenin
L’inatteso risultato referendario di Pomigliano ha creato grandi difficoltà alla alleanza corporativa (Padroni e Sindacati servili,ministri del governo e esponenti dell’opposizione) che, attraverso il monopolio dei mass media asserviti (TV,Giornali), hanno portato l’attacco politico contro le lavoratrici ed i lavoratori per annichilirne il potenziale reattivo. Ma da Pomigliano all’Asinara,dalla Tirrenia a Telecom, emerge il potenziale di lotta dei lavoratori: Solo la mancanza di una direzione politica e di un sindacato di classe che unifichi e generalizzi le lotte impedisce di ottenere risultati significativi per difendere l’occupazione e rovesciare le politiche economiche imposte dal Capitale. QUESTO VUOTO POLITICO VANIFICA LE CONQUISTE DEMOCRATICHE E COSTITUZIONALI ED OFFRE L’ OCCASIONE AL CIARPAME REAZIONARIO, NON SOLO BERLUSCONIANO, PER IMPORRE UNA SVOLTA AUTORITARIA.

Ma dalle contraddizioni del sistema economico capitalista venute al pettine in tutto l’ Occidente non sarà facile uscire per l’Italia,anello debole del sistema,come dimostrano gli andamenti economici di questi giorni. Ne sono consapevoli i circoli finanziari, i trust economici, i poteri forti, incapaci di proporre un’uscita dalla crisi e che richiederebbe loro di restituire il maltolto realizzato in tutti questi anni con speculazioni e sfruttamento del lavoro con i più bassi salari d’Europa.

Invece il comportamento eversivo della Fiat di Melfi di rifiuto al reintegro dei tre lavoratori licenziati per rappresaglia, il tentativo Marchionne di cancellare il salario contrattuale e i diritti elementari – sanciti dalla Costituzione - e trasformare i luoghi di lavoro in agglomerati di sudditi alla mercé dei padroni sono un unico disegno: una linea golpista che il padronato intende perseguire di fronte della crisi.

Tutto ciò infatti non ha nulla a che vedere con il costo del lavoro,che incide marginalmente sul costo finale così come dimostrato dai lavoratori della Fiat delle aree europee(Serbia,Polonia) ove con un costo del lavoro irrisorio,le auto restano sui piazzali invendute.

Dunque, è necessario difendere il lavoro e i diritti, a tutti i costi; dobbiamo raccogliere l’appello lanciato da comuniste/i e lavoratrici/lavoratori greci alle lavoratrici ed ai lavoratori dell’intera Europa e per questa via imporre ai governi una Nuova Economia con scelte programmate in base ai bisogni reali dei Popoli, a partire da grandi questioni come energia e ambiente. In Italia invece di misurarsi con i temi necessari per fronteggiare la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, per dare risposte ai giovani, ai disoccupati, alle masse popolari che pagano i prezzi più salati della crisi, il governo e forze della maggioranza si fronteggiano in uno scontro dettato dai poteri forti del paese. L’opposizione – complice e anch’essa prigioniera della manovra economica imposta dalla comunità europea – si mostra incapace di avanzare proposte per far fronte ai bisogni delle masse popolari perché culturalmente condivide con la destra la necessità e l’ineluttabilità del sistema economico capitalista. In questo clima politico da basso imperonon sono da escludere elezioni anticipate. I lavoratori e le lavoratrici devono saper cogliere l’occasione e porsi l’obiettivo di incidere nella politica nazionale con una propria impostazione sociale attraverso la rivendicazione della difesa del lavoro, sapendo che è necessario imporre una politica economica non più dettata dal profitto, con un “NO” deciso ai processi di privatizzazione e di annullamento dei diritti fondamentali.

Perciò è necessario costruire in tutti i luoghi di lavoro comitati di difesa del lavoro, autonomi, unitari, capaci di intervenire con iniziative di lotta e di scioperi, capaci di coordinarsi per generalizzare le lotte.

Per questavia si contribuisce a unificare i comunisti, a costruire il Sindacato di Classe ed il Partito Comunista, si combatte rassegnazione e sfiducia, si rientra nel Parlamento utilizzandolo veramente come cassa di risonanza e amplificazione delle lotte del proletariato e delle masse popolari. Come i lavoratori di Pomigliano hanno dimostrato, la classe operaia conserva la sua memoria storica enon si lascia mettere i piedi in testa, né dai padroni, né dai loro lacchè.

I lavoratori e le lavoratrici possono colmare il vuoto politico lasciato negli anni dalle direzioni di partiti e sindacati collaborazionisti, devono riprendere nelle loro mani il proprio futuro, fare essi le scelte, esercitare il loro controllo. Non è più il tempo di affidare ad altri il proprio destino! Organizziamoci! I Comunisti e le Comuniste vogliono essere in prima fila, ma al fianco di lavoratori e lavoratrici consapevoli e combattivi/e!

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