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(16 Giugno 2010) Enzo Apicella
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Fanghi tossici: Greenpeace denuncia la responsabilità dell'azienda Magyar Aluminium

(7 Ottobre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

07-10-2010/13:41 --- «L'azienda esprime il suo più profondo rammarico per l'accaduto, verso gli abitanti che sono danneggiati. Per favore, ricevete le nostre condoglianze». Inizia cosí il comunicato della Magyar Aluminium, l'azienda ungherese di alluminio dal cui impianto sono fuoriuscite tonnellate di fanghi tossici lunedì scorso, causando finora 4 morti e centinaia di feriti.
L'azienda, che ha interrotto le proprie attività soltanto dopo l'ordine del Ministero dell'Ambiente ungherese, potrebbe tornare operativa già nel prossimo weekend. Come si legge ancora nel fantascientifico comunicato, il disastro era imprevvedibile, in quanto causato da venti o piogge forti che avrebbero fatto franare le pareti del serbatoio. Inoltre, secondo l'azienda, il fango rosso non sarebbe pericoloso e non si sarebbe propagato « molto ».
Ma il sottosegretario all'ambiente, che ha annunciato l'avvio di un'indagine per accertare le responsabilità, ha avanzato l'ipotesi che la società possa avere stivato più fango del lecito nel deposito, provocandone la rottura e l'esondazione. I danni sono stimati sui 38 milioni di euro, e la bonifica dell'area potrà durare anni.
Secondo gli esperti, le infiltrazioni nel terreno, la pioggia e altri agenti renderanno inagibili e inquinate per sempre vaste aree agricole. Flora e fauna sono distrutti in un raggio di 40 km e nel frattempo anche l'aria è contaminata, dice il Wwf in un comunicato.
Il Greenpeace ungherese si dice «Profondamente indignata per una catastrofe causata dal cinismo dei capi e dei responsabili dell'azienda, che hanno prodotto disinformazione. Il giorno dopo il disastro sembra chiaro che la loro responsabilità è evidente e che i troppi fanghi rossi che non potevano essere stoccati sono la causa principale del disastro. Già prima del giorno del disastro le immagini satellitari permettevano di prevedere la possibile rottura della diga».
Intanto le autorità ungheresi danno informazioni contrastanti sulla contaminazione del Danubio. Il portavoce della protezione civile smentisce un dirigente del servizio delle acque ma poi ammete che il fiume è stato raggiunto dal fango tossico, affermando però che fauna e flora non subiranno gravi danni.

Thais Palermo Buti, Radio Città Aperta

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