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Per i tre operai della Fiat

Per i tre operai della Fiat

(25 Agosto 2010) Enzo Apicella
Melfi. La Fiat licenzia tre operai, il giudice del lavoro li reintegra, la Fiat li invita a rimanere a casa!

Tutte le vignette di Enzo Apicella

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    E' finito il teatrino

    (14 Settembre 2010)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.operaicontro.it

    Alcune riflessioni sulle ultime esperienze d Melfi Il fallimento dello sciopero e dell’assemblea della FIAT di Melfi del 31 agosto, rappresenta il punto più basso (anche se già superato sempre a Melfi nella COMMER come documentato nel giornale) e la fine di un periodo storico.
    Il segretario generale della FIOM, Landini, l’ex segretario, Rinaldini, insieme a tutto l’apparato sindacale FIOM dello stabilimento, lasciati soli ai cancelli dello stabilimento, con pochi operai ad ascoltarli mentre in migliaia, gli altri, come buoi destinati al macello, entravano a lavorare.
    Nella crisi, l’arma dello sciopero è spuntata, ma a Melfi è successa anche un’altra cosa oltre alla presa di coscienza di essere deboli e indifesi di fronte al padrone.
    A Melfi, Marchionne, ha attuato per la prima volta in modo determinato, la nuova politica industriale definita con l’ “accordo” di Pomigliano. Gli operai si sono inizialmente ribellati contro l’aumento dei ritmi e il mancato pagamento del premio di risultato e il padrone, invece di cercare la solita mediazione, la solita tiritera preconfezionata dell’accordo a tre, industriali, sindacato e rappresentante del governo, ha tirato dritto. Ha fatto capire che il tempo delle sceneggiate è finito.
    Che gli scioperi per finta e le passeggiate innocue con fischietti e tamburelli, non fanno paura a nessuno e che gli operai devono chinare semplicemente la testa e accettare il regime di fabbrica, altrimenti sono bastonate.
    FIM, UILM e FISMIC hanno tolto la maschera e dalla mistificazione dei sindacalisti “moderati” sono passati apertamente dalla parte del padrone organizzando la mobilitazione contro i propri compagni di fabbrica a fianco dell’azienda.
    E’ finito il tempo del teatrino.
    Se gli operai non si organizzano in modo serio, tenendo presente che il fronte che hanno contro (padroni, parlamento, sindacalisti venduti, commercianti, banchieri, professionisti e ceti alti impiegatizi) è un fronte compatto e agguerrito che ha in mano stampa e televisioni, sono fottuti.
    Cosa fare?
    Prima di tutto smetterla con le divisioni tra parrocchie sindacali. Unità tra gli operai combattivi.
    Basta con i sindacalisti che stanno con il padrone. Non basta non applaudirli, bisogna abbandonarli, strappare le tessere, far loro capire che con gli operai hanno chiuso.

    Gli operai più coscienti devono organizzarsi sui propri interessi nella fabbrica e collegandosi tra fabbriche diverse. Devono discutere, coordinarsi, darsi obiettivi comuni, costruire la solidarietà e l’unità tra gli operai. Devono unirsi nel partito operaio.

    www.operaicontro.it

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