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Il riconoscimento di Israele come stato ebraico da parte dei Palestinesi. Perché ?

(11 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa

Perché Benjamin Netanyahu, Avigdor Lieberman e altri leader sionisti insistono nel dire che “senza il riconoscimento da parte dei Palestinesi che Israele è lo stato del Popolo Ebraico, non ci sarà la pace”? Si sono autoproclamati tali. Godono del sostegno di molte nazioni europee nonché di Stati Uniti, Canada, Australia e molti altri paesi nel mondo che non hanno alcun problema a descrivere lo stato di Israele in quei termini. Molti paesi arabi – con leader che hanno una visione ristretta – non avrebbero problemi a ribadire il concetto. Quasi tutti i paesi influenti e con un notevole potere militare, economico o diplomatico sono totalmente d’accordo con la descrizione di Israele come stato del Popolo Ebraico o non hanno problemi in merito. Allora perché la leadership israeliana insiste nell’esigere questo riconoscimento da parte della debole e squattrinata leadership palestinese?

Ecco alcune considerazioni al riguardo.

Alcuni dicono che le persone come Netanyahu e Lieberman si divertono a umiliare i Palestinesi. Insistere con questa richiesta dà alla leadership israeliana la possibilità di aggiungere la beffa della capitolazione al danno che dura da ben 62 anni della ferita aperta del Popolo Palestinese. Ottenere o meno il suddetto riconoscimento non è cosa di poco conto. Continuare a insultare il Popolo Palestinese e a umiliare la sua leadership è ciò che conta per questi leader israeliani, per loro è un afrodisiaco.

Alcuni dicono che la leadership israeliana non ritiene che la pace sia nell’interesse del loro esperimento sionista in Palestina, perché metterebbe fine al progetto di espansione sionista. Di conseguenza, per eliminare qualsiasi possibilità di arrivare alla pace, i leader israeliani fanno una richiesta impossibile da accettare per qualsiasi leader palestinese, anche se si sentisse inclinato/a a farlo. Nessun/a leader palestinese oserebbe mai porsi il problema, meno che mai prendere la decisione di concedere un simile riconoscimento. Quindi, i leader sionisti usano il rifiuto da parte dei palestinesi di riconoscere Israele come lo stato del Popolo Ebraico per non arrivare alla pace, dare la colpa ai Palestinesi e portare avanti il loro progetto di espansione sionista con il miglior apparato militare del Medio Oriente sostenuti dall’appoggio incondizionato degli Stati Uniti d’America.

Alcuni dicono che i leader sionisti vogliono strappare ai Palestinesi la dichiarazione finale di resa e di accettazione della sconfitta, ammettendo così la vittoria finale del progetto sionista. Nonostante i palestinesi abbiano perso il proprio paese, nonostante la pulizia etnica che non è mai cessata dal 1948, le disumane condizioni di povertà in cui milioni di Palestinesi vivono da più di sessantadue anni e la complicità internazionale nel coprire i crimini sionisti in Palestina, il Popolo Palestinese non ha mai accettato la sconfitta e ha continuato a combattere contro il progetto sionista che vuole il suo annientamento come popolo. Il riconoscimento di Israele come stato del Popolo Ebraico da parte dei Palestinesi darebbe ai sionisti la tanto attesa soddisfazione – che non hanno mai avuto – di una indiscussa vincita su tutti i fronti.

Alcuni dicono che il riconoscimento da parte dei Palestinesi annulla il Diritto al Ritorno dei rifugiati palestinesi sancito dal diritto internazionale e ribadito nella Risoluzione 194 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in data 11 dicembre 1948. Il paragrafo 11 della Risoluzione 194 stabilisce che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite “Delibera che ai rifugiati che vogliano ritornare a lle loro case e vivere in pace con i loro vicini deve essere consentito di farlo il prima possibile, e che debba essere pagato un risarcimento per la proprietà di coloro che scelgono di non tornare e per la perdita o il danneggiamento di proprietà che, secondo i principi del diritto internazionale o secondo giustizia, devono essere compensati dai governi o dalle autorità competenti”). Il riconoscimento di Israele come stato del Popolo Ebraico da parte dei Palestinesi farebbe sì che la tanto attesa implementazione della Risoluzione 194 risulti in conflitto e in contraddizione con questo riconoscimento, in quanto nessuno dei rifugiati palestinesi è ebreo.

