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Pace, lavoro e libertà

Pace, lavoro e libertà

(16 Ottobre 2010) Enzo Apicella
Manifestazione nazionale della FIOM

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Di vernice, di uova, e di tanti governisti, pronti ad unirsi nell'hobby del pompiere.

(7 Ottobre 2010)

Solo fino a pochissimo tempo prima, attraverso l’informazione asservita al potere, si dicevan sicuri che il vetusto conflitto era scomparso dai possibili scenari politici. Centrodestra e centrosinistra con annesse stampelle, parlavan di vittoria epocale dell’interclassismo e della concertazione, tutti intenti a scambiarsi messaggi rassicuranti per un’economia capitalista data per unico sistema economico possibile.

Certo, rimanevano piccole sacche di soggetti irriducibili nel continuare a porsi il problema dell’ingiustizia sociale, ma padroni, politicanti e sindacati collaborativi a loro asserviti, si mostravano sicuri di essersi lasciati alle spalle "tempi non più possibili da rivedere". Un mondo di favole e di miraggi, dati come messaggi sicuri ed incontestabili. Poi l’inizio della crisi economica, prima negata e poi volutamente sottovalutata, ha di fatto dato segnali che qualcosa cambiava nel clima da " volemose tanto bene" e tra qualche situazione operaia che saliva sui tetti e qualche assemblea in cui si tornava a parlare di lotte e conflitto sociale, scricchiolava il voluto clima ovattato che per anni si era voluto creare ad arte.

Continuava però il veicolarsi di messaggi subliminali, il voler infondere entusiasmo ed ottimismo, quasi ad esorcizzare l’oggi, il presente che tanto inquieta. Del resto perchè preoccuparsi, se addirittura la ex sinistra radicale, diventata governista pur senza governo, certo non impensieriva, tutta intenta ad arcobalenizzarsi in SEL e FdS, alla ricerca di scranni parlamentari grazie ad accordi con il pd e non certo tramite sostegno concreto a lotte e vertenze e ai loro possibili ritorni di consenso. Un quadro piatto e tranquillo che segnalava un voluto clima da favola surreale. Più che occuparsi di governare le politiche economiche in piena crisi, il Berlusconi e "la destra del fare" si trastullavano nell’andar a feste di compleanno di amichette diciottenni ed è meglio tralasciare i mille eventi di "divertimento" che contornavano di feste, di luci o per meglio dire di ombre , e di "compravendite " chiamate ricevute regalie, con cui si son riempite milioni di pagine di rotocalchi ,e di tg e di giornali , che con i rotocalchi nell’oggi han molto di cui spartire.

Del resto mica posson parlare troppo di sfruttamento generalizzato e di morti sul lavoro, di licenziamenti e di suicidi ad essi connessi. La crisi avanzava? Ma le preoccupazioni del potere politico erano unicamente concentrate nel farla pagare alle classi popolari. Scuola, sanità, lavoro, servizi, pensioni, sono" i territori" su cui tagliare spese e diritti, chiamati "privilegi" da chi del privilegio ne fa e ne trae le proprie politiche e le proprie fortune immense. Gioco abbastanza semplice, portato avanti senza nemmeno il doversi preoccupare di affrontare un’opposizione parlamentare che del sonno profondo ha fatto il suo unico simbolo, il Partito Dormiente, un ronf ronf prolungato e profondissimo.

Governo"del fare" e finta opposizione, che han puntato sulla divisione sindacale, per far passare contratti capestro e politiche del lavoro a senso unico, dove per senso unico si intende il togliere salari e diritti a chi lavora. Cisl e Uil, come aiutanti di campo, schierate come un sol uomo a chiedere responsabilità. sacrifici e rinuncie, ad una classe lavoratrice che da anni fa sacrifici e rinuncie, in nome della richiesta responsabilità. Ed ecco il risultato del referendum a Pomigliano sull’accordo ignobile,altro che 90% di si preventivato dai sindacati giallissimi , e contestazioni ai responsabili sindacali, invitati da un pd ,che delle proprie feste di partito, ormai ne ha un’idea molto simile ad un proporre patacche fatte passare per politiche di resposabilità. Prime preoccupazioni bi partisan di centrodestra e centrosinistra, confindustria e sindacati collaborazionisti, prime dichiarazioni di : squadristi, violenti, eversivi.

