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Dignità operaia

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16.09.2010 - Le falsità del patto. Le imprese non sono diposte a dare nulla

(16 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.rete28aprile.it

Giovedì 16 Settembre 2010 16:16
[articolo pubblicato l'11 settembre 2010 su "Liberazione"]
di Giorgio Cremaschi
O meglio non lo dimentica affatto perché oggi legare i salari alla produttività vuol solo dire ridurre le retribuzioni. (...)
E' l'Italia di sempre, quella dei poteri e delle caste che comandano e non vogliono cambiare niente, quella che vuole il patto sociale.
Come ha scritto il professor Luciano Gallino ci sarebbe invece bisogno di un ritorno del conflitto sociale e della tanta vituperata lotta di classe. Per conquistare diritti e salari uguali per tutti e costringere così le imprese a competere sulla qualità e sulla tecnologia invece che sui salari e sullo sfruttamento dei lavoratori.
Con il patto sociale è tornato di moda il modello tedesco. Naturalmente questo non vuol dire che i salari italiani dovranno essere pari a quelli tedeschi, superiori del 40%. Né che gli orari di lavoro dovranno ridursi fino alle 35 ore settimanali dei metalmeccanici di Germania. Né che nelle imprese il sindacato dei lavoratori abbia potere di veto sulle scelte strategiche. Né tanto meno che lo Stato intervenga per fermare le delocalizzazioni o addirittura garantire la proprietà pubblica delle imprese. Tutto questo che c'è in Germania da noi non è importabile, l'unica cosa che invece si vuol portare qui è la "collaborazione". L'idea del patto sociale, è la solita vecchia minestra riscaldata della politica reazionaria. Si chiede la collaborazione ai lavoratori cosicché gli industriali e i ricchi possano continuare a fare tutto quello che vogliono.
La verità è che in Italia non solo c'è bisogno di lottare contro Berlusconi e la sua politica, ma bisogna cominciare davvero a contrastare la politica altrettanto conservatrice e antisociale della Confindustria. La disdetta da parte della Federmeccanica del contratto nazionale deve essere considerata una dichiarazione di guerra a tutto il mondo del lavoro e alle sue stesse garanzie costituzionali.
Ma proprio qui invece è mancata finora l'iniziativa della maggioranza della sinistra e della stessa Cgil. Sotto sotto si pensa che si possa mandar via Berlusconi alleandosi con Marchionne. E' un'idea priva di contatto con la realtà e che porta solo al suicidio di chi a sinistra la pratica. Se si vuole davvero affrontare la crisi economica bisogna costruire un'alternativa di fondo e la prima cosa da fare è abbandonare i discorsi vecchi e inutili di chi pensa di continuare ad offrire disponibilità ad un sistema delle imprese che non è disposto a concedere nulla.

www.rete28aprile.it

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