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Il fumogeno e l'arrosto

(16 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa


Premessa - L’articolo di «Umanità Nova» (n. 30, 19 settembre 2010) fa riferimento alla contestazione al segretario della CISL Raffaele Bonanni, avvenuta a Torino alla festa del PD l’8 settembre. Nelle ultime settimane, si sono susseguiti vivaci episodi di contestazione, bipartisan, nei confronti di esponenti politici del governo e dell’opposizione.

Il 25 agosto, nel corso della festa della Lega ad Alzano Lombardo, 500 tifosi bergamaschi hanno dato vita a una vibrata una protesta contro la tessera del tifoso. Il ministro di polizia Roberto Maroni, artefice del provvedimento, fu colto di sorpresa e dovette menare le tolle, con i compari Tremonti e Calderoli. Malgrado la protezione, non solo dei supporters legatoli, ma anche di un folto schieramento di sbirri in assetto antisommossa. Il 31 agosto a Como, nell’ambito dell’iniziativa culturale ParoLairo, Marcello Dell’Utri è stato sentitamente redarguito da numerose persone presenti all’incontro, che gli hanno impedito di propagandare l’ennesimo libro dedicato al Duce. Il 6 settembre, in occasione della visita di Bossi alla festa della Lega di Cuveglio (Varese), sono piovuti sacchi di sterco di vacca. Ultima in ordine di tempo, il 13 settembre, la contestazione al giuslavorista Pietro Ichino (che non ha mai lavorato), alla festa del PD di Milano.

Tutti questi episodi dimostrano una sola cosa: tutti i partiti borghesi, di destra e di sinistra, sono assolutamente staccati dalla realtà sociale, vivono nel loro mondo di intrallazzi e porcherie senza alcun rapporto con le masse popolari. Tutte le volte che escono dai loro covi, rischiano il «linciaggio». E’ il minimo che può capitargli.

d. e.

Il fumogeno e l'arrosto

Se la morte di quattro operai uccisi dal lavoro in un solo giorno – come avvenuto sabato 11 settembre – o la disdetta padronale del contratto dei metalmeccanici oppure la chiusura dell’ennesima fabbrica sono notizie che rientrano nella “normalità” degli attuali rapporti tra capitale e lavoro, un fumogeno lanciato da una ragazza autonoma all’indirizzo del segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, diventa un atto di “terrorismo”.

Dopo la contestazione dell’8 settembre alla festa del PD a Torino, infatti, le dichiarazioni politiche trasversali in merito si sono davvero sprecate; alcune di queste, a futura memoria, non possono non essere citate.

“Sono stato vittima di un’aggressione incivile e squadrista che nulla ha che fare con il confronto politico” (R. Bonanni).

“Rabbia e scontro sono atteggiamenti del berlusconismo” (A. Finocchiaro).

“E’ una cosa indegna, stomachevole. È la riprova che a soffiare sul fuoco con accuse bugiarde si eccitano gli animi e si scatenano squadracce con dna fascistoide” (L. Angeletti).

“Siamo allo squadrismo, all’estremismo radicale e non è la prima volta che succede. Mi hanno detto che sono stati quelli dei centri sociali” (S. Chiamparino).

“Dovevano arrestarla. Vedo segnali di pericolo, rigurgiti di tipo violento e finanche terroristico” (M. Sacconi).

“Si è trattato di un atto di intimidazione e di vera e propria violenza, un attacco squadristico” (P.L. Bersani).

“L’episodio insieme agli incidenti che ne sono seguiti, rivela una preoccupante volontà di attaccare la libertà sindacale e di inquinare il confronto democratico” (G. Fini).

“Mi domando se quella del Pd è una festa o un mattatoio” (R. Calderoli).

“Un atto di violenza inaudita. Quanto è accaduto a Torino conferma il rischio di dare vita ad un clima di scontro soffiando sul fuoco di una situazione delicatissima” (W. Veltroni).

Ma fra tutti gli allarmati commenti, una particolare citazione lo merita quello del segretario della Cgil, G. Epifani: “Ci sono rischi per un conflitto sociale e un autunno caldo, per questo bisogna abbassare, tutti, i toni”.

Da tali parole si può constatare come, per il segretario del maggiore sindacato italiano e per di più un sindacato che si ritiene “di sinistra” ed erede delle lotte del movimento operaio, il “conflitto sociale” è ormai una variabile da temere e scongiurare. In passato, neppure il sindacalismo riformista o i partiti socialdemocratici erano mai giunti a tanto.

Da parte nostra, ci piace invece ricordare quanto affermava l’anarcosindacalista Virgilia D’Andrea:

«Il problema del diritto alla rivolta, dunque, va portato oltre l’insurrezione contro le forme barbare di reazione statale di fascismo, di dittatura. Esso deve esistere contro l’abominio del dilemma che viene imposto alla maggioranza degli uomini: “O lavorare per gli altri, o morire”».

Era il 1929, l’anno della grande crisi economica e del crollo di Wall Street, ma potrebbe essere oggi o domani.

Da «Umanità Nova», n. 30, 19 settembre 2010

www.webalice.it/mario.gangarossa

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