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Atene. Ordine pubblico

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Grecia: la Polizia sgombera e arresta i precari che protestano sull’Acropoli, i ferrovieri scioperano contro la privatizzazione

(14 Ottobre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

14-10-2010/13:35 --- Mano dura del governo ellenico contro i precari che da ieri occupavano l’Acropoli: questa mattina i corpi speciali della polizia in tenuta antisommossa hanno usato la forza e hanno utilizzato lacrimogeni e spray urticanti al pepe per disperdere circa 150 lavoratori precari che da ieri mattina bloccavano l'accesso agli scavi e al Museo. "Gli agenti anti-sommossa e la violenza non fermeranno la protesta", urlavano i manifestanti all'ingresso del sito cercando di respingere i poliziotti. Gli agenti hanno però fatto irruzione da un'entrata laterale e hanno pesantemente caricato i manifestanti che contestavano i tagli del governo e in particolare il mancato rinnovo dopo il 31 ottobre dei contratti a termine per 350 dipendenti del Ministero della Cultura, molti dei quali non percepiscono i loro stipendi da mesi se non addirittura da anni. I lavoratori hanno tentato di opporre resistenza ma cinque precari sarebbero stati fermati. Ieri mattina i lavoratori avevano bloccato l'entrata principale al più importante monumento greco e avevano cambiato la serratura del cancello di ingresso agli scavi, impedendo quindi ai turisti di poter visitare le rovine. All’atto dell’occupazione ieri mattina i lavoratori avevano calato dall’Acropoli un grande striscione sul quale c’era scritto “Non pagheremo per i vostri errori”. Non é la prima volta che l'Acropoli viene occupata dopo l'inizio della crisi finanziaria greca. Azioni simboliche di questo tipo sono state compiute nei mesi scorsi dagli stessi precari vicini al Koe (Organizzazione Comunista di Grecia) e dai militanti del Pame, il sindacato del Partito Comunista KKE.
Intanto oggi i ferrovieri greci sono di nuovo in sciopero per protestare contro la annunciata privatizzazione della compagnia di stato Ose. Lo sciopero di 24 ore, preceduto ieri da una sospensione di tre ore, interessa tutti i collegamenti ferroviari interurbani e suburbani e coincide con l'arrivo in parlamento del disegno di legge che prevede, con la scusa di ridurne il deficit miliardario, una riorganizzazione dell'Ose e la cessione di una parte delle sue attività ai privati. Migliaia i lavoratori dichiarati in esubero e che verranno quindi espulsi, direttamente o indirettamente, dall’azienda.

Intanto nel paese la tensione rimane alta, nonostante la condanna all’ergastolo, lunedì scorso, da parte del Tribunale di Amfissa, del poliziotto che uccise il quindicenne Alexis Grigoropoulos. L’agente Epaminondas Korkoneas, che il 6 dicembre del 2008 uccise a sangue freddo il giovanissimo Alexis nel quartiere ateniese di Exarchia, è stato condannato al massimo della pena (una decisione sofferta, adottata con un voto che è finito 4 a 3) mentre il collega che quella sera lo accompagnava e che cercò di coprire quanto accaduto, Vassili Saraliotis, ha ricevuto una condanna a 10 anni di reclusione. L’omicidio scatenò una vera e propria insurrezione popolare che durò un mese e vide duri scontri con le forze dell’ordine, assalti a sedi istituzionali e politiche, irruzioni dei manifestanti nei commissariati, continue manifestazioni e occupazioni di scuole e università. Una rabbia, non solo giovanile, nei confronti della impunità concessa ai membri degli apparati di sicurezza corrotti e violenti che contribuì fortemente alla sconfitta del governo di centrodestra guidato da Costas Karamanlis.
La madre della vittima di Korkoneas, Gina Tsalikian, ha accolto con soddisfazione la ''sentenza di giustizia'' che, ha detto, ''appartiene a tutta la società greca'', ma ha anche affermato che non si fermerà e perseguirà sino in fondo tutti coloro, a cominciare dai ''poliziotti spergiuri'', che hanno testimoniato il falso al processo nel tentativo di insabbiare la verità, imbastendo quella che ha chiamato ''una codarda campagna di diffamazione'' contro il figlio. Durante il lungo processo, durato ben 8 mesi, gli avvocati della difesa dell’agente omicida ha cercato di sostenere la tesi che il suo assistito avrebbe sparato alcuni colpi di pistola in aria per rispondere alla provocazione di un gruppo di giovani, fra i quali lo stesso Grigoropoulos, descritto come un giovane violento e border line. Ma il medico legale, pur rivelando che il colpo di pistola al torace che provocò la morte raggiunse la vittima di rimbalzo dopo aver colpito una colonnina spartitraffico, ha sostenuto che l'arma era puntata ad altezza d'uomo, come affermato da numerosi testimoni che hanno escluso anche qualsiasi provocazione da parte del giovane studente nei confronti della pattuglia come del resto già dimostrato il giorno dopo l’assassinio da un video girato con un telefono cellulare da un abitante del quartiere di Exarchia. Come scrive Margherita Dean su Peacereporter “ora la famiglia della vittima si può concedere un poco di pace, almeno fino all'appello, già preannunciato dalla difesa di Korkoneas; appello che spaventa chi conosce le abitudini giudiziarie greche: le sentenze di secondo grado sono generalmente più lievi, soprattutto nel caso che i condannati siano agenti di polizia”.
Un alleggerimento della condanna nei confronti dei due poliziotti nel procedimento di appello potrebbe scatenare la rabbia di massa all’interno di una società greca sempre più disperata e spaventata dalle continue misure di ‘austerità’ annunciate dal governo del ‘socialista’ Papandreou:
dopo l’aumento dell’età pensionabile, lo smantellamento del contratto nazionale di lavoro nel settore privato, dopo i tagli a stipendi e pensioni fino anche al 20%, ora ad essere colpiti sono i cittadini più deboli che subiranno aumenti indiscriminati delle bollette di luce e gas, mentre l’inflazione ha ripreso a correre – nonostante il calo dei consumi – e la disoccupazione reale galoppa verso quota 20%.
In Grecia il fuoco continua a covare sotto la cenere, ma l’atteggiamento intransigente del Governo o qualche episodio dal forte contenuto simbolico potrebbe scatenare di nuovo un incendio sociale di vastissime dimensioni.

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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