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dalla Francia: Il 23 settembre e dopo: vincere il braccio di ferro delle pensioni

(16 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa

La mobilitazione di martedì 7 settembre contro la rottamazione delle pensioni ha avuto un enorme successo : importanti percentuali di scioperanti, nel settore pubblico come in quello privato, e tra 2,5 e 3 milioni di persone in piazza. L’atmosfera testimoniava la collera provata da tutti. Nei cortei, la parola d’ordine del ritiro puro e semplice del progetto di legge prevaleva sulle altre. E la maggioranza della popolazione condivide questo punto di vista. Si tratta ormai di bloccare l’attacco del governo, e non di sperare di attenuarne gli effetti, credendo di strappare qualche concessione con negoziati bidone.

Concessioni ?
Le poche modifiche evocate da Fillon, Woerth e Sarkozy il giorno dopo lo sciopero sono irrisorie. Per esempio, la riduzione dal 20 al 10 % del tasso d’invalidità che dà diritto a un eventuale pensionamento anticipato riguarderebbe non più 10.000... ma 30.000 persone. Tanto vale dire non molta gente!

Un’esasperazione più diffusa si è espressa nelle piazze questo martedì 7 settembre, si tratti delle massicce soppressioni di posti di lavoro nel settore pubblico, dei licenziamenti nel settore privato, dei salari troppo bassi – che sono le vere cause del deficit delle casse pensioni, perché diminuiscono l’ammontare dei contributi – e delle condizioni di lavoro degradate ovunque. Senza contare l’indignazione che si è fatta sentire qui e là contro la politica sicuritaria e contro gli immigrati del governo.

Allora battiamo il ferro finché è caldo, e soprattutto non contiamo sulle promesse elettorali. Ségolène Royal, del Partito socialista, ha annunciato che, se sarà eletta alle presidenziali del 2012, ristabilirà l’età legale per il pensionamento a 60 anni, ma si è guardata bene di parlare del ritorno a 37 anni e mezzo di contributi.

Il trucco è un po’ logoro: il PS, non solo ha mantenuto nel 1997, in violazione delle sue promesse, la riforma Balladur del 1993 che imponeva 40 anni di contributi ai salariati del settore privato, ma ha preparato il suo allargamento ai salariati del settore pubblico. Alla fine, soltanto per la sconfitta elettorale del 2002 ha dovuto lasciare alla destra la cura di portarla a termine ! In realtà, il PS è d’accordo con l’UMP per farci versare contributi più a lungo. Ora, per noi, il problema non è solo avere il “diritto” di andar via a 60 anni - con una pensione da miseria! - ma non vedere le nostre pensioni amputate dalle riduzioni, col pretesto che non abbiano lavorato senza interruzione dall’età di 18 anni! Vogliamo l’annullamento di tutte le riforme precedenti, cominciando col ritorno ai 37 anni e mezzo di contributi.

E per ciò, possiamo contare solo sulle nostre forze, sulle nostre lotte. Da subito dobbiamo far desistere il governo. La legge passerà il 15 settembre con la maggioranza UMP ? E allora ! La maggioranza dei salariati può annullare la loro legge. Dopo tutto, tenendo così viva e allargando la mobilitazione, i giovani hanno costretto il governo a rinunciare alla legge sul CPE nel 2006.(1)

Pure nel 1995, un grande sciopero, che minacciava di trasformarsi in sciopero generale, ha fatto rinunciare alla riforma un ministro che si pretendeva “fermo come una roccia”.

Le confederazioni sindacali chiamano a una nuova giornata di sciopero e ad una manifestazione per giovedì 23 settembre. Bisogna trasformarla un successo, più largo di quello di martedì 7, se possibile.

E fino ad allora, tutto ciò che può rafforzare la mobilitazione e preparare il seguito : riunioni, l’avvio di scioperi, va bene. Perché è ora che occorre preparare il seguito. Giorni di manifestazioni, anche massicce, non basteranno a far recedere il governo. Porteranno frutti solo se la loro crescita in potenza sboccherà in scioperi che si moltiplicheranno continuamente, in una parola in uno sciopero generale capace di suscitare il panico tra i nostri avversari. Il test della mobilitazione del 7 settembre è più che positivo.

Il miglior modo di trasformare la prova, sarebbe non riprendere il lavoro il 24 settembre.

1) Il CPE è il Contratto prima assunzione, respinto dalla mobilitazione dei giovani.

Editoriale del bollettino di fabbrica "l’Etincelle" pubblicato dalla frazione di minoranza di Lutte Ouvrière - 13 settembre 2010
http://www.convergencesrevolutionnaires.org

traduzione di Michele Basso

Convergences Révolutionnaires

Fonte

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