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E' la stampa, bellezza!

E' la stampa, bellezza!

(10 Febbraio 2011) Enzo Apicella
La stampa internazionale contro Berlusconi. Il Times: «Berlusconi abusa del suo incarico per i suoi interessi. È tempo che questa farsa volga al termine»

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    Lotteria di Montecitorio: il Banco rivince (e Berlusconi passa)

    (30 Settembre 2010)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.comunistiuniti.it

    Con la lotteria di ieri a Montecitorio il Governo Berlusconi viene tenuto in piedi - ci saranno presumibilmente dei ritocchi di convenienza, rimpasti, da qui a breve – con la bombola d'ossigeno. Trentacinque (su 38) deputate/i appartenenti alla corrente politica di Gianfranco Fini e 5 del Movimento per le Autonomie hanno espresso la loro fiducia all'ex massone. A fine giornata si sono contati 342 voti favorevoli contro 275. Il giudizio che si può trarre da questa vicenda, almeno per il momento, è che il Presidente del Consiglio doveva cadere da destra e da essa è stato invece frettolosamente rimesso in sella. Per quale motivo? Senz'altro Fini lo ha fatto in nome delle ragioni politiche di quella parte di oligarchia economica e burocratica che si riconosce in lui, attuale Presidente della Camera. Ragioni che suonano, in buona sostanza, come un avvertimento politico a Berlusconi: concedere troppo spazio alla Lega ed alle sue pretese “nordiste” può non essere “conveniente”. Berlusconi dovrebbe, nelle intenzioni di Fini, prenderne atto e frenare, in primo luogo, le concessioni sul federalismo fiscale e demaniale rese a Bossi, il quale dal suo lato invoca, ormai nemmeno più sottotraccia, le elezioni politiche subito, di modo da passare all'incasso attraverso un'incetta di voti al Nord ed un'altra spallata verso la discesa al Centro-Sud che, nelle intenzioni, dovrebbe raggelare le pretese finiane. Alla luce delle brevi, scontate e senz'altro non uniche, motivazioni qui riportate, balza agli occhi il fatto che Silvio Berlusconi non solo non è stato sfiduciato ma che, semmai lo fosse stato, non lo sarebbe stato certamente né per merito dell'opposizione politica in senso stretto (lo scarto di 67 voti è comunque ad oggi incolmabile senza il "lasciapassare" di Confindustria) né, e soprattutto, per pressione dei tanti movimenti di protesta e lotta presenti sul territorio del Paese. Non solo. Un' ipotetica caduta da “sinistra” per merito dell'opposizione politica in Parlamento, che non c'è stata ma avrebbe senz'altro potuto esserci se il padronato avesse deciso - e non lo ha fatto, ripetiamolo - un improvviso mutamento di rotta nella strategia politica, non avrebbe comunque intaccato il sistema sostanziale di interessi economici e finanziari che fa gli affari della borghesia: questo non per mancanza di coraggio o di volontà, ma per un'intrinseca impossibilità fisiologica dovuta alla natura interclassista dei soggetti in campo (PD ed IdV in primis). Infatti, dentro un ambito interclassista, sempre finiscono per prevalere le posizioni di forza e dominio (nel merito, quelle proprie del capitalismo) a detrimento di quelle subalterne (le ragioni delle masse popolari e proletarie). L'unica caduta “utile” del Governo Berlusconi, invece, sarebbe dovuta essere quella causata da un muro contro muro dato delle lotte, dalle mille vertenze in corso, perchè avrebbe dimostrato il rifiuto, da parte di milioni di donne e uomini, a continuare sulla strada di un modello produttivo fallimentare, oltrechè il rigetto delle politiche aggressive, antidemocratiche ed antipopolari del Popolo della “Libertà”. Sotto questo aspetto il fallimento della “sinistra” cosiddetta antagonista si palesa in tutta la sua problematicità: ossia, piuttosto che parlare di ipotetiche alleanze con chi (PD, IdV) non riesce nemmeno a scalzare Berlusconi da dentro i settori dominanti (Magistratura, produzione, alta finanza) in cui comodamente sta e spartisce il bottino con “il novello Machiavelli”, quei Partiti che dicono di interpretare gli interessi delle proletarie e dei proletari avrebbero fatto meglio - e farebbero meglio! - a forzare per unire le lotte, dando loro una direzione rivoluzionaria, fornendo cioè quella prospettiva di alternativa sociale che non può essere un semplice programma di “sinistra” genericamente intesa al Governo quanto di Comunismo in senso stretto. Viviamo l'ennesimo tempo di crisi sociale: se non ora, quando?

    Francesco Fumarola

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