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(15 Ottobre 2010)
anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa
Venerdì passato, il governo ha fatto votare al senato con urgenza lo spostamento a 62 e a 67 anni dell’età del pensionamento minimo e a tasso pieno. A fianco di queste misure, i « progressi » annunciati, la vigilia per le madri di tre figli, nate tra il 1951 e il 1955 (e le altre possono crepare sul lavoro?) e i genitori di bambini handicappati (in realtà solo la metà di questi !), sono fuori del calcolo.
Il governo cerca di far credere che la partita è giocata. No ! E anche se prossimamente la legge sulla riforma delle pensioni fosse votata in via definitiva dal parlamento e dal senato, potrebbe, nonostante ciò, essere gettata nella pattumiera. Proprio come il CPE (« Contrat Première Embauche – Contratto di prima assunzione»), adottato il 9 febbraio e abrogato il 10 aprile successivo.
L’arma dei lavoratori è lo sciopero
Martedì 12 ottobre bisognerà riempire le piazze, convincere i colleghi, gli amici, i genitori, i vicini a calcare il selciato. Ma ciascuno capisce che queste giornate, indispensabili per misurare il rifiuto profondo della legge nella popolazione e rafforzare la mobilitazione, non basteranno a vincere.
Il governo l’ha strombazzato dopo il 7 settembre : guarda soprattutto il numero degli scioperanti. Deve mordersi le dita, perché qui e là la sfida comincia ad essere raccolta. Dalle Poste alla SNCF( ferrovie) passando per la RATP ( azienda autonoma trasporti parigini), le raffinerie di petrolio o la funzione pubblica, i preavvisi di sciopero rinnovabile piovono. Certamente, bisogna trasformare queste intenzioni in un autentico sciopero generale. Ma alcuni non hanno atteso il 12 ottobre.
Le pensioni e... tutto il resto
A cominciare dai giovani, che entrano in ballo : i liceali si sono riuniti in cortei di 10 000 e in seguito 20 000 manifestanti giovedì e venerdì scorsi in tutto il paese. Soprattutto, diversi settori di salariati si sono già messi in sciopero, sia sulle questioni di occupazione, di condizioni del lavoro e di salario, sia sulle pensioni. E’ il caso dei portuali, degli infermieri anestesisti, degli impiegati di Monoprix, delle mense, dei nidi d’infanzia, è il caso , sul piano locale anche dei maestri elementari o dei postini e di molti altri. E non solo nella regione marsigliese.
Sono entrati in sciopero su questo o quel problema specifico, e hanno ragione ! Perché, non solo è normale che i salariati facciano leva sulla minaccia di sciopero generale che incombe su tutto il paese per segnare punti nei confronti del proprio padrone, ma è anche la sola vera soluzione alla questione del finanziamento delle nostre pensioni : riconquistare il terreno perduto sui salari, il posto di lavoro o le condizioni del lavoro in questi ultimi vent’anni.
A che scopo far lavorare i vecchi quando 5 milioni di noi sono disoccupati o a part-time imposto ? Al contrario, aumentando i salari e strappando assunzioni si potranno aumentare i contributi.
Una settimana senza dubbio determinante
Siamo di fronte a un governo e a un padronato che tanto più mostrano atteggiamenti aggressivi quanto più sono sul chi vive. Raramente avremo il nostro futuro nelle nostre mani come questa settimana. Perché la collera è grande tra gli operai. E ciascuno sente che la situazione esigerebbe uno scontro potente e salutare, se prendesse tutta l’ampiezza in uno sciopero generale alla “Maggio ‘68”.
Sicuramente, molti di noi esitano ancora e osservano gli altri. Ma siamo in tanti a capire la necessità di una lotta generale.
Allora, quando i più risoluti riprenderanno lo sciopero giovedì, dovranno soprattutto rivolgersi agli altri e trascinarli. Certo niente garantisce che ci riescano, ma la posta in gioco vale largamente il tentativo, tutti insieme, tutti insieme, O.K.
Editoriale del bollettino di fabbrica "l’Etincelle" pubblicato dalla frazione di minoranza di Lutte Ouvrière - 11 ottobre 2010
http://www.convergencesrevolutionnaires.org
traduzione di Michele Basso
Convergences Révolutionnaires
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