Capitale e lavoro :: Lotte operaie nella crisi

Tornare a fare paura.

(8 Ottobre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa

La reazione operaia alla crisi ed alla ripresa dei padroni è inadeguata
Da una parte la resistenza è spesso disperata, individuale ed alla ricerca dell’eclatanza mass-mediatica, dall’altra si ripetono, in piccolo, contestazioni già viste, ed oggettivamente superate.

E’ bastato che una giovane compagna, cui và tutta la nostra solidarietà e complicità, tirasse un fumogeno sul giubbotto di Bonanni, per resuscitare fantasmi e paure di “terrorismi” mai dimenticati.

Napolitano indignato, Bonanni bruciacchiato, operaio seppellito.

Tornare a fare paura

se non torniamo a far paura, continueremo a fare pena

Già, o facciamo paura, o facciamo pena.

Quando moriamo, ci suicidiamo, o sopravviviamo di lavoro riempiendo le asettiche statistiche della povertà sociale.

Quando soli, spauriti e disperati, ci arrampichiamo sui tetti, come se non bastasse arrampicarsi sugli specchi tutti i giorni.

Quando invece di scioperare in tanti e bloccare la produzione, scioperiamo da soli e non mangiamo più, come se non fossimo abituati da sempre a digiunare e risparmiare.

Quando ci incarceriamo da soli, come se tutta la nostra vita di stenti non fosse già un’enorme galera.

Quando cerchiamo di “bucare” la notizia, elemosinando qualche spazio sui giornali dei padroni, non capendo che loro si occuperanno di noi solo quando saremo forti.

Quando chiediamo, senza forza, più sicurezza sul lavoro, prendendoci per il culo da soli, perché la sicurezza costa e toglie profitto al profitto, e perché in questa società il lavoro e’ sfruttamento, e lo sfruttamento uccide.

E’ ora di cambiare rotta!

Immaginiamo solo un momento di mandare i padroni sui tetti, ed i loro servi in galera, senza cibo.

Loro sarebbero più insicuri, e noi più forti.

Noi faremmo paura, e loro sarebbero costretti a scrivere di noi sui loro giornali.

Se non li avremo già chiusi.

8 ottobre 2010

Combat