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(4 Ottobre 2003)
Di fronte ad un attacco gravissimo alle pensioni, condotto con metodo plebiscitario, le quattro ore di sciopero a distanza di un mese, senza neppure la manifestazione nazionale, rappresentano una risposta risibile. Di più: rappresentano una resa preventiva al governo.
Chi può pensare seriamente che un'iniziativa simbolica e rituale possa sconfiggere Berlusconi e strappare un risultato?
La verità è che le burocrazie sindacali sono subalterne a un centro liberale dell'Ulivo che, sotto la guida di Prodi e di D'Alema, non vuole alcuna battaglia di difesa delle pensioni: avendole già colpite tre volte in dieci anni e ripromettendosi di completare domani la stessa opera di Berlusconi. Del resto: non è forse Romano Prodi a predicare in tutta Europa la riforma strutturale delle pensioni, al soldo del capitale finanziario?
A Berlusconi occorre dare una risposta vera, attraverso l'unica forma di lotta che possa davvero piegarlo e sconfiggerlo: uno sciopero generale prolungato sino al ritiro della manovra. Lo hanno fatto i lavoratori francesi nel '95 cacciando Juppè. Lo possono fare oggi i lavoratori italiani.
Ma per liberare una lotta vera contro Berlusconi, occorre che il movimento operaio e sindacale rompa con Romano Prodi e il centro liberale dell'Ulivo. L'alternativa è il rischio di una sconfitta rovinosa, a vantaggio di un governo reazionario.
Marco Ferrando (Progetto Comunista)
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