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    (Capitale e lavoro)

    La Spagna verso lo sciopero generale

    di Elena Marisol Brandolini *

    (14 Settembre 2010)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.contropiano.org

    Lo scorso 9 settembre, il parlamento spagnolo approvava definitivamente la riforma del mercato del lavoro con il solo voto dei socialisti, mostrando ancora un volta la solitudine politica di José Luis Rodríduez Zapatero.

    In quelle stesse ore, in un'altra zona della città di Madrid, le confederazioni sindacali CC OO e UGT tenevano un'affollata manifestazione con migliaia di delegati sindacali dei posti di lavoro e dei territori, in preparazione dello sciopero generale proclamato per il prossimo 29 di settembre, contro quella riforma e, più in generale, contro la politica economica del governo socialista.

    L'approvazione della riforma - come anche osservava la stampa spagnola - ha rappresentato l'apice della geometria variabile applicata dal governo alla ricerca del consenso degli altri gruppi parlamentari: uscita peggiorata dalla discussione in Senato rispetto al testo originario, dove erano prevalsi gli emendamenti dei partiti nazionalisti moderati; la maggior parte di queste modifiche finiva poi col decadere alla Camera, in seconda lettura, per iniziativa dei gruppi della sinistra. Così, alla fine, nessun altro partito, oltre il PSOE, sosteneva il progetto del governo: non la destra, che lo considerava insufficiente; neppure la sinistra, che piuttosto faceva un appello alla mobilitazione, in occasione del prossimo sciopero generale.

    La nuova legge sul mercato del lavoro interviene su tre aspetti fondamentali, relativi alla flessibilità interna alle aziende, alla trasformazione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato, alla normativa sui licenziamenti.
    Per quanto riguarda la flessibilità interna, si riconosce alle imprese la possibilità di introdurre modifiche nell'organizzazione del lavoro e di ordine salariale anche in deroga ai contratti nazionali e di settore. In queste casi, le parti hanno 15 giorni di tempo per trovare un accordo, prevedendosi l'intervento di un arbitro esterno per risolvere la controversia.
    In materia di contrattazione temporanea, è indicato un limite massimo di tre anni per la trasformazione dei contratti d'opera in contratti fissi. Una misura che invece non figurava nel testo originario e che è stata introdotta al Senato, riguarda i disoccupati: viene ridotto da 100 a 30 giorni il periodo massimo entro cui ci si può rifiutare di partecipare a un corso di formazione, pena l'essere sanzionati.
    Infine, la materia del licenziamento, quella che ha fatto infuriare i sindacati, specie nella sua soluzione più conveniente che corrisponde all'indennizzo di 20 giorni per anno lavorato, a cui potranno ricorrere quelle imprese che adducano "perdite attuali o future", o "una diminuzione persistente dei guadagni".
    Zapatero, che si è mostrato preoccupato per lo sciopero imminente, ha confermato che manterrà comunque la riforma del mercato del lavoro così come è stata approvata, anche se la protesta sindacale dovesse rivelarsi un successo.

    I sindacati, dal canto loro, proseguono nella mobilitazione ampia e capillare su tutto il territorio, per fare del 29 settembre una prova di forza nei confronti del governo socialista. Nonostante alcune inchieste, fatte circolare ai primi di settembre, adducessero una scarsa attenzione dei lavoratori all'iniziativa. Ma un mese d'anticipo sembra davvero troppo per fare delle previsioni credibili sulla partecipazione.
    Alla manifestazione di Madrid del 9 settembre, i toni dei segretari generali Cándido Méndez (UGT) e Ignacio Fernández Toxo (CC OO), sono apparsi netti e inequivocabili contro il governo: contro la riforma del mercato del lavoro che veniva approvata in quello stesso momento, contro la manovra finanziaria di rientro dal deficit che ha ridotto lo stipendio dei dipendenti pubblici e congelato le pensioni e contro l'annunciato probabile allungamento dell'età pensionabile da 65 a 67 anni di età.

    E' una mobilitazione non facile quella in cui sono impegnati i sindacati, perché la crisi economica è dura nel colpire lavoratori e famiglie e perché grande è la delusione nei confronti del governo socialista. Un protesta che cresce poco alla volta, gli ultimi giorni saranno determinanti per la sua riuscita. Servirà anche il confronto con la Francia, scesa in piazza la scorsa settimana contro la riforma delle pensioni del governo di Nicolas Sarkozy e che ha previsto di tornarvi di nuovo, nei prossimi giorni. Così pure, i sindacati spagnoli confidano che la coincidenza con la manifestazione della CES, a Bruxelles, il 29 settembre, contro l'orientamento neoliberista dell'Unione Europea, giochi in favore della loro iniziativa di lotta.

    * su www.paneacqua.eu

    www.contropiano.org

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