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Amianto: la lettera di protesta e chiarimenti inviata da 41 operai

Dopo l’attacco portato da alcuni ex delegati della Breda Fucine di Sesto San Giovanni al nostro Comitato sul giornale locale

(20 Settembre 2010)

Spettabile Redazione “Nuova Sesto”

Sul n. 13 del 9 luglio 2010 il vostro giornale pubblica una “rettifica” a firma del Direttore Responsabile Yuri Maderloni e di Matteo Del Fabbro (autore del pezzo pubblicato su Nuova sesto n. 3 del 19 febbraio 2010 col titolo “Amianto, gli ex Breda al maxiprocesso Eternit”), in cui si segnalano alcune imprecisioni e si riportano precisazioni da parte di alcuni membri, non identificabili, del Consiglio di Fabbrica Breda relativi a quegli anni.

Nella precisazione, gli innominati sindacalisti dell’epoca, comportandosi come una nobildonna offesa e riservata, fanno fare ai giornalisti una rettifica affermando che:

1) Respingono l’accusa mossa dal Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio di aver barattato le ore di permesso sindacale in cambio di una “non eccessiva conflittualità in fabbrica”.
2) Per quanto riguarda lo “scontro, tra il gennaio ed il giugno del 1981, con alcuni esponenti dell’attuale Comitato” - allora operai del Reparto Forgia della Breda Fucine - i sindacalisti ricordano che loro “non sostennero la richiesta salariale dell’indennità di rumore e calore”, ma “interventi tecnologici”.
3) Sull’amianto, anche se “riconoscono che si iniziava a conoscere la dannosità”, affermano che “tuttavia era estremamente difficile e laborioso – nonostante gli sforzi - farla capire agli operai (che lo consideravano anzi ‘amico’, in quanto utile protezione dalle altissime temperature

Come operai dei reparti Forgia, Fonderia, Trattamento Termico, Aste, Montaggio, Macchinario della ex Breda Fucine e associati del Comitato, vogliamo replicare alle affermazioni riportate dal Vostro giornale.

a) Vero che i lavoratori della Breda Fucine furono tra i primi a porre il problema della salute in fabbrica come testimonia anche il “Libro Bianco” pubblicato nel luglio 1971 su “Il Lavoratore Metallurgico”; tuttavia negli anni successivi , con il governo di “Solidarietà democratica” e l’entrata del Partito Comunista italiano (PCI) nella maggioranza di governo (appoggio esterno), anche i sindacati passarono in fabbrica dalla conflittualità alla concertazione a scapito dei diritti e degli interessi operai. Sulla base della nostra diretta conoscenza ribadiamo la veridicità di quanto affermato dal nostro Presidente Michele Michelino, all’epoca dei fatti citati operaio del reparto Forgia della Breda Fucine, nostro delegato e uno dei pochi membri del Consiglio di Fabbrica che lavorava in produzione (ai magli).

b) Sull’amianto: nonostante il Servizio di Medicina Preventiva per gli Ambienti del Lavoro (SMAL) dopo le ispezioni e i sopralluoghi nei reparti dal 1974, 1975, 1976 fino agli anni 90’ - consegnate alla direzione aziendale, all’infermeria di fabbrica, all’esecutivo del CDF, a tutti i sindacati (C.G.I.L. - C.I.S.L. - U.I.L. - F.L.M.), all’Ufficiale Sanitario, all’Assessore alla Sanità, all’ispettorato del Lavoro, i documenti in cui si denunciava l’uso di sostanze cancerogene fra cui l’amianto - la massa dei lavoratori non veniva informata.
Questi documenti finivano negli archivi e gli operai rimanevano all’oscuro dei rischi che correvano sulla salute. Non ci risulta e non possiamo sapere se i sindacalisti che hanno chiesto la rettifica “abbiano fatto sforzi” per tutelare la nostra salute, dal momento che non hanno neanche il coraggio di metterci la faccia, con nome e cognome. Sappiamo solo che manipolavamo sostanze cancerogene senza esserne a conoscenza e solo a distanza di anni abbiamo scoperto che lo sapevano tutti, meno noi operai.
Per questo stiamo pagando un duro prezzo in termini di morti (ormai sono un centinaio) e malati, e se i dirigenti che tutto sapevano hanno privilegiato il profitto a scapito della vita umana, non facendo nulla per impedire queste morti annunciate, sono colpevoli, anche i sindacalisti e tutte le istituzioni che sapevano e hanno taciuto sono complici e altrettanto responsabili di questa mattanza di lavoratori.

c) Per quanto riguarda “lo scontro, tra il gennaio e il giugno del 1981” fra gli operai autoorganizzati del reparto Forgia della Breda che successivamente hanno dato vita al comitato e alcuni esponenti del Consiglio di Fabbrica (considerati dagli operai venduti al padrone), consigliamo ai lettori del Vostro giornale, che hanno interesse, tempo e voglia di approfondire l’argomento di leggere i seguenti libri (reperibili gratuitamente su Internet e disponibili in versione cartacea nella biblioteca comunale della città) che riportano i documenti dell’epoca che sono: “1970-1983 la lotta di classe nelle grandi fabbriche di Sesto San Giovanni” di Michele Michelino”, “La Lotta Paga” di Luigi Consonni e Leonardo Pesatori e infine “Operai, carne da macello” di M.Michelino e Daniela Trollio che racconta la lotta contro l’amianto a Sesto San Giovanni.

Distinti saluti.

Gli ex operai Breda Fucine,
associati del “Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio”,

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