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(6 Ottobre 2010) Enzo Apicella
Genova e Prato sotto acqua. 4 morti.

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Allagamenti, ma Matteoli vuole altri porticcioli

(6 Ottobre 2010)


Dopo l’allerta meteo, segnalata dalla Regione Liguria con 24 ore di anticipo, verso sera arriva un vero e proprio bollettino di guerra. Frane, smottamenti, esondazioni, allagamenti, mareggiate e tutto il corollario dei veri e propri nubifragi: 300 mm di pioggia in poco più di tre ore. La tempesta si è poi spostata verso la Toscana, e anche qui disastri terribili e purtroppo anche 3 morti in un sottopasso allagato a Prato.
Ogni volta che piove con una forte intensità questo Paese va sott’acqua e poi viene sepolto dal fango, crollano pareti rocciose, franano larghi strati di colline, esondano torrenti. Fatalità? Finiamola con questa scusa idiota e truffaldina. Quello che succede ha responsabilità precise, mandanti politici che favoriscono gli affari speculativi, spesso in mano alla criminalità organizzata.
Proprio nelle stesse ore in cui diluviava sulla Liguria, il ministro Matteoli, dal salone nautico di Genova dichiarava, con grande tempismo, che per rilanciare il settore cantieristico e delle imbarcazioni bisogna aumentare i porticcioli turistici e smetterla con tutti gli orpelli legislativi utilizzati da certa sinistra di sinistra per impedire lo sviluppo. Spero che le dichiarazioni del ministro vengano soppesate dalla magistratura savonese che a poche ore dalla catastrofe ha aperto un’inchiesta per valutare eventuali negligenze e violazioni delle norme sui vincoli idrogeologici. In Liguria, nonostante la quasi isolata opposizione del Prc, in pochi anni si è passati da 12000 posti barca a 24000: una cementificazione selvaggia della costa, che impedisce un normale deflusso delle acque dei torrenti in mare. Le colline sono state asfaltate in lungo e in largo e le famose “creuze” di mare, vale a dire le viuzze di mattonato e terriccio, quelle di cui parlava De Andrè, un tempo drenaggio sicuro dell’acqua che scendeva a valle, lisciate dall’asfalto, moltiplicano i torrenti che scendono a valle. Nel 1970 la grande alluvione genovese fu causata da 800 mm di pioggia. Oggi, per causare un disastro ne bastano 300. No, non si tratta di fatalità e di eventi meteorologici eccezionali, si tratta di sbancamento del territorio, di sacrificio “rituale” del paesaggio e dell’ambiente, sull’altare del dio denaro.
Nelle prossime ore Bertolaso sarà a Cogoleto, comune della periferia genovese, zona colpita dal nubifragio.
Era una visita già programmata da tempo. Doveva accertare perché da dieci anni e più non si è ancora realizzata la bonifica di un pezzo di costa inquinata nello strato profondo del terreno da “cromo tetraesavalente”, rifiuto tossico di una lavorazione industriale ad altissima concentrazione cancerogena.
Adesso, per qualche giorno, diverranno tutti ambientalisti, scoprendo le magagne di un assetto idrogeologico violentato e i pericoli generati dall’inesistente manutenzione dei rivi e dei continui disboscamenti. Poi, passata la tempesta mediatica, di nuovo via libera ai grandi progetti, terzo valico e gronda autostradale in Liguria, Tav nella Val Susa in Piemonte, Variante di Valico e autostrada Rosignano – Civitavecchia in Toscana e Lazio, Ponte sullo stretto in Calabria e Sicilia: è la modernità signori! Poi, dopo i disastri, c’è sempre un’ emergenza sanitaria, ma guarda caso sono appena iniziati, anche nelle zone colpite, la riduzione dei servizi e i tagli dei posti letto, in nome e per conto della politica che pretende di ridurre gli investimenti sociali per foraggiare speculazioni e ruberie.
Continua a piovere sul bagnato, governo ladro. Ma a maggior ragione continuiamo a batterci. Il 16 ottobre andremo in piazza anche per questo.

Marco Nesci - Liberazione

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