Alcuni dicono che la richiesta sionista del riconoscimento di Israele come stato del Popolo Ebraico da parte dei Palestinesi inciderebbe sia sul futuro sia sul passato. Oltre ad accettare la vittoria sionista, questo riconoscimento da parte dei Palestinesi offrirebbe un preventivo tacito consenso su qualsiasi azione che lo stato “ebraico” possa adottare in futuro per proteggere il suo “carattere ebraico”, inclusa la pulizia etnica di cittadini israeliani non ebrei ogni volta che il loro numero minaccia la solida maggioranza ebraica necessaria a mantenere il “carattere ebraico” dello stato. Dato che praticamente tutti i cittadini israeliani mussulmani e cristiani sono Palestinesi, il riconoscimento di Israele come stato del Popolo Ebraico da parte dei Palestinesi abolirebbe – o indebolirebbe in modo significativo – tutti i diritti di cittadinanza che gli israeliani palestinesi hanno avuto, hanno o avranno in futuro. Questo riconoscimento infliggerebbe un duro colpo alla rivendicazione palestinese di uguali diritti di cittadinanza nel loro paese e preparerebbe il terreno per una prossima pulizia etnica.

Oltre a quanto detto, c’è un’altra spiegazione del perché i leader sionisti esigono il riconoscimento di Israele come stato del Popolo Ebraico da parte dei Palestinesi. I leader sionisti sanno che il loro stato non è legittimo. Sanno che hanno costruito il loro stato sulle rovine ancora calde della società palestinese. Sanno che lo stato di Israele è nato dalla colpa: pulizia etnica, omicidi, terrore, la deliberata uccisione in massa di civili, il furto della terra ecc. Sanno anche che sono all’apice del loro potere; godono dell’appoggio incondizionato a livello militare, politico, economico e diplomatico dell’unica superpotenza del pianeta Terra. Sanno anche che la leadership palestinese è al punto più basso della sua storia, disperata, impotente, impopolare tra la sua stessa gente, senza un soldo, totalmente dipendente dal più potente alleato israeliano e incapace di controbilanciare il potere dello stato di Israele a livello locale, regionale o internazionale. Tenendo presente tutti questi fattori, Netanyahu e Lieberman e i loro sostenitori sentono l’odore del sangue. Vedono nell’attuale leadership palestinese la migliore occasione di ottenere il premio più ambito da tutti loro: la legittimità. I leader sionisti credono che strappando questo riconoscimento alla leadership palestinese, otterranno da parte dei Palestinesi il riconoscimento della legittimità del progetto sionista, legittimità di tutto ciò che i sionisti hanno commesso in passato, la legittimità per tutto ciò che i sionisti commetteranno in futuro contro il popolo palestinese ovunque e la legittimità per ciò che i sionisti commetteranno in futuro contro ogni forma di resistenza palestinese o lotta per l’uguaglianza contro la natura discriminatoria dell’esperimento sionista in Palestina.

Nell’esigere che i Palestinesi riconoscano lo stato di Israele come stato del Popolo Ebraico, la leadership sionista pretende che le sue vittime legittimino il crimine commesso contro di loro. Con questa pretesa, lo stupratore cerca di far testimoniare la vittima dello stupro davanti al Tribunale della storia per dire che lo stupro è stato legittimo. Tuttavia, a prescindere dal rapporto di forza, a prescindere dalla pulizia etnica, a prescindere dal livello di sofferenza, a prescindere dall’apartheid, a prescindere dalla distruzione, a prescindere dall’odioso razzismo, a prescindere dalla costante discriminazione, a prescindere da crimini innominabili, a prescindere da qualsiasi minaccia, a prescindere da qualsiasi fantasia possano avere i sionisti, a prescindere dalla divisione in casa palestinese e anche se i Palestinesi rischiano l’annientamento dalla faccia della Terra, il riconoscimento preteso dai sionisti ai Palestinesi per legittimare i crimini sionisti contro il Popolo Palestinese non sarà mai concesso. In determinate circostanze, i Palestinesi potrebbero avere la forza di perdonare i crimini sionisti; ma riconoscergli legittimità … questo maiiii!

Monzer Zimmo

9 settembre 2010

* Monser Zimmo è un commentatore politico di Ottawa impegnato sulla questione palestinese è sostenitore della ipotesi di uno Stato unico per palestinesi e israeliani. A luglio ha avuto su questo un lungo dibattito con Uri Avnery. Zimmo cura il blog da cui è tratto l'articolo in questione
http://alcanaanite.wordpress.com/2010/09/07/palestinian-recognition-of-israel-a-jewish-state-why/

(traduzione di Flavia Vendittelli)

www.webalice.it/mario.gangarossa

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