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Elezioni a colpi di repressione

(14 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.forumpalestina.org


Bahrein
E' cominciata domenica sera la registrazione dei candidati per le elezioni parlamentari del prossimo 23 ottobre in Barhein. Si continuerà fino a giovedì quando le liste elettorali saranno chiuse: 5 distretti elettorali, uno per ogni governatorato, mentre la registrazione per le municipali inizierà il 20 settembre. Circa 140 candidati saranno in corsa per le elezioni, con un numero di indipendenti superiore a quelli presentati e sostenuti dai partiti politici ufficiali.

Le donne candidate sono per ora 10, contro le 23 del 2006.

Sono i partiti politici stessi a non candidare delle donne: infatti l'unico partito politico che lo ha fatto è Waad, una formazione liberale. Il fatto che i tre maggiori partiti politici Al Wefaq, Al Asala e l'Islamic Menbar, non abbiano candidato donne diminuisce fortemente le chance delle candidate indipendenti di vincere le elezioni. Al Asala (gruppo salafita nel Bahrein) per esempio, ha sempre osteggiato la partecipazione delle donne alla vita politica.

Intanto scrittori, accademici e attivisti in difesa dei diritti umani- che si sono definiti il 'Gruppo del Golfo' - provenienti da 6 paesi del Golfo Arabo, hanno lanciato un appello al governo dello sceicco Khalifa bin Salman Al Khalifa, perché rilasci gli attivisti sciiti accusati ingiustamente di complottare contro il regime.

"Chiediamo alle autorità di fermare immediatamente le torture e rilasciare gli attivisti" hanno detto in un comunicato stampa diffuso dal loro portavoce, Anwar al-Rasheed, domandando che ai detenuti sia consentito difendersi, e che siano loro accordati tutti i diritti previsti dalla legalità internazionale. Secondo i dati di Amnesty International del 2010 "il governo non ha intrapreso iniziative per la promozione dei diritti umani e per migliorare le condizioni di alcuni lavoratori migranti. Ha continuato a punire le critiche nei confronti della famiglia reale e non ha provveduto a indagare le denunce di tortura."

Le autorità del Barhein accusano 23 attivisti dell'opposizione sciita di aver costituito il cosiddetto 'network del terrore', un gruppo terroristico volto a ribaltare l'attuale governo. Due degli attivisti si trovavano a Londra - quando l'ondata di arresti è iniziata - e hanno ricevuto capi di accusa in absentia.

Il Gruppo del Golfo critica le autorità anche per aver sospeso il board del Bahrain Human Rights Society (BHRS), un'organizzazione di attivisti per i diritti mani, che ha criticato le autorità per gli arresti degli oppositori sciiti. Il Ministro dello Sviluppo Sociale ha revocato la carica di tutti i membri del board di BHRS, eleggendo uno dei suoi ufficiali amici come "amministratore temporaneo" e prendendo così totale controllo sull'associazione.

Un altro caso che ha provocato le proteste delle associazioni in difesa dei diritti umani è stato l'arresto del famosissimo blogger Ali Abduleman, giornalista molto noto tra i blogger e in rete, arrestato - secondo il governo - per aver "diffuso informazioni false", in realtà alche lui vittima della campagna di repressione di tutte le voci dissidenti, critiche nei confronti delle autorità e della famiglia reale.

Stesse preoccupazioni arrivano da Amnesty International che ha accusato le autorità governative di aver intensificato la repressione sull'opposizione sciita e sui gruppi di attivisti, proprio in vista delle elezioni parlamentari previste a ottobre. "Le autorità del Barhein devono assicurare che tutte le persone detenute ricevano un processo giusto, conforme agli standard del diritto internazionale" ha dichiarato Malcolm Smart, direttore di Amnesty International, sezione Medio Oriente, esprimendo serie preoccupazioni per il fatto che - se giudicati colpevoli - gli attivisti potrebbero essere condannati a morte.

Molti degli arrestati sarebbero membri di organizzazioni politiche dell'opposizione, come al - Haq o altri gruppi sciiti. A parte Hassain Meshaima', segretario generale di al-Haq e Sa'eed Al-Shehabi, segretario generale del Movimento per la libertà islamica del Bahrain, che vivono a Londra, gli altri 21 sono stati arrestati tra il 27 e il 31 agosto e formalmente ritenuti colpevoli (secondo quanto riportato dai media), di aver costituito "un'organizzazione illegale" volta a "ribaltare il governo e dissolvere la costituzione" e di aver incitato la folla a "cambiare il sistema politico" attuale del paese, di aver finanziato e pianificato atti terroristici.

Ma secondo dati non ufficiali, sarebbero oltre 200 i dissidenti arrestati, solo nel mese di agosto. Abdul-Jalil al-Singace, altro esponente di al-Haq, è stato arrestato il 13 agosto mentre rientrava in Barhein dopo una visita nel Regno Unito: anche lui accusato di far parte di un'organizzazione illegale e di aver formato cellule di sabotaggio , contattando organizzazioni straniere e fornendo loro informazioni fuorvianti riguardanti il regno e il governo del Barhein. Il suo arresto ha provocato diverse proteste, subito represse con la forza.

A molti degli attivisti interrogati sono stati chiesti dettagli sulle loro relazioni con il Centro per i diritti umani del Barhein, un'organizzazione che il governo ha bollato come 'illegale' dal 2004: Nabeel Rajab, un attivista molto conosciuto e direttore dell'associazione, è stato dipinto su gran parte della stampa nazionale come supporter di coloro che sono stati arrestati e al momento si teme anche il suo arresto; da anni è l'oggetto di attacchi denigratori dei media.

Amnesty International ha chiesto al governo di aprire un'indagine indipendente per esaminare i report dei detenuti e accertare il trattamento ricevuto durante gli interrogatori e la detenzione.

Saeed al-Shahabi, del Movimento Isalmico per la libertà del Barhein, che da sempre sostiene la fine del sistema di corruzione legato alla famiglia reale e ad altre famiglie al potere, ha dichiarato: "Quello che vogliamo è una costituzione scritta dalla gente, per la gente e approvata dal popolo attraverso un referendum" . Tutti i partiti di opposizione rifiutano di accettare la costituzione attuale, che risale al 2002 e hanno invocato il boicottaggio delle elezioni di ottobre.
(Fonte: Nena News)

www.forumpalestina.org

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