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Torino. La ritirata di Borghezio

(15 Ottobre 2010)

Torino, 14 ottobre 2010. Era il giorno di Borghezio. Il PM Rinaudo lo aveva chiamato a testimoniare nel processo a carico di due anarchici accusati di minacce e calunnie all’europarlamentare leghista. Alla base dell’accusa l’affissione di manifesti in cui si sosteneva che Borghezio è un fascista, e un manichino con la faccia di Borghezio, appeso per i piedi davanti alla sede della Lega in via Poggio 23. Come Mussolini a piazzale Loreto.

La giudice aveva ammesso la sua testimonianza nell’udienza del 18 giugno.

All’ultimo minuto Rinaudo ha annunciato di aver rinunciato alla sua testimonianza. Un fascista ed un razzista non pentito come Borghezio rischiava di recitare male la parte del pover’uomo calunniato dagli anarchici. O, forse, è stato lo stesso Borghezio a fare pressioni sulla Procura perché lo togliesse dagli impicci. L’esponente del carroccio ha preferito evitare domande sulle sue imprese più celebri. Cosa avrebbe dette della volta che ha spruzzato il disinfettante su alcune ragazze africane sull’intercity Torino Milano? E della volta che, a capo di un manipolo di camicie verdi ha fatto pulizia “etnica” sotto ponte Mosca? In quell’occasione andò a fuoco un ricovero di senzatetto rumeni: per un pelo non ci scappò il morto. Dopo un’iniziale condanna a 8 mesi se l’è cavata in Cassazione con una multa. Per non dire dell’ammenda che si buscò per aver picchiato un bambino marocchino.

Come avrebbe spiegato le esternazioni dello scorso anno ad un convegno dell’estrema destra pizzarda? Credendosi a microfoni spenti, Borghezio dava consigli ai suoi camerati per “non essere considerati immediatamente fascisti nostalgici, bensì come una nuova forza regionalista, cattolica, eccetera … ma, dietro tutto ciò, siamo sempre gli stessi”.

Come avrebbe spiegato i 15.566 immigrati annegati nel Mediterraneo per le politiche razziste di quelli come lui? Che avrebbe detto dei profughi di guerra eritrei respinti in Libia, verso galere dove botte, torture, stupri sono la norma? Che avrebbe detto degli immigrati deportati verso la guerra e la fame?

Naturalmente l’europarlamentare, pur sapendo che Rinaudo non lo voleva più, si è presentato lo stesso. Sperava in qualche incidente che gli consentisse di recitare la parte del martire.

Non si è tuttavia nemmeno affacciato in aula, perché nell’anticamera un folto gruppo di anarchici ed antifascisti lo ha accolto con le note di “Bella ciao”. I carabinieri si sono affrettati ad infilarlo in una stanza chiusa, da dove se l’è poi svignata.

In aula i compagni hanno indossato magliette nere con la scritta “Lega=fascismo”.

Inutile il tentativo della giudice di far coprire le maglie.
I due testi dell’accusa, due poliziotti, sono caduti in numerose contraddizioni durante il dibattimento, che è stato rinviato al 14 febbraio.

La Resistenza continua. Ogni giorno.

Per le strade di questa città, dove la guerra ai poveri si fa ogni giorno più feroce.

Federazione Anarchica Torinese - FAI

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