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    Siria, la prima missione Onu per i diritti umani

    (12 Settembre 2010)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.forumpalestina.org

    Tra i due e tre milioni di siriani vivono in condizioni di insicurezza alimentare. Questo il risultato della missione di 10 giorni condotta dal Olivier de Shutter, Rapporteur speciale per il Consiglio Diritti Umani della Nazioni Unite, conclusasi da pochi giorni. Un dato allarmante, perché lo stato di insicurezza alimentare e povertà è in crescita secondo l'ONU, nonostante il governo siriano continui a negare. La missione aveva come oggetto la situazione dei diritti umani e in particolar modo dell'accesso al cibo, in un paese, la Siria, che vive in stato di emergenza dal 1963. Si tratta della prima missione delle Nazioni Unite in Siria, avvenuta con il consenso del governo, da sempre ampiamente criticato da diverse organizzazioni in difesa per i diritti umani e dalla stessa comunità internazionale.

    A metà del 2009, l'organizzazione internazionale Human Rights Watch ha denunciato gravi violazioni riguardanti lo stato dei diritti umani e della libertà civili, pubblicando un rapporto ( indicativo il titolo, ""Dieci anni sprecati: i diritti umani in Siria durante i primi 10 anni di potere di Bashar al-Assad") che sottolinea come -nonostante le promesse di trasparenza e democrazia nel suo discorso di insediamento del 17 luglio 2000 - il presidente al-Assad e i suoi 10 anni di governo abbiano continuato a perseguitare prigionieri politici, giornalisti e attivisti.

    Come ha ricordato lo stesso De Shutter è stato il governo siriano stesso a richiedere la visita del Rapporteur, nonostante in passato le stesse autorità si siano sempre rifiutate di accogliere missioni simili. Ma ciò che ha reso le autorità governative cosi collaborative con il Consiglio dei Diritti Umani, è soprattutto la posta in gioco: la Siria ha intrapreso una fase di negoziazione per avere accesso alla Organizzazione Mondiale del Commercio e agli Accordi di Associazione con la UE ed entrambi i processi - se portati a buon fine - potrebbero avere un impatto significativo sulle politiche agricole del paese.

    Le trattative tra UE e Siria per l'Accordo di Associazione sono riprese lo scorso maggio con la visita a Damasco dell'Alto rappresentante per gli affari esteri dell'Unione Europea, Catherine Ashton: i lavori iniziarono nel 2004 e si sono poi interrotti dopo le accuse da parte della Francia e degli USA che vedono un coinvolgimento della Siria nell'omicidio di Hariri, il primo ministro del Libano.

    "La Siria affronta grandi sfide, sia per il cambiamento climatico, che per gli enormi flussi di profughi provenienti dall'Iraq che per l'occupazione del Golan" (da parte di Israele, ndR), così ha dichiarato Olivier De Shutter, sottolineando che le politiche siriane "dovrebbero essere integrate da un approccio fondato sui diritti umani".

    Il Rapporteur ONU ha però anche criticato la comunità internazionale per aver sottovalutato le condizioni critiche della Siria, sottolineando come gli aiuti abbiano subito un processo di 'politicizzazione', che ha visto i donatori abbandonare le tristi condizioni dei siriani affamati relegando la Siria in una posizione di isolamento internazionale.

    Sarebbero le regioni del nord est della Siria le più colpite: dove 4 anni di siccità prolungata hanno fatto danni devastanti con un impatto drammatico sui piccoli produttori agricoli, riducendo le loro entrate anche fino al 90%; tanto che alcune famiglie sono state costrette a ridurre la scelta di consumo dei beni alimentari e oggi l'80% di loro vivono nutrendosi solo di pane e tè zuccherato. Nonostante alcuni aiuti forniti dalla comunità internazionale e le politiche adottate dal governo siriano, che ha promesso sussidi alle famiglie più povere per l'acquisto dei prodotti di base, oltre 600.000 persone si sono trasferite nei centri urbani. Dal 1987, il settore agricolo siriano è stato soggetto a cambiamenti drammatici, in primis la riduzione dei sussidi governativi e l'apertura ai mercati internazionali.

    Un altro punto emerso dal rapporto redatto da De Shutter riguarda l'assenza di status legale per i profughi iracheni, per i quali il Rapporteur ha esortato le autorità siriane a riconoscere il diritto a poter lavorare nel settore del pubblico impiego. Attualmente in Siria vi sono circa 164.000 rifugiati iracheni registrati dalle Nazioni Unite, e dal momento che il governo siriano non permette loro di lavorare legalmente, finiscono impiegati sul mercato del lavoro al nero, sottopagati e sfruttati.

    Un'altra questione esaminata è stata quella dell'insicurezza alimentare della minoranza curda: "la situazione di oltre 250.000 curdi senza stato desta particolare preoccupazione" - ha sottolineato De Shutter - "perché il non riconoscimento di uno status sociale comporta gravi ostacoli affinché la minoranza curda possa godere pienamente dei propri diritti umani, incluso quello dell'accesso al cibo." De Shutter ha definito "inaccettabile" il trattamento riservato ai curdi dal governo siriano, nel corso della conferenza tenutasi a Damasco il 7 settembre a conclusione della missione. Le aree orientali del paese, quelle più colpite dalla siccità, sono popolate da arabi e curdi: vi vivrebbero circa 300.000 curdi che si ritrovano senza nazionalità, perché con un vecchio censimento effettuato oltre 40 anni fa, il governo siriano si rifiutò di riconoscerli come cittadini, definendoli 'stranieri'.

    Non possono viaggiare, né uscire dal paese, non hanno accesso al settore del pubblico impiego e subiscono notevoli discriminazioni nell'accesso al sistema pubblico educativo e sanitario.

    "Tutti i siriani dovrebbero avere uguale accesso ai diritti umani, per questo credo che andrebbe riesaminata la situazione di quelli a cui nel 1962 , come risultato del censimento, fu negata senza motivo la nazionalità siriana" ha dichiarato De Schutter.

    Nessun commento è arrivato da parte del governo siriano, nonostante in passato diversi portavoce governativi abbiano dichiarato che non esiste alcuna discriminazione contro i curdi. In realtà diverse figure politiche curde che hanno sollevato tale questione, sono stati incarcerati per lunghi periodi.
    (Fonte NenaNews)

    www.forumpalestina.org

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