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(14 Novembre 2010) Enzo Apicella

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Rete dei Comunisti: La crisi di “lor signori” è l’occasione per costruire una opzione fondata sull’indipendenza politica e di classe

(12 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.comunistiuniti.it

I recenti contrasti nella maggioranza di governo non sono il prodotto di contrasti politici interni all’ esecutivo ma il sintomo evidente di una profonda crisi di prospettive della nostra borghesia nazionale. Le contraddizioni interne al “famoso” sistema Italia, la presenza sempre più ingombrante del governo della Unione Europea e la crisi economica internazionale, per niente superata, stanno facendo venire a galla le contraddizioni strutturali di questo paese non risolte, nonostante i troppo sbandierati benefici del sistema maggioritario, ne dai governi di centrosinistra ne, tantomeno, da quello attuale caratterizzato dalla difesa degli interessi specifici di Berlusconi e non solo.

1. La rottura del PDL ha reso palese l’asse Fini-Montezemolo-Casini che intende dare rappresentanza politica agli interessi dei settori del grande capitale e delle Banche per agganciare l’Italia ai punti forti dell’Unione Europea ed approfittare - contro i lavoratori - di tutti i vantaggi che derivano dalla competizione globale. La loro influenza sulla società è, però, debole a causa della frammentazione e dell’arretratezza del sistema produttivo italiano.

Gli imprenditori nazionali che vivono e si arricchiscono sugli appalti e sul monopolio delle tariffe sui servizi, il mondo delle piccole imprese, la sempre più forte economia criminale, settori che crescono sulla totale mancanza di diritti per i lavoratori, vedono con chiarezza i pericoli per la loro sopravvivenza che derivano dall’azione del “governo europeo” e riconoscono ancora nel governo Berlusconi la rappresentanza dei loro interessi materiali.

2. Da qui nasce lo scontro strategico che ha separato le prospettive della destra populista (Berlusconi, Lega) dalla destra liberale (Fini). Ciò segna indubbiamente uno spostamento al centro e a destra dell’asse politico in Italia, tale deriva non è certo contrastata dal Partito Democratico che già da tempo fa ormai coincidere il suo progetto di società con quello liberale del centro-destra.

Con questa condizione le svariate tattiche che vengono proposte dalla sinistra erede dello scioglimento del PCI rischiano di farla risucchiare e scomparire definitivamente come opzione politica agli occhi dei lavoratori e delle classi subalterne.

3. La crisi globale continua a pesare concretamente ed in modo sempre più forte sulle condizioni di vita dei settori popolari in Italia come nel resto d’Europa. I governi europei di centro-destra o di centro-sinistra hanno comunemente scelto la strada del rigore finanziario a scapito degli interessi materiali di lavoratori, disoccupati, precari. La distruzione di migliaia di posti di lavoro, la chiusura e la delocalizzazione di centinaia di aziende produttive, il bassissimo livello dei salari in Italia, la ripresa dell’aumento dei prezzi su tariffe e beni primari, la destrutturazione dei sistemi previdenziali, sanitari e scolastici, l’impoverimento di fasce sociali che fino a poco tempo consideravano se stessi classi medie, hanno imposto una precipitazione all’indietro della vita e delle prospettive di milioni di persone anche nel nostro paese.

4. Le condizioni dei lavoratori sono dunque visibilmente peggiorate sotto gli occhi di tutti, eppure è palese il tentativo di renderli ancora più subalterni agli interessi del capitale, anzi di cooptarli nella condivisione delle sue sorti. Nascono da qui gli appelli di Fini o della Confindustria alla condivisione degli interessi tra i lavoratori e i loro padroni o gli appelli di Marchionne o dei sindacati collaborazionisti a “mettere fine al conflitto tra capitale e lavoro”. E’ intorno a questa idea di patto sociale neocorporativo che il progetto di Fini coincide con quelli di Marchionne, Marcegaglia, Montezemolo. In questo senso continuare a demonizzare Berlusconi o insistere sull’antiberlusconismo come cemento unificante dell’opposizione significa continuare a concentrare il tiro sull’obiettivo sbagliato e spianare la strada al settore più aggressivo e ambizioso del capitalismo italiano.

5. Portare le ragioni, le aspettative e i consensi dei lavoratori e dei precari, dei disoccupati e dei giovani, dei ricercatori e dei lavoratori della conoscenza dentro l’alleanza antiberlusconiana insieme a Fini, Montezemolo, PD e UdC, è un errore e un suicidio politico.

Una sinistra anticapitalista consapevole della propria storia e della propria funzione in questa società e in questa fase politica, al contrario non può che riaffermare nettamente l’indipendenza politica e di classe dei lavoratori e dei settori sociali oggi subalterni. Indipendenza dei propri interessi materiali e della propria identità sociale dai “prenditori” e dalla loro rappresentanza istituzionale bipartizan.

6. E’ solo sulla base della indipendenza politica ed organizzata che è possibile concepire una nuova rappresentanza dei lavoratori e delle classi subalterne e costruire un fronte unitario delle lotte politiche e sociali che già esistono e che si svilupperanno in questo paese. Una rappresentanza ampia e democratica del blocco sociale dove possano trovare spazio tutte le realtà e dove, noi pensiamo, che i comunisti possano ritrovare una funzione avanzata ed unitaria.

7. La Rete dei Comunisti lancia un appello a tutte le forze della sinistra anticapitalista e alle organizzazioni comuniste affinché questa indipendenza politica e di classe diventi il centro della propria azione e funzione dentro la società italiana.

La rappresentanza politica dei settori popolari e avanzati del paese non può darsi dentro un’alleanza funzionale alle esigenze di una parte del capitalismo italiano agita contro un’altra. L’alibi del sistema elettorale maggioritario si è già rivelato in passato e rischia di diventare nuovamente una devastante “camicia di forza”. In questo senso diciamo molto chiaramente ai compagni della Federazione della Sinistra che la strada da loro scelta di tentare una nuova mediazione con il PD/Ulivo, in un contesto politico-istituzionale molto peggiore di quello determinatosi nelle scadenze elettorali del 2008 e 2009, rischia di portare ad una nuova e definitiva sconfitta.

Lanciamo un appello affinché questa rappresentanza politica degli interessi dei lavoratori veda una sinistra anticapitalista e i comunisti agire in modo coerente e indipendente a tutti i livelli, inclusa la dimensione elettorale, a cominciare dalle aree metropolitane dove la prossima primavera sono previste le elezioni amministrative e – qualora si concretizzi tale scenario – anche in caso di elezioni politiche generali.

Su questa opzione nelle prossime settimane apriremo un confronto diretto, bilaterale o multilaterale con tutte le realtà nei movimenti sociali, nella sinistra anticapitalista e le organizzazioni comuniste per verificare valutazioni, convergenze, proposte concrete per i prossimi mesi.

Roma, 6 settembre 2010 Il Coordinamento nazionale della Rete dei Comunisti

www.comunistiuniti.it

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