Poco importava se a contestare fossero i senza diritti del lavoro, quelli che sulla loro pelle sulle loro quotidianetà avevano sperimentato le "splendide virtù del precariato" , quel "nuovo modo di lavorare" propagandato come salvifico dall’insieme della politica interclassista, unita nel liberismo come percorso ineludibile e capace di fornire l’unico futuro possibile delle proprie politiche del lavoro. Ed ora poi, uova e vernice, alle sedi Cisl, e per di più, da più giorni, contestazioni politiche operaie che fan presagire un autunno molto simile ad altri autunni, che indicati come caldi, speravano mai più di rivedere. Smentiti però dai fatti di chi si pone il compito prioritario di non pagare una crisi creata da altri, di chi pone la propria vita al di sopra di qualsiasi profitto padronale, di qualsiasi arricchimento fatto sul dolore e sulla pelle di molti.

E quindi: dal ministro Sacconi, a cisl e uil, da confindustria ad una stampa ridotta a barzelletta, è partita la caccia all’untore violento, che in realtà di violenza non ne pratica, ma che con il suo agire preoccupa e tanto pure i manovratori di un’economia vicina al collasso strutturale. Terroristi, squadristi, violenti, provocatori, l’unità delle politiche interclassiste usa ormai di tutto per spegnere sul nascere contestazioni, lotte e vertenze, che rischiano di espendersi a macchia d’olio.

Dal Sacconi che si inventa di fantomatici terroristi, alla Marcegaglia che suggerisce misure dure, subito accontentata dall’Epifani che fa sapere che userà le espulsioni,in cgil, intimidatori e violenti (pdl),aggressioni intolleranti (pd), i contestatori si trovano sotto un fuoco incrociato delle politiche interclassiste, unite non da oggi nell’hobby del pompiere, in quel gioco concertato per evitare lotte e conflitti, che spaventan all’unisono i sostenitori dello sfruttamento spacciato per responsabilità. Ed ecco risuonare le parole del regista inglese Ken Loach, che in una assemblea a Firenze lo scorso anno, invitava a scender nelle piazze, rifiutarsi di pagare la crisi economica capitalista, e soprattutto tenere d’occhio i dirigenti politici sindacali e politici della sinistra, che dovrebbero essere al fianco chi chi lotta .

In momenti come questi, si può contare sull’autorganizzazione e sulla partecipazione, sull’impegno in prima persona, contando su politiche di classe che sappiano discernere chi si schiera con chi lotta, da chi partecipa alla congrega dell’hobby del pompiere, per poter capire cosa fare nell’oggi, ma soprattutto per comprendere il cosa fare del domani. Richiedere con forza lo sciopero generale prolungato e un’opposizione sociale anticapitalista, senza se e senza ma.

Accaparrandosi uova e vernice, prima che a qualche mattacchione governista venga l’idea di toglierle per legge dal commercio, dichiarandole di fatto equiparabili ad armi non convenzionali. Con i Sacconi che girano non ci sarebbe certo da stupirsene, anzi................ A furia di sparar balle, i pompieri per diletto, ne sarebbero capaci. A proposito ma che dichiara il Landini?

Da Repubblica:Landini (Fiom): "Atti sbagliati contro democrazia". ’’Sono atti sbagliati e inaccettabili che contrastano con le regole democratiche del nostro Paese, che colpiscono sedi sindacali che rappresentano il mondo del lavoro’’. Il leader della Fiom, Maurizio Landini, condanna gli ’’episodi di intolleranza che hanno interessato sedi della Cisl’’ esprimendo ’’la più netta contrarietà.

Ah, è lui a diriger la FIOM................. Ken Loach, grazie per i tuoi consigli, in piazza il 16 ottobre e oltre, ce ne sarà veramente di che tenerne conto.

Enrico Biso

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