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Piattaforma comunista e il partito operaio

(18 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.operaicontro.it

Risposta alla critica di Piattaforma Comunista sul partito operaio Voglio rispondere alla critica di Piattaforma comunista, limitandomi in questo scritto solo al primo punto della loro critica.
Lascerei da parte le varie citazioni di Gramsci, anche perché estrapolarle in questo modo, togliendole così dal contesto, rischiano di mandarci fuori strada.
Magari in seguito si potrà entrare meglio nelle questioni teoriche, studiando meglio le frasi ed i contesti in cui sono state scritte, ed elaborare più precisamente una risposta articolata ed adeguata alle critiche che ci vengono poste, magari anche da altri che vorranno contribuire al dibattito approfondendo meglio gli aspetti teorici .
L'affermazione che la lega sia il partito a più larga base operaia, è alquanto audace, ed è un'affermazione che va di moda sui giornali del momento, ma che non ha nella realtà nessun riscontro.

La lega per noi rappresenta la piccola borghesia del nord, porta in luce gli interessi di oltre quattro milioni di piccole imprese da uno a dieci dipendenti, che nel nostro paese rappresentano una spina nel fianco degli operai.
Più realistico è pensare che qualche operaio alle dipendenze di questi piccoli imprenditori possa anche votare lega, ma in generale si può affermare che il partito degli operai in Italia sia stato soprattutto nelle ultime elezioni quello astensionista.
Ma andiamo al nocciolo del problema.
Sostenere che il vero partito operaio sia quello comunista è una questione troppo generica, perché di partiti comunisti, in italia e nel mondo ce ne sono una marea.
A questo punto bisognerebbe chiedere a Piattaforma Comunista quale sia il partito comunista a cui gli operai dovrebbero aderire.
Se loro sono d'accordo sul primo punto, "Lo scopo immediato è la formazione degli operai in classe, abbattimento del dominio della borghesia, conquista del potere politico da parte degli operai” (Relazione ASLO del 29/05/1995)", dovrebbero però farci vedere dove si trovano le stesse parole nel programma di questo eventuale partito comunista, presente o futuro che sia. Dovrebbero però tenere presente la parte finale di quell'espressione, "conquista del potere politico da parte degli operai".
Ciò che ci sembra determinante, sono gli operai rispetto ai comunisti.
Il coinvolgimento di membri delle altre classi che si ritengono marxiste, deve passare quindi non sulla pretesa di costituire i quadri del gruppo dirigente, in virtù della presunzione di comprendere meglio il marxismo, ma dal riconoscimento effettivo che gli operai rappresentino l'unica classe rivoluzionaria e ciò per una questione meramente scientifica, non ideologica come appare dalla loro critica.
Verrebbe anche da chiedersi: come si fa a dire che un operaio non può essere un quadro dirigente del partito a priori? Cosa altro determina se un operaio comprende il marxismo e ne fa uno strumento per la sua liberazione, se non proprio il riconoscimento di appartenere ad una classe particolare?

La fabbrica fa capire ad un operaio la sua condizione, certo non è facile superare le condizioni concrete del poco tempo a disposizione e gli effetti dovuti all'alienazione del lavoro.
Ma, si può affermare che un operaio, a volte ha più strumenti di un intellettuale che dall'alto del sua cattedra può aver capito perfettamente le formule, ma non ha riferimenti concreti sul campo.
Gli intellettuali sono certamente ben accetti, gli operai ne hanno assoluto bisogno, perché il capitale ha così affinato le proprie armi che per combatterlo è necessaria certamente la guerra sul piano teorico, ma devono limitarsi a fornire gli strumenti teorici, non prendere il comando. Ad essi, probabilmente essendo così lontani dalla realtà di fabbrica, sfugge il ruolo concreto che gli operai hanno nella rivoluzione contro il capitale.
Marx si rivolgeva direttamente agli operai, non alla presunta classe dirigente.

Fino ad oggi, chi ha parlato a nome degli operai presto o tardi si è rivelato come un rappresentante di altre classi sociali, classi che solo in certi momenti della crisi si avvicinano a quella operaia, ma poi si rivelano per quello che sono.
Se un certo numero di operai, nel loro cammino inquadrano che sia necessario un partito politico, basato su quel primo punto, cosa altro determina se siano comunisti o meno? Per noi lo sono nel momento in cui cercano di organizzarsi.
La classe operaia non è come sostiene Piattaforma Comuniasta, "la classe più forte, più combattiva, più capace di organizzarsi, più coerente e più rivoluzionaria della società". Questo è un aspetto ideologico. L'aspetto invece materialistico e concreto, è un altro.
La classe degli operai non è senz'altro la classe più forte, la borghesia si è costruita strumenti tali da poter resistere più a lungo in caso di forti contrasti, oltre ad avere consistenti patrimoni economici, pieno controllo dell'informazione, ecc; non è neanche capace di organizzarsi, tanto che c’è il pieno di partiti borghesi, ma il vuoto di partiti operai; il fatto che sia la più rivoluzionaria, è dovuto proprio ad un fatto materiale e concreto, cioè che è la sola classe da cui si estrae plusvalore,che è il nocciolo del capitalismo.
Per questo i membri delle altre classi certamente con molte difficoltà, devono riconoscere la centralità degli operai, non già per motivi ideologici ma per questioni storicamente determinate dalla società capitalistica.
Ciò che differenzia noi rispetto agli altri gruppi cosiddetti comunisti è che noi consideriamo gli operai come l'unica classe rivoluzionaria, e gli appartenenti alle altre classi possono aderire non in base alla loro appartenenza sociale, e quindi portatori di proprie rivendicazioni, ma come individui che riconoscono la centralità degli operai. Quindi ben venga un avvocato, un insegnante, un impiegato, un precario, un operatore di call center, un disoccupato, purché non pretenda il riconoscimento delle proprie rivendicazioni e le voglia aggiungere a quelle degli operai, formando un pastone di rivendicazioni che confondono il reale obiettivo.
Il punto cruciale sta proprio qui, solo la classe degli operai può liberare tutte le altre, perché è quella che sta' di fronte al capitale, l'unica che può distruggerlo.
Le altre, tutt'al più liberano loro stesse, non certo l'umanità intera.
Gli operai per liberare loro stessi, liberano di conseguenza tutte le classi sociali, e liberano la società intera dallo sfruttamento.

L'estate del 2009 si è caratterizzata proprio per un avvicinamento di membri delle altre classi alla lotta dell'INNSE. Questo processo è avvenuto perché gli operai dell'INNSE non hanno chiesto coordinamenti generici sul tema dell'occupazione.
I sostenitori si sono avvicinati perché hanno scorto in quella lotta, un vero attacco al capitale. Hanno affiancato gli operai sotto il sole di agosto perché hanno rilevato proprio il carattere rivoluzionario di quella lotta portata avanti da un gruppetto di 49 operai che non ha mediato con nessun sindacato o partito politico. Ha agito proprio come un partito informale.
Cosa è questo se non il riconoscimento da parte degli operai di appartenere ad una classe sociale determinata?
… e con ciò la costituzione in partito politico...

www.operaicontro.it

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