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(14 Settembre 2010)
anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.forumpalestina.org
E' stata massiccia come non accadeva da lungo tempo la partecipazione dei partiti comunisti e delle forze progressiste del mondo arabo alla Fete de l'Humanité (10-12 settembre) a Parc de la Courneuve (Parigi), il tradizionale festival del quotidiano comunista. Una presenza che non ha voluto dare soltanto un «segnale di vita» ma ha riaffermato che i comunisti e la sinistra araba più in generale continuano a guardare al progresso e all'emancipazione di donne e lavoratori pur muovendosi su di un terreno colmo di ostacoli e difficiltà.
C'erano un po' tutti i partiti comunisti arabi.
Da quello libanese a quello iracheno. Presenti anche rappresentanti egiziani. Una sinistra, in qualche caso ancora di orientamento marxista, che si interroga sul proprio futuro e respinge quel ruolo subalterno in chi si è trovata confinata in questi ultimi anni, schiacciata fra un Islamismo sempre più popolare e radicato e un nazionalismo corrotto (non di rado al servizio degli Stati Uniti) nonché autoritario e contro le libertà fondamentali. A Parigi a sinistra araba ha dimostrato di non essere morta e ha spiegato di aver trovato nella crisi economica mondiale - che ha colpito anche il Vicino Oriente e il Nord Africa - la forza e le ragioni per rilanciare il suo ruolo nel mondo del lavoro e nell'emancipazione della società. Senza però mai tralasciare l'impegno a favore dei diritti del popolo palestinese e di denuncia del ruolo degli Usa nella regione. A Fete de l'Humanité la sinistra araba ha voluto anche ribadire che è finito il tempo delle scomuniche, delle lotte intestine, ed è venuto invece quello del rilancio, ponendosi lo storico interrogativo: «che fare».
In evidenza è stato il dibattito interno al Pc libanese combattuto tra l'integrazione piena nel fronte nazionale della resistenza, monopolizzato dal movimento sciita Hezbollah e dal Partito nazionalista del generale cristiano Michel Aoun, e il ricercare un ruolo non solo «anti-imperialista» e contro l'«espansionismo» israeliano ma anche di forza classista e del lavoro che mette al primo posto l'esigenza di dare risposte alla crisi economica non penalizzanti per le classi più deboli ed emarginate.
Diversa è la posizione dei «cugini» siriani, i due partiti comunisti, che rimangono coinvolti nel Fronte Patriottico, l'alleanza che guida il paese da quarant'anni sotto il controllo del partito Baath, senza però rinunciare a dire la loro in un paese dove la libertà di pensiero ed espressione non è garantita.
(Fonte: Nena News)
www.forumpalestina.org
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