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Padova: Cacciare Berlusconi, si - Governare con l’Ulivo, no

Ordine del Giorno presentato (e non approvato) al comitato politico provinciale del PRC di Padova del 17 ottobre 2003

(19 Ottobre 2003)

Cacciare Berlusconi è una necessità politica e una possibilità reale anche contemplando l’eventualità di accordi puramente tecnici sul piano elettorale.

Ma il punto centrale è da quale versante di classe si persegue la caduta del governo e, quindi quale sbocco sociale e politico dare alla sua caduta.
Qui si registra la divaricazione di fondo tra le ragioni sociali dei lavoratori e dei movimenti da un lato, e le ragioni di classe del Centro liberale dell’Ulivo (Margherita, maggioranza DS, SDI, UDEUR) dall’altro.

Al contrario nella prospettiva delineata dalla segreteria nazionale del PRC si assiste ad una contraddizione clamorosa.
Da un lato si afferma l’esistenza “di una nuova fase politica” nazionale e internazionale segnata da nuove potenzialità di movimento e di lotta; dall’altro in nome della “nuova” fase si avvia il ritorno del vecchio compromesso di governo con Romano Prodi (96-98): al punto da riprendere, letteralmente, gli stessi argomenti e concetti che accompagnarono il varo di quella stagione (la necessità di una sponda di governo per i movimenti al fine di “ottenere risultati”; la necessità di un “compromesso sociale dinamico” con forze imprenditoriali).
E’ una politica già sperimentata e già fallita in quegli anni con danni enormi per il partito e per i lavoratori (lavoro interinale, record di privatizzazioni, campi di detenzione per gli immigrati, finanziarie di tagli sociali).
Riproporre oggi il compromesso di governo con il Centro liberale e gli interessi dominanti che questo rappresenta, in nome dei “nuovi movimenti”, significa colpire tanto più ora le potenzialità dei movimenti e condannarci a ripetere un’esperienza disastrosa per il PRC a tutto vantaggio della borghesia italiana.

E’ preoccupante che a fronte di un pesante attacco alla previdenza pubblica, di una nuova precarizzazione del lavoro (legge 30), di un aumento impressionante del carovita, manchi ad oggi un’iniziativa di lotta unificante del mondo del lavoro e dei movimenti che sia al livello della gravità dell’attacco, e che possa realmente sconfiggerlo. Non è sufficiente una manifestazione per quanto grande. Ne bastano atti rituali o vertenze locali o di categoria, per quanto importanti. E’ necessaria un’azione di lotta vera e unificante che miri realmente alla sconfitta del governo e valorizzi tutte le potenzialità presenti.

Chiediamo quindi alla CGIL e a tutto il sindacalismo di classe di superare la logica perdente di iniziative simboliche e di promuovere un vero sciopero generale prolungato sino al ritiro dell’attuale legge finanziaria, alla cancellazione della legge 30, alla conquista di un forte aumento salariale unificante per l’intero lavoro dipendente.

Solo questa “spallata” di lotta può precipitare la crisi del governo e creare le migliori condizioni per una prospettiva di alternativa di classe. Per questa ragione tutto il Centro liberale si oppone alla “spallata” a Berlusconi. Per questa ragione il PRC di Padova la propone con forza al movimento operaio e a tutti i movimenti. E impegna i propri militanti a lavorare in questa prospettiva.

Più in generale il Comitato Politico Provinciale del PRC di Padova propone al movimento operaio, a tutti i movimenti di lotta, a tutte le forze ed organizzazioni che si sono schierate al nostro fianco per l’estensione dell’articolo 18, di rompere con il Centro liberale dell’Ulivo, di unire le proprie forze sul terreno dell’azione attorno ad un comune programma di mobilitazione, di costruire un polo autonomo di classe anticapitalistico.

Proponiamo un programma di azione che congiunga gli obiettivi del necessario sciopero generale alla rivendicazione dell’abrogazione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro (a partire dal Pacchetto Treu); del rilancio della previdenza pubblica contro le leggi privatizzanti varate dal 95 (P. Dini); del controllo operaio e popolare sui prezzi; di un vero salario garantito per i disoccupati, fuori da ogni scambio con logiche di precariato; della cancellazione delle privatizzazioni realizzate negli ultimi dieci anni; del ritiro immediato delle truppe italiane dall’Irak e da ogni altro paese, assieme alla riduzione verticale delle spese militari; di una lotta coerente per la difesa di spazi e diritti democratici, contro leggi e istituti del maggioritario e della seconda Repubblica, per una legge elettorale pienamente proporzionale.

Sono tutte rivendicazioni essenziali per una svolta vera, e sostenute da un consenso potenzialmente larghissimo del popolo della sinistra e nelle classi subalterne. Sono tutte rivendicazioni incompatibili col Centro liberale e gli interessi che questo rappresenta.

Questa è dunque l’unità contro Berlusconi che noi proponiamo: l’unità nell’autonomia. E’ un’unità che può tradursi in accordi elettorali tra le forze contraenti per concorrere a sconfiggere Berlusconi anche sul terreno istituzionale. Ma è soprattutto l’unica unità che può sospingere la radicalità della mobilitazione e delle lotte.

Gino Bortolozzo
Isabella Cecchi
Elio Rigon
Aldo Romaro

Esito della votazione

voti a favore: 4
voti contrari : 6
astenuti: 9

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