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Per i tre operai della Fiat

Per i tre operai della Fiat

(25 Agosto 2010) Enzo Apicella
Melfi. La Fiat licenzia tre operai, il giudice del lavoro li reintegra, la Fiat li invita a rimanere a casa!

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(Licenziamenti politici)

Roma: pronto? sei licenziato!

Licenzato per motivi politici in una cooperativa sociale

(27 Ottobre 2003)

I padroni si sa, grandi o piccoli che siano, vorrebbero fare il loro comodo senza grane e noie di sorta.
Licenziare secondo libero arbitrio rientra ormai nella prassi consolidata e agli occhi di lorsignori persino un licenziamento a "norma di legge" appare una dolorosa concessione.

Nella cooperativa sociale "Obiettivo 2000" di Roma un nostro compagno, che è socio-lavoratore della stessa e che vi presta servizio come assistente domiciliare, è stato licenziato per via telefonica, solo in un secondo tempo risultando raggiunto da una raccomandata postale. La quale, in verità, si limitava a specificare la sua esclusione dal rapporto associativo, senza entrare nel merito della perdita del posto di lavoro. Finora, la prima cosa non ha coinciso immediatamente con la seconda, anche se gli emendamenti della maggioranza di centrodestra alla L.142 sul socio-lavoratore sembrano andare in questa direzione.

Ma pur potendo farsi scudo, forse, della legislazione berlusconiana su un singolo aspetto, per il resto la cooperativa "Obiettivo 2000", licenziando Luciano senza preavviso e senza nessuna convocazione in qualità di socio-lavoratore, ha sicuramente violato gran parte della normativa vigente. Dall'articolo 7 dello Statuto dei Lavoratori (relativo alle procedure da seguire in caso di provvedimenti disciplinari) agli articoli 33 (preavviso di licenziamento) e 42 (ancora sui provvedimenti disciplinari) del CCNL di riferimento.

A cosa si debbono la noncuranza del quadro normativo e la fretta? Al di là delle presunte e pretestuose infrazioni che gli vengono attribuite, quello di Luciano è un licenziamento politico, dovuto al suo impegno nell'affermazione quotidiana di migliori condizioni e di diritti nel posto di lavoro.

Si vuole reagire al positivo cambiamento di clima che sta caratterizzando la vita della cooperativa. Dopo un lungo periodo di pacificazione, ottenuto creando divisioni e sospetti tra i/le lavoratori/trici e procedendo a gravi soprusi (è del 1997 un caso analogo a quello che stiamo raccontando), i lavoratori sono tornati a porsi e a porre domande, ad effettuare verifiche, predisponendo meccanismi di difesa per prevenire ritardi dei pagamenti.

Si lancia quindi un segnale a tutti/e gli/e operatori/trici, invitandoli a rimanere passivi, a soccombere alla prepotenza di sfruttatori "senza scopo di lucro".

La rivendicazione di diritti e di contratti a tempo indeterminato si scontra ogni giorno con un livello di attacco ai nostri danni senza precedenti nella storia del paese: dall'offensiva verso l'articolo 18 alla riforma del sistema previdenziale, dalla limitazione del diritto di sciopero a quella Legge 30 che, con la sua vasta gamma di soluzioni contrattuali diverse, pone l'Italia all'avanguardia sul piano della precarietà.

In questo contesto, il lavoro nelle cooperative sociali ha una sua specificità. Ciò perché rispetto ad esso, vera frontiera tra lavoro regolare e sommerso, si sperimentano le forme più audaci ed innovative di sfruttamento. Contratti parasubordinati, occasionali, ritenute d'acconto dominano nel settore da almeno 10 anni, accompagnandosi a quella favola dell'autoimprenditorialità che si è sempre tradotta in rinuncia volontaria a quote di reddito e tredicesime, in negazione del diritto di sciopero e di rappresentanza sindacale. Per non dire dell'ideologia della "difesa dell'interesse comune della cooperativa", in realtà quasi sempre coincidente con quello del suo Consiglio d'amministrazione.

Ora che la riorganizzazione dei servizi sociali sembra essere modellata più sui criteri aziendalistici che su quelli mutualistici, così da confermare la natura dell'"interesse comune" di cui s'è detto, le cooperative sociali diventano finalmente luoghi di conflittualità. Luoghi di contestazione della politica di esternalizzazione dei servizi perseguita dai governi d'ogni colore e, nel nostro specifico, dalla "illuminata" giunta Capitolina.

Proprio la diffusa spinta alla lotta spiega la generalizzata solidarietà nei confronti di Luciano, il sostegno che gli è pervenuto sia dai lavoratori della sua cooperativa (che hanno raccolto firme per indire una assemblea straordinaria) sia da quelli di altre cooperative. Per non dire delle famiglie presso cui presta servizio, il cui appoggio non è solo confortante, risultando di una importanza assoluta.

In un quadro del genere, in attesa della convocazione da parte dell'Osservatorio sul lavoro legato all'Assessorato alle politiche sociali, cui è stato segnalato il caso, forme di pressione affinché il CDA di "Obiettivo 2000" receda dalle sue decisioni, possono contribuire a mantenere e a sviluppare un clima favorevole al lavoratore licenziato.

Facciamogli sentire che la sua lotta è la lotta di tutti! A tutte le organizzazioni dei lavoratori, del sindacalismo di base, alle realtà dell'autorganizzazione sociale che operano nei posti di lavoro, si fa appello a spedire alla cooperativa "Obiettivo 2000" fax in cui si esprime solidarietà a Luciano. Il numero è 0627868147 ed è bene rivolgersi al presidente Luigi Di Girolamo.

E' un piccolo segno quello che si chiede, ma che -unendosi alla lotta che si svolgerà dentro la cooperativa stessa- potrebbe avere più effetti di quanto non si pensi.

Corrispondenze Metropolitane
Collettivo di controinformazione e di inchiesta

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