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"Marlane", processo senza riflettori «Un eccidio che istituzioni e media vorrebbero far passare sotto silenzio»

(14 Ottobre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.slaicobas.it

Giovedì 14 Ottobre 2010 15:01


Praia a Mare
Stenta a prendere il via il processo a dirigenti e tecnici della Marlane, indagati per omicidio colposo e disastro ambientale, la cui quarta udienza preliminare si terrà sabato. Il "legittimo impedimento" dell'avvocato Niccolò Ghedini, che ha fatto slittare di qualche giorno il processo, ha provocato una serie di reazioni nel mondo associazionistico.

«Bene ha fatto – afferma lo SlaiCobas - il giudice Carpino a concedere il differimento, anche per non incorrere in appelli e relativi allungamenti dei tempi processuali già notevolmente dilatati. Prevedibilmente la costante di questo processo saranno i cavilli, le certificazioni di vario genere ed i legittimi impedimenti, tanto cari questi ultimi ad un leader oggi al vertice della politica nazionale. I media nazionali ed alcuni di quelli locali latitano o tacciono, salvo rare eccezioni; anche quelli televisivi, sempre solleciti nel riprendere eventi dalla valenza spesso discutibile. Eppure "l'affaire" Marlane-Marzotto si manifesta in tutta la sua drammaticità, ne fanno fede i circa trecento soggetti che costituiscono la parte civile. Oltre cento le vittime accertate, senza contare le svariate decine di affetti da patologie di diversa natura originate dalle sostanze tossiche utilizzate in azienda nel corso degli anni. Un eccidio che molti vorrebbero far passare sotto silenzio con la complicità dei sindacati, della quasi totalità delle forze politiche e di molte istituzioni ai vari livelli».
Il sindacato Slai Cobas rivendica di aver sollevato la questione più di dieci anni fa, con le prime denunce sino alle ripetute opposizioni alle archiviazioni avvenute nel corso degli anni, al faticoso percorso preliminare approdato in seguito al procedimento in itinere. «Tutto questo – si denuncia - è avvenuto in splendida solitudine, anzi spesso in contrapposizione a quei movimenti e sigle oggi alla ricerca affannosa di spazi utili alla loro costituzione, pur non avendo fatto quasi nulla costoro per appoggiare negli anni le sacrosante rivendicazioni».
In merito è intervenuto anche il Coordinamento regionale del Forum ambientalista. In una nota scritta dal presidente Ciro Pesacane e da Mauro Di Marco si pone in evidenza come il processo abbia assunto i caratteri di una vera e propria battaglia. «Gli avvocati della difesa, onorevoli Sisto e Ghedini – si legge in una nota - hanno chiesto il rinvio dell'udienza per impegni parlamentari. Eppure non erano presenti nell'udienza del 30 settembre e si erano fatti sostituire da colleghi. E non eravamo neanche oggi in fase dibattimentale ma ancora alle prime schermaglie sulla costituzione di parte civile. Una risposta possibile c'è: vogliono, come tutti gli avvocati, correttamente, vincere la causa. Sanno che il processo, eccellente per gli imputati, è importante. Soprattutto hanno paura della verità. Gridata in silenzio dalle decine di parenti delle vittime. Urlata in silenzio dalle associazioni che li rappresentano come lavoratori e da quelle che rappresentano il territorio offeso. Come ne usciranno Sisto e Ghedini? Con l'espediente di un nuovo coniglio dal cilindro da prestigiatore, ruolo al quale sono costretti da tempo dai loro clienti eccellenti? I parenti dei morti ringraziano. Ma anche noi. Un piccolo processo periferico assurgerà, purtroppo solo per questo episodio, ad un rango più elevato, con diritto all'attenzione nazionale fin qui scarsa».

www.gazzettadelsud.it

Antonello Troya _ Gazzetta del Sud

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