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Zibaldino del giorno

(19 Ottobre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in fulviogrimaldi.blogspot.com

"Zitti o sparo" di Pacifici, le salmerie del "manifesto", Marassi e Kosovo, la Premiata Macelleria Petraeus, Gennarino grillo parlante. E un contributo dei No War.

Curioso, a me pareva che nel precedente post, "Messico e nuvole. Rosa", l'argomento principale fosse la descrizione del narco-necro-Stato Messico, con le sue eroiche resistenze, soprattutto delle donne di Chihuahua e Ciudad Juarez. Anche visto che il Messico è un laboratorio di strategie imperiali in corso di applicazione ovunque e soprattutto da noi. Invece ho ricevuto commenti esclusivamente sulla questioncella dei serbi a Genova.

L'arte della leadership consiste nel indirizzare l'attenzione del popolo contro un singolo avversario e fare in modo che nulla frantumi quel'attenzione. Il leader di genio deve aver l'abilità di far apparire oppositori diversi come un'unica categoria. (Adolf Hitler).

L'unico obiettivo dei non ebrei è quello di servire gli ebrei. I Goym sono nati solo per servirci. Senza questo compito, non c'è posto per loro nel mondo. (Dal Jerusalem Post: Rabbino Yosef Ovadia, capo del Consiglio dei Saggi della Torah e alto dirigente della comunità sefardita in Israele).

Zitti o sparo!
Il militante della destra nazionalista (iscritto a AN) e picchiatore di pacifisti ostici al nazisionismo di Israele, Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica romana, ha invocato una legge che renda reato il negazionismo, o il ridimensionamento della Shoah. Gli ha fornito il graditissimo pretesto il docente teramano Claudio Moffa, noto per le sue intemperanze dialettiche, ma anche per aver dato voce a storici revisionisti. Dunque, puoi revisionare la storia dicendo che il caporale Bulot era l'amante di Napoleone, o, meglio, che Nerone è stato un illuminato e giusto sostenitore dei diritti e del benessere delle plebi di Roma, o che un civilissimo Attila ha insegnato l'agricoltura a un mondo retrocesso nelle barbarie dopo la caduta dell'impero romano, o che Madre Teresa di Calcutta era una strega che faceva morire in osceni tuguri e tra i dolori i malati terminali, mentre poi passava le vacanze con delinquenti come Duvalier di Haiti, Somoza del Nicaragua, Reagan e si faceva curare nelle cliniche di lusso svizzere, o (ancora per poco) che l'11 settembre l'hanno fatti Cheney e gli imperialnazisti, o che la guerra britannica dell'oppio ha fatto fuori cento milioni di cinesi, o che Graziani e gli italiani brava gente hanno gassato, torturato sterminato decine di migliaia di etiopi e libici. E si tratta di revisioni per la verità. Tutto, secondo lo statuto sacrosanto degli storici, può e deve essere rivisitato, riesaminato e revisionato. Salvo l'olocausto ebraico. Se metti in discussione quello, a torto o a ragione, strappi lo scudo a chi sta perpetuando in Palestina e in giro per il mondo le peggiori nefandezze della storia umana e mette l'umanità a rischio prima di fascismo, e poi di distruzione atomica.

Io non sono uno storico, ho letto poche alterne cose a proposito, non so dell'olocausto salvo quanto mi viene gridato a squarciagola ogni giorno, ma so del diritto democratico, prima ancora che scientifico, di mettere in discussione qualsiasi, proprio qualsiasi evento storico. E so che si incomincia con la Shoah e si finisce con la lesa maestà di Berlusconi. Le verità assolute e indisputabili, sottratte al diritto della revisione, sono ontologicamente sospette e negano i principi fondamentali dell'epistemologia. Puzzano di strumentalizzazione, specie quando vengono propagate e imposte come tabù invalicabili da chi si arroga il diritto di ammazzare un innocente palestinese al giorno, di bruciarne gli ulivi, di rubargli casa e terra, di mandare in giro sicari ad assassinare antipatici, di campare di perenni guerre interne ed esterne allo scopo di tenere unita una società fondata sulla menzogna, sul razzismo, sul crimine. E frammentata tra ebrei sefarditi semiti, ebrei ashkenaziti europei, arabi semiti, schiavi asiatici cristiani, buddisti, semiti, maggioranze invasate e minoranze pensanti, il tutto minato ormai da un disgusto universale dilagante. Puzzano specie quando servono ad assordare le orecchie di chi ha udito la proclamazione del governo israeliano di una legge che impone giuramenti di fedeltà allo Stato israeliano ebraico. Cioè monoetnico, monoconfessionale, teocratico, assolutista. Contro cui, per una volta, alcune migliaia di bravi israeliani hanno manifestato il 16 ottobre a Tel Aviv. Anche Mussolini proclamò tale giuramento. Non per nulla Pacifici... Subito l'adesione entusiasta del postfascista Fini e del sospettato di mafia Schifani. Ottimi vessilliferi del nazisionismo e da questo promossi a soluzione di ricambio per il logoro e ormai instabile guitto mannaro.

Aggiungo una nota lieta per Pacifici. Intervistato dalla TV di Israele, il presidente (decaduto) Mahmud Abbas, Abu Mazen, ha dichiarato che una volta che i palestinesi avranno stabilito il loro Stato nei confini del 1967, siamo disposti a rinunciare alle nostre richieste storiche. Ciò significa che questo fetido rinnegato, comprato dai genocidi del suo popolo insieme alla sua ciurma di traditori, ha sancito la rinuncia al ritorno di 8 milioni di profughi cacciati dalla pulizia etnica di Israele dal 1948 a oggi. Un ritorno ordinato dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU.

Se c'è un angolo nel mondo che è rimasto in pace, ma con una pace fondata sull'ingiustizia - la pace della palude con materiale marcio che fermenta nei suoi abissi - possiamo essere certi che quella pace è falsa. Violenza chiama violenza. Ripetiamo sempre e senza paura: l'ingiustizia provoca rivolta, degli oppressi o dei giovani, decisi a combattere per un mondo più giusto e più umano. (Helder Camara).

Le salmerie del "manifesto"
Quando partono, le trombe di Gerico, sono coinvolgenti. Trovano echi e assonanze perfino tra i più modesti degli zufoli. Ricordate Bush, e ora anche Obama, che a ogni rovescio in Iraq o Afghanistan o nei consensi popolari, estraeva dal borsello Cia e Mossad, un nastrino di Osama bin Laden, o un "terrorista" islamico con polverine innocue nelle scarpe, o fuochi d'artificio nel pullmino di Times Square? "Il manifesto"? Mai un dubbio. Come del resto sull'autocombustione dell'11/9. Anzi, anatema alle migliaia di studiosi, testimoni e tecnici che l'hanno dimostrata tale. Così, quando qualche sconcerto viene suscitato a livello mondiale dall'eccessiva decimazione di civili afghani e pakistani, operate dagli squadroni della morte ("Truppe speciali"), dai droni, dalle bombe, ecco che dalla Sibilla di Langley parte l'ordine di servizio ai velinari di concentrare i commenti, le cronache, le invettive sulla "tragicacondizione delle donne afghane", o la kermesse di una Sakineh, mai condannata alla lapidazione, bensì all'esecuzione per assassinio del marito. E pifferi, zufoli e cimbali, dietro in corteo. Salmerie manifestine in coda. E quando si tratta di sviare dall'ennesima nefandezza israeliana, leggi razziste, stragi, torture, abusi di minorenni carcerati, uccisione di pacifisti, ecco che il messaggio della Sibilla raccomanda immediata risposta depistante, vertente sulle barbarie islamiche. Nel caso particolare, un immenso paginone della capolobby nel "manifesto", Marina Forti, sulla catastrofe della fiorente, pur sotto sanzioni imperialistiche, economia iraniana, sulla repressione dell'opposizione "democratica" (facente capo a quel Mussawi che governò lo sterminio delle sinistre iraniane e l'attacco all'Iraq antimperialista), su frustate (mai date) e su lapidazioni mai comminate da tribunali iraniani dal tempo dello Shah e dell'amerikano Khomeini. Ma guarda la combinazione: erano i giorni in cui Mahmud Ahmadi Nejad suscitava il consenso di tutto il Sud del mondo all'assemblea generale dell'ONU e raccoglieva i frutti della sua espansione anti-israeliana e antiamericana nel trionfo libanese e siriano (fatto positivo che nulla toglie alla negatività subimperialistica dell'iranizzazione sanguinaria dell'Iraq). Allineati e coperti, quelli del "manifesto". Alla faccia delle migliaia di lettori che tali cerchiobottismi (con i lavoratori in Italia, con i bugiardi padroni fuori), hanno fatto fuggire. Mai detto fu più fondato: chi è causa del suo mal pianga se stesso. Vale anche per l'obamaniaca manifestina Ida Dominijanni che, dal suo amichetto Gad Lerner, ha decretato: "Con Obama sono tornate in America fratellanza e solidarietà. E poi piangono sopra i lettori perduti.

Se non c'è lotta, non c'è progresso. Coloro che dicono di promuovere la libertà e poi deprecano l'agitazione, sono persone che vogliono raccolti senza arare il terreno, vogliono pioggia senza tuoni e lampi. Vogliono un oceano senza il possente urlo delle sue tante acque. (Frederick Douglass).

Kosovo a Marassi.
Ancora una parola sulle intemperanze dei tifosi serbi a Genova che tanti contrastanti commenti hanno suscitato all'articolo sul mio blog. La scrive un giornalista detto di destra, ma ahinoi intelligente e sempre fuori dal coro, salutare revisionismo.
I duemila serbi che sono calati martedì sera a Genova non c'entrano nulla con un discorso sportivo, hanno usato un avvenimento sportivo, come è accaduto altre volte, per manifestare la loro umiliazione, la loro frustrazione, la loro rabbia per i soprusi che la Serbia ha dovuto subire negli ultimi vent'anni. Io - e non solo io - ero sentimentalmente con loro (Massimo Fini).
Proprio così. Chiediamoci piuttosto perché, nel servilismo del proprio governo, ancora assiso sulle macerie e ossa dei bombardamenti Nato e italiani, nella complicità intossicata di umanitarismo e falsità delle sinistre internazionali, collera, protesta e richiesta di verità e giustizia prendano le forme e i simboli della destra. Hanno bruciato, quei masnadieri serbi, la bandiera del Kosovo. Orrore, bruciare bandiere! Sì, quella di un pezzo di Jugoslavia e di Serbia occupato demograficamente dagli albanesi, fattosi pulizia etnica della popolazione autoctona originaria e di tutte le minoranze, diventato base d'assalto Usa e narcostato al comando di una banda di killer mafiosi e al servizio della finanza occidentale. Se nella sinistra, interna ed esterna, fossero stati con la Serbia, anziché ingurgitare e vomitare le panzane degli avvoltoi, quei ragazzi probabilmente avrebbero inalberato, oltre alle sacrosanti effigi di Milosevic e Karadzic

, anche qualche falce e martello. Gliele abbiamo strappate noi.

Il macellaio macellato
Giorni fa è stato accolto, per una conferenza a Roma dei licantropi sulla loro vittima Afghanistan-Pakistan, il macellaio principe della sedicente "Comunità Internazionale", generale a quattro stelle e comandante supremo prima in Iraq e ora in Af-Pak, David Petraeus. E' stato salutato da tutti con tutti gli onori di un eroe dell'esportazione della democrazia nei paesi da squartare e annichilire perché riluttanti a farsi sbranare da Usa e ascari vari. In Iraq, dove aveva spurgato la favolosa idea di corrompere e reclutare alcuni capitribù sunniti, ansiosi di salvare le loro comunità dalla carneficina delle milizie pro-iraniane scite, il macellaio è stato macellato dal totale fallimento dell'astuta manovra. Vistisi ulteriormente decimati dal regime scita, vistisi abbandonati dai "protettori" e ufficiali pagatori statunitensi, vistisi attaccati ogni giorno con maggiore forza dalla resistenza irachena in grande rispolvero, vista la rinascita di questa resistenza, arrivata a liquidare le forze di sicurezza del regime, polizia, esercito, politici fantocci (1.300 da gennaio), con lo stesso ritmo dei migliori anni (2004-2007) di lotta contro l'occupante, gli ex-collaborazionisti dei petraeusiani Consigli del Risveglio sono tornati in massa a rinfoltire i ranghi della guerriglia. Petraeus, serial killer prediletto di Obama, ha voluto salvare la faccia nell'unico modo in cui il regime obamiano sa rispondere alle debacle e al crollo dei consensi in vista delle elezioni di medio termine. Da quando ha sostituito il collega McChrystal, che rompeva i coglioni chiedendo interventi umanitari e di ricostruzione, il mattatore fallito dell'Iraq ha aumentato del 172% i bombardamenti indiscriminati sul popolo afghano. Incurante delle timide proteste del presidente pachistano Ali Zardari, pressato da un'opinione pubblica inferocita contro gli Usa, ha intensificato le incursioni dei droni Cia sulla popolazione civile pachistana e, in entrambi i paesi, come uggiolato dallo stesso Zardari, ha aumentato gli attentati terroristici in mercati e moschee, attribuiti ai Taliban, e le operazioni di assassinii mirati da parte delle "Forze Speciali", cui, come è noto, danno un rilevante contributo killer con stellette italiani.

Alla coppia di Transilvania Obama-Petraeus è scappata, per effetto delle crepe nei propri allestimenti di "terrorismo islamico", l'invocazione alla creazione di "autentici terroristi". La "guerra al terrorismo" consisterebbe nel creare "veri terroristi". Il grottesco esito del terrorismo di regime, Cia, Mossad e agenzie collegate, cui soltanto compari e famigli fingono di credere, sostenuti da "confessioni" ottenute con tortura e manipolazioni mentali, le patacche trasparenti dei messaggi di Osama o di Zawahiri, lo smascheramento di fantocci finto-islamici, come il noto Mehsud Baitullah, fatto passare per capo Taliban pachistano per giustificare i massacri dei mercenari Usa pachistani nel loro Waziristan e Swat, hanno convinto i terroristi Usa che tocca tornare al collaudato metodo "Pearl Harbor".

Allora, dicembre 1941, il buon Roosevelt, ansioso di entrare in guerra, cioè nell'Europa e nell'Asia da colonizzare, fece credere ai giapponesi che li avrebbe attaccati. Saputo dai suoi agenti a Tokio che il Giappone intendeva prevenire l'attacco, distruggendo la flotta Usa a Pearl Harbor, nulla disse e nulla fece per salvare i suoi militari: 2.800 mandati ai pesci (ci sono i documenti desecretati). Stessa cifra sacrificata nel pasticciaccio brutto dei propri dinamitardi alle Torri Gemelle. Terroristi "autentici" da far sorgere, visto che finora al terrore hanno dovuto applicarsi quasi esclusivamente i propri arruffoni agenti, affiancando con attentati e minacce i metodi tradizionali: invasione di paesi, sterminio della popolazione, distruzione delle infrastrutture, affossamento dell'economia, depredazioni , imposizioni di corrotte e sanguinarie dittature, assassinio e persecuzione di cittadini. Obama non si fa capace che un simile trattamento non abbia ancora prodotto in questi cagasotto islamici un numero adeguato di terroristi. Per ovviare, il Pentagono ha anche assegnato, senza gara e a trattativa privata, un contratto di 31 milioni di dollari a Martin Seligman, psicologo all'Università della Pennsylvania, consulente da decenni del governo Usa, elaboratore dei più convincenti sistemi di tortura e massimo teorico della "Guerra al terrore". Il contratto si intitola "Addestramento al recupero". Tra i corsi c'è quello che insegna a ottenere "impotenza indotta". Riusciranno la Cia, il Mossad, i servizi della "comunità internazionale" a trovare un numero sufficiente di musulmani incazzati fino alla demenza, o ridotti ad automi radiocomandati, da sostituire i propri attivisti del terrore in vista degli attentati a gogò annunciati soprattutto in quell'Europa la cui popolazione, "manifesto" o non "manifesto", incomincia ad avere seri dubbi su esportazione di democrazia e interventi umanitari?

Nulla rafforza l'autorità quanto il silenzio. (Leonardo da Vinci)

Gennarino grillo parlante
Gennaro Carotenuto, esperto e valoratore del moderatismo latinoamericano e, quando occorre, poliedrico quanto banalotto tuttologo nazionale, si inebria del Brasile di Lula con la stessa forza con la quale aborre "l'avventurismo di Hezbollah", i siriani "probabili assassini del premier Rafiq Hariri", il "terrorismo iracheno", il "narcotraffico dei briganti FARC" in Colombia e analoghe puttanate delle centrali del terrorismo propagandistico USraeliano. Stupisce che un giornalista accorto e consapevole come Gianni Minà continui a tenerlo alla sua corte editoriale, a dispetto di questi sbandamenti. Ha un blog, Gennarino, che si chiama "Giornalismo partecipativo", nientemeno, dove la partecipazione è tutta sua e basta. L'altro giorno ne è uscito un soffietto intitolato "Il Brasile di Lula: la grande nazione progressista". Essere di destra è fuori moda in Brasile.. Nel 2010 l'egemonia culturale e politica è della sinistra... Per capire cosa intenda Gennariello per sinistra, basta leggere più avanti dove, con un intervento da prestidigitatore, trasforma il candidato ultrà della destra ed estrema destra, José Serra, in uno dei tre candidati che fanno a gara a chi si definisce più di sinistra. E poi giù con la solita menata del povero nordestino divenuto operaio metameccanico e poi cristallino militante contro la dittatura (sotto la quale, per la verità guidava un sindacato giallo), che oggi va smantellando tutti i paradigmi neoliberali... Le scempiaggini su questo paradiso in terra proseguono tra invