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Egitto. Per quanto ancora?

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(29 Luglio 2013) Enzo Apicella

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dalla Francia: La loro sporca riforma, come tutto il resto, non s’ha da fare !

(2 Ottobre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa

Dopo la manifestazione del 23, bisognerebbe essere ciechi, come il governo, per non vedere che la collera è profonda. I cortei erano importanti almeno quanto quelli del 7 settembre, e ancor di più in numerose città piccole e medie, con una partecipazione di salariati del settore privato molto rilevante. Altra evoluzione degna di nota : i giovani cominciano a intervenirvi. Bisogna dire che devono preoccuparsi per il loro futuro, di fronte a una riforma che pretende di salvaguardare i vecchi che lavorano, mentre i giovani subiscono la disoccupazione e la precarietà. L’esasperazione profonda e generale spiega il carattere massiccio delle manifestazioni del 7 e del 23 in tutto il paese: ci sono scioperi per i licenziamenti, per i salari troppo bassi, e tutto un contesto, nel quale la riforma delle pensioni è alla fin fine un’ingiustizia in più !

Resta la necessità di darsi strumenti per far desistere il governo, senza accontentarsi di qualche rimaneggiamento marginale, come già fanno intendere certi dirigenti sindacali. Il governo potrà ben lasciarsi sfuggire grandi frasi sull’eguaglianza uomo – donna, o impegnarsi a lasciare andare prima in pensione chi ha 10% d’invalidità riconosciuta – e a quale prezzo, nel momento in cui la medicina del lavoro rischia di passare sempre più sotto il giogo dei datori di lavoro.

No. Non c’è niente da attendersi da queste eventuali raffazzonature. Dobbiamo darci gli strumenti per far ritirare a Sarkozy tutta la sua riforma, da adesso, innanzitutto senza attendere le presidenziali del 2012, e soprattutto senza credere alle vaghe promesse del Partito Socialista, che parla di tornare alla “possibilità” di andare in pensione a 60 anni, ma non dice niente sull’allungamento della durate dei contributi. Potremmo allora « scegliere » di andare in pensione a partire dei 60 anni, ma non a tasso pieno, bensì con una pensione da miseria ! Questo si decide adesso, perché, anche a legge votata, una lotta di grande ampiezza può disfare ciò che il parlamento ha fatto. La lotta contro il CPE nel 2006 ne è stata un buon esempio.

I sindacati indicono due nuove giornate di mobilitazione, per il 2 e il 12 ottobre. Occorre afferrare l’occasione di queste giornate, parteciparvi per continuare ad esprimere la nostra collera, la nostra rivolta, e sentirci forti del nostro numero.

Certamente queste manifestazioni a ripetizione non basteranno per vincere, ma possono contribuire alla crescita in potenza della protesta. Nel 1995, o nel 2006 per il CPE, la lotta richiese molti mesi per lanciarsi e infine sfociare in vittorie. Non saranno le direzioni sindacali a dare il segnale della mobilitazione generale, ma, grazie alla loro agenda, i conflitti sulle pensioni, contro i licenziamenti o sui salari, possono radicalizzarsi e soprattutto coordinarsi. Quelli che fino ad allora esitavano a far sciopero potranno così unirsi ai più determinati e ai più impegnati. Qui o là, nelle raffinerie Total, nel settore auto, nella grande distribuzione o in qualsiasi altro settore pubblico o privato, possono scoppiare scioperi e generalizzarsi in seguito. Un’ondata sociale di fondo, che susciti il panico tra quelli che governano e proteggono i ricchi, e permetta di cambiare radicalmente il rapporto di forza, si può costruire anche dal basso.

Allora, il 2 e il 12, dobbiamo essere milioni a esigere il ritiro della riforma, il ritorno ai 37,5 anni di contributi per tutti, e a manifestare la nostra collera per tutto il resto! Senza dimenticare di progettare il seguito.

Editoriale del bollettino di fabbrica "l’Etincelle" pubblicato dalla frazione di minoranza di Lutte Ouvrière - 27 settembre 2010

http://www.convergencesrevolutionnaires.org

traduzione di Michele Basso

Convergences Révolutionnaires

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