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(10 Agosto 2010) Enzo Apicella

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Una vicenda politico-giudiziaria, ovvero come la Lega Nord colpisce la libertà di espressione di Eros Barone

(13 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.contropiano.org

Consentitemi di informarvi su una vicenda politico-giudiziaria che mi vede coinvolto. Gli antefatti risalgono, rispettivamente, al 2005 e al 2006: 1) nel giugno del 2005 la provincia di Varese vede compiersi, a seguito dell'uccisione di un giovane autoctono da parte di un immigrato albanese, prima un tentativo di linciaggio degli immigrati albanesi, messo in opera, con modalità assai simili a quelle che contraddistinguono movimenti razzisti come il Ku Klux Klan, da gruppi organizzati della destra nazifascista e successivamente una manifestazione eversiva inscenata da questi ultimi a Varese: tutto ciò avviene con la copertura e con l'appoggio di militanti ed esponenti della Lega Nord; 2) nel novembre 2006 un vigile urbano, a Binago (provincia di Como), uccide uno zingaro sorpreso a rubare in un'abitazione e la Lega Nord organizza una manifestazione per solidarizzare con il vigile.

Questa catena di eventi non solo definisce i contorni inquietanti di un clima che richiama, anche se con altri bersagli e altre vittime, quello dei 'pogrom' antiebraici di un passato che purtroppo sembra 'non passare', ma trova anche un puntuale riflesso negli interventi ospitati dalla rubrica "Lettere al direttore" del quotidiano "VareseNews. Al centro degli interventi di chi scrive, così come di altri osservatori della realtà del territorio varesino e lombardo, balza agli occhi, con crescente nettezza di riscontri sia socio-politici che ideologico-culturali, il tema, fortemente dibattuto su "VareseNews" e su altri organi di stampa, della natura, dell'identità e del 'modus operandi' della Lega Nord. Emergono, in buona sostanza, a giudizio dello scrivente -giudizio confortato e supportato, ad esempio, da A. Bihr, autorevole studioso dei movimenti politici europei di estrema destra, xenofobi e razzisti, nella monumentale ricerca comparativa L'avvenire di un passato[1]-, le coordinate di una formazione politica, la Lega Nord, la natura, l'identità e il 'modus operandi' della quale sono riconducibili "ad alcuni caratteri fondamentali della 'Weltanschauung' nazifascista", come lo scrivente afferma ed esemplifica in una lettera del 12 dicembre 2006 in cui analizza e smaschera i presupposti e le conseguenze della logica politica e ideologica sottesa alle posizioni formulate da una militante leghista nella sua lettera dell'11 dicembre 2006: lettera che ha suscitato, non, come sarebbe stato corretto e opportuno, una risposta argomentata espressa magari in una forma critico-polemica vivace, ma una reazione che si è tradotta in una denuncia sul piano legale, denuncia sicuramente ispirata e sostenuta dalla Lega.

La tesi che esposi nel mio intervento sulla Lega Nord era il frutto di un lavoro di inchiesta, di analisi e di riflessione iniziato, in coincidenza con il sorgere e il manifestarsi del movimento politico delle Leghe, a partire dagli anni Novanta del secolo scorso e confluito in articoli e saggi apparsi su varie riviste (senza che mai, nonostante l'identità dei contenuti e del lessico, si fosse manifestata una reazione come quella posta in essere dalla leghista che mi ha denunciato per diffamazione a mezzo stampa). Va detto che l'analisi del fenomeno leghista è articolata e coglie in esso la compresenza, rilevabile anche in altri fenomeni storici similari (dal nazismo al fascismo, dal qualunquismo al poujadismo), di 'valori' eterogenei (ad esempio, di derivazione comunitarista, micronazionalista e razzista), laddove è da osservare che la composita ideologia populista su cui si fonda il movimento della Lega Nord è costituita essenzialmente da un amalgama di 'valori' liberali e di 'valori' fascisti.

In conclusione, anche alla luce di fatti recenti (come la proposta della Lega di istituire la segregazione razziale nei mezzi di trasporto), non trovo nulla da modificare, rettificare o emendare, nell'intervento oggetto di denuncia, riguardo alla tesi che ho sostenuto, ispirandomi in primo luogo all'articolo 3 della Costituzione, oltre che praticando correttamente l'articolo 21 della medesima, circa il carattere nazifascista (anche se non solo nazifascista) dell'ideologia e della pratica leghiste. In particolare, ribadisco che la concezione stessa che postula l'esistenza, la differenza e l'identità irriducibili di un mitico 'popolo padano', dotato di una "cultura millenaria, magari proprio barbara e celtica" e non assimilabile al resto della nazione italiana, è intrinsecamente fascista e si ritrova pari pari negli assunti sostenuti dalla militante leghista che mi ha denunciato. Per converso, la negazione dell'altro, il considerare lo straniero come un potenziale nemico è il 'Leitmotiv' che percorre l'intervento della suddetta signora e ne costituisce l'aspetto più inquietante (si vedano i passi della lettera, questi, sì, meritevoli di incriminazione, in cui questa persona inveisce contro extracomunitari, albanesi, marocchini, islamici, rom "ed ogni altro"; esalta la frase sciagurata e ripugnante con cui il segretario varesino della Lega Nord difese l'operato del vigile di Binago: "Uno zingaro in meno"; rivendica con orgoglio degno di miglior causa la qualifica di "razzista"; ribadisce e reclama, in nome dell''identità padana', non una politica democratica e progressiva di inclusione sociale, ma una politica antidemocratica e discriminatoria di esclusione sociale, protesa a colpire le componenti più deboli ed emarginate presenti nel tessuto civile del nostro paese).

In realtà, su un simile atteggiamento, ad un tempo psicologico e ideologico, frutto certamente del campo di tensioni connesso alla globalizzazione capitalistica, ma anche di una ignobile speculazione politica sui sentimenti di insicurezza, paura e disorientamento della popolazione, Primo Levi aveva già pronunciato, nella Prefazione al suo libro Se questo è un uomo, parole che non possono essere dimenticate da chiunque abbia a cuore i destini dell'uomo in una società democratica, solidale ed egualitaria: «A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che "ogni straniero è nemico". Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano»[2].

Nel delineare questa mia vicenda e nell'inserirla in un quadro più ampio, che è poi quello dell'offensiva reazionaria in corso nel nostro territorio (così come a livello nazionale), provo a rammentare alcuni dei più recenti episodi, da quelli meno gravi a quelli più gravi: in occasione dei campionati del mondo di ciclismo, l'installazione nella rotonda di Buguggiate (Va) di alcune sagome di ciclisti le cui effigie riproducono i volti dei leader della Lega Nord (Bossi, Maroni, Leoni ecc.), l'imbrattamento con vernice verde di queste sagome compiuto da un giovane avvocato di Milano (successivamente rintracciato e denunciato dalla Digos); l'uccisione di un operaio arabo immigrato a Gerenzano da parte dell'imprenditore (una 'riedizione', che purtroppo non ha suscitato la stessa ondata di sdegno che suscitò a suo tempo il caso di Jon Cazaku, operaio rumeno bruciato dal suo 'datore di lavoro' a Gallarate negli anni '90); la provocazione telematica della Lega Nord di Tradate (VA) con il fotomontaggio, apparso sul sito web di tale organizzazione, che associa il simbolo delle Br al simbolo della Cgil; la denuncia che ha colpito Elio Giacometti, segretario provinciale del PdCI, per corteo non autorizzato in occasione della manifestazione sindacale contro la Gelmini, svoltasi a Gallarate lo scorso 27 ottobre, e il conseguente processo fissato per il 28 maggio p.v.; da ultimo, la denuncia contro Michele Serra, scrittore e giornalista de "L'espresso", per la sua "Satira preventiva" sul Comune di Varese e su Malpensa: una denuncia che è stata promossa su mandato della Lega e per opera dello stesso avvocato che patrocina contro di me la causa della persona che mi ha denunciato.

Si tratta di un quadro che, pur essendo limitato al nostro territorio, conferma quell'azione sistematica di 'incitamento all'odio razziale' (per usare l'espressione del procuratore della repubblica di Verona, dott. Papalia) che la Lega Nord, in quanto partito razzista di massa, svolge operando al fine di alimentare la islamofobia e la rumenofobia, nonché diffondere atteggiamenti e comportamenti razzisti, xenofobi e mixofobi.

A quanto finora esposto è da aggiungere, anche se risale a qualche anno fa, la denuncia di Previti nei confronti dello scrittore Franco Cordelli per il suo romanzo "Il duca di Mantova", incentrato su Berlusconi e sul suo 'entourage'. Come stanno a dimostrare gli attacchi giudiziari contro gli scrittori Franco Cordelli e Antonio Tabucchi (anche lui fortemente impegnato nel denunciare la corruzione e la violenza, non solo simbolica, della forma più putrescente del regime capitalistico, rappresentata dal blocco berlusconiano e leghista), la legge, che dovrebbe servire a proteggere i deboli dalla oppressione e dalle sopraffazioni del potere, viene oggi usata, grazie al mutamento dei rapporti di forza tra le classi che si è verificato, come strumento di intimidazione e sopraffazione verso i deboli: in altri termini, è diventata la veste giuridica del potere proprietario, della sua affermazione autoritaria, della sua coazione di classe e della sua repressione economica.

E' dunque necessaria e urgente, a mio avviso, per contrastare l'offensiva reazionaria in corso, la costituzione di un Comitato contro la repressione che preveda sia la creazione di un 'pool' di avvocati democratici che fornisca un supporto tecnico per la difesa legale di coloro che vengono colpiti da denunce per diffamazione il cui scopo è quello di intimidire scientemente oppositori e critici dell'attuale blocco di potere governativo e padronale, sia un osservatorio nazionale sui casi che si stanno verificando nelle varie regioni, sia, più in generale, l'indizione di una campagna nazionale, da articolare a livello regionale e territoriale, per la difesa delle libertà democratiche e costituzionali, nonché contro l'attacco alla libertà di pensiero, di espressione e di critica.

Le forze politiche, sociali e culturali di opposizione dovrebbero farsene carico, così come la stessa stampa democratica e progressista. In questo momento l'anello debole che la destra ha (con intelligenza) individuato è questo, ed è qui che, come forze di opposizione e organizzazioni sindacali dei lavoratori, dobbiamo concentrare le forze per difenderci, opporci e contrattaccare.
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[1] Bihr, A., L'avvenire di un passato. L'estrema destra in Europa: il caso del Fronte Nazionale Francese, BFS/Jaca Book, Pisa-Milano 1997.

[2] Levi, P., Se questo è un uomo - La tregua, Einaudi Tascabili, Torino 1989, p. 9.

www.contropiano.org

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