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(21 Settembre 2010)
anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.contropiano.org
Un aspetto colpisce più di altri delle scomposte dichiarazioni del medico di provincia Cosimi, e del ministro della guerra coloniale La Russa, sulla vicenda dei fischi allo stadio Armando Picchi durante il minuto di silenzio patriottico imposto per il militare morto in Afghanistan.
Colpisce il fatto che entrambi mostrano di non aver capito che il gioco dell'esposizione dei cadaveri nella pubblica piazza, fatto per trasformare il cordoglio per una morte di una persona nel consenso sulla guerra, è ormai chiaramente logoro.
Eppure non farebbe loro male fare un'analisi delle stesse parole pronunciate. Il tentativo di legittimazione della guerra afghana, uno dei motivi per cui si impone il lutto per i militari negli stadi, trova argomenti sempre meno convincenti e convinti. La retorica si infiamma solamente quando, per attaccare chi fischia perché contrario alla guerra, si cerca di zittire chiunque invocando il rispetto per il militare appena morto. E' un processo tipico della retorica della guerra tricolore di questi anni: si producono morti e, per legittimare questo macello, ci si nasconde dietro le ragioni del cadavere. E' persino possibile che sia Cosimi che La Russa sappiano effettivamente poco di cosa gli alleati, e con loro gli italiani, hanno combinato in Afghanistan. Spesso le istituzioni, impegnate esclusivamente in un processo cieco di moltiplicazione delle reti di potere, tendono a credere alla loro stessa propaganda identificandosi istintivamente con le prime parole che passano nei tg. Ma la popolazione italiana lo sa, si informa in rete, legge tra le righe dei giornali e ha capito da anni che questa guerra non porterà da nessuna parte ed è persino già persa dall'occidente. I fischi sono per questo, per la celebrazione eroica degli attori di un massacro che meriterebbe cerimonie private, e intrise di vergogna, altro che la pubblica imposizione del lutto. Perché di imposizione si tratta, come lo è stata la proiezione prima di Milan-Catania di "Grazie ragazzi" un filmato degno dell'Istituto Luce dell'epoca mussoliniana dedicato alle italiche imprese in terra lontana.
Da molti anni buona parte dell'opinione pubblica italiana, e non solo, è contraria a questa avventura. Già tre anni fa lo stesso Corriere della Sera era costretto ad ammetterlo. E negli stadi la popolazione preferirebbe si celebrassero (purtroppo) i morti sul lavoro piuttosto che i mercenari al soldo di avventure militari per la conquista di gasdotti, o per il riposizionamento geopolitico, frettolosamente ribattezzate "esportazione della democrazia". Allora per creare consenso, attorno ad una spedizione militare che convince solo i vertici dei partiti e i consigli di amministrazione del settore, si utilizzano gli stadi come luogo della celebrazione del lutto collettivo. Con un rito il cui significato è stato capito anche su Marte: con la scusa della celebrazione della persona defunta, che contiene sempre imperativi di comportamento sociale, si estrae consenso anche per la spedizione militare.
E chi fischia, contro la guerra e la propaganda, ovviamente è un disgraziato che non rispetta i morti. La guerra resta lì, santa, intangibile, indiscutibile. Velocemente classificata da tutte le istituzioni come "impegno internazionale" preso in nome di tutti e ai cui riti di celebrazione dovremmo pure essere tutti d'accordo.
Ora, il medico di provincia Cosimi ha detto al Tirreno di "essere un uomo di pace". Il solito argomento che nel centrosinistra si tira fuori quando si tratta di tirar fuori qualche frase per legittimare una guerra. Ma l'uomo di pace, in nove anni di guerra afghana, quali iniziative ha promosso a Livorno per far conoscere i massacri della popolazione di quelle parti? I bombardamenti preventivi nei villaggi, per far capire alla popolazione da che parte stare, con materiali che farebbero impallidire il napalm?
La corruzione estrema del governo afghano, dell'Onu e delle Ong che ha fatto sparire le risorse destinate alla popolazione da parte dei paesi donatori di aiuti? Le torture sistematiche degli alleati a chiunque, senza rispetto di alcun diritto civile, possa fornire informazioni sulla resistenza?
Se Cosimi si fosse adoperato per far conoscere e riflettere su tutto questo è anche possibile che nessuno avrebbe avuto da ridire nel ricordo di un soldato morto. Ma, guarda te il caso, ci si ricorda la retorica dell'uomo di pace quando serve a legittimare le guerre e, si parla di gente di mondo, i rapporti con le istituzioni militari e i relativi appalti. E sul tema delle spese militari il PD è di una coerenza imbattibile. Durante la recente discussione sulla legge finanziaria dalle fila del partito democratico ci si è vantato, nel periodo del governo Prodi, di aver aumentato le spese militari in maniera maggiore dell'attuale governo Berlusconi. Si parla di donne e di uomini di pace, senza alcun dubbio.
Quanto al ministro della guerra coloniale La Russa è riuscito persino a farsi dare del "fascista e volgare" all'interno del Pdl e, se l'hanno capito anche lì, vuol dire che il giudizio sulla persona sfiora la certezza titanica. Ora siamo vicini alla scadenza di El Alamein ovvero il ricordo di una severa e giusta sconfitta, la disfatta dell'esercito nazifascista in Africa da parte degli inglesi, celebrata con surreale orgoglio patriottico da Cosimi e da La Russa. Possiamo scommetterci che, per l'occasione, entrambi non mancheranno di deliziarci con primizie di propaganda. Ma oggi come domani stiamo parlando di due personaggi che, per motivi differenti, sono politicamente morti e che riescono a trovare argomenti solo riparandosi dietro un cadavere. Il trentesimo della serie afghana. E più aumenteranno i morti più saliranno di tono le loro frasi scomposte contro chi dissente. Fino al momento i cui entrambi crolleranno, si auspica con un fragore pari alla nocività sociale e politica.
da www.senzasoste.it
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