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(9 Marzo 2012) Enzo Apicella
Oggi sciopero generale dei metalmeccanici convocato dalla Fiom e manifestazione nazionale a Roma

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(Per un sindacato di classe)

«La Fiom fa bene a manifestare, ma serve un altro sindacato»

(16 Ottobre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

16 ottobre 2010

Fabrizio Tomaselli, è membro dell'esecutivo nazionale Usb, sindacato di base nato dalla fusione di diverse sigle (RdB, Sdl, parte della Cub), che ha dato vita a una manifestazione nazionale a Torino, sabato scorso, contro il «modello Pomigliano».

Com'è andata la manifestazione al Lingotto?
Bene, rispetto agli scopi. Partiva dalla situazione in Fiat, ma di fatto allargava lo sguardo all'intero paese. Quello che lì accade è la cartina al tornasole di quel che purtroppo accade da anni: le aziende si ristrutturano, delocalizzano, utilizzano i nuovi strumenti legislativi o direttamente la politica per averne di nuovi. Aziende come Fiat non sono più «assistite» dalla politica nazionale, ma la usano come strumento per trasformare le relazioni industriali in pura formalità. Servono risposte non solo «aziendali», ma complessive, di carattere confederale. Con Torino abbiamo iniziato a farlo concretamente.

C'è differenza a fare sindacato di base nel privato?
È certamente più difficile. Si tocca con mano il rapporto secco tra lavoro e impresa. Vanno in contraddizione anche le varie organizzazioni sindacali. Grandi vertenze, come Alitalia o Pomigliano, trasformano radicalmente le relazioni industriali. Il «nuovo regime» viene trasferito subito a ogni settore. Oggi ci si permette di fare cose prima impensabili nel pubblico dopo averle sperimentate nel settore privato. Si possono rinviare sine die le elezioni per le rsu nel pubblico, perché nel privato la rappresentanza non è mai stata regolata per legge. I rapporti con le controparti sono più pesanti. Oggi se ne accorge anche la Cgil, e soprattutto la Fiom. Per noi è così da quando siamo nati. Se non sei omologato, cercano di emarginarti. Non solo le controparti, ma anche le altre organizzazioni.

Modello Pomigliano, collegato lavoro, attacco allo statuto dei lavoratori... Come si fa a «tener botta» in questa situazione?
La contraddizione del sistema italiano è avere un'opposizione politica pressoché inesistente e un sindacato in larga parte orientato alla «collaborazione» con imprese e governi. In altri paesi, con sistema economico uguale, il ruolo dell'opposizione è molto più concreto. È possibile anche da noi un sindacato indipendente, che faccia il suo mestiere. La maggior parte, oggi in Italia, «collabora», si ritaglia spazi di intermediazione tra lavoro e capitale. Gli ultimi mesi dimostrano che c'è bisogno di opposizione vera e sindacato vero.

Voi oggi non sarete in piazza. Perché?

Noi non siamo «contro» questa manifestazione. La Fiom ha tutte le ragioni per scendere in piazza, per tutelare chi rappresenta e anche se stessa, messa in discussione da altri sindacati, dal governo e persino dalla maggioranza Cgil. I momenti di opposizione e conflitto debbono essere costruiti insieme; questo non è accaduto, nonostante i nostri inviti. Ma non è questo il punto importante. Pensiamo che la Fiom, il momento più alto di opposizione all'interno di una confederazione, ha oggi la necessità di prendere atto che all'interno della Cgil non c'è più la possibilità di quella gestione sindacale portata avanti finora. Quando la Fiom ne prenderà atto, ci sarà da discutere, nel paese e tra le organizzazioni sindacali che si ritengono tali, di come costruire davvero il sindacato che possa portare fuori dalle secche di questa crisi i lavoratori.

Il Manifesto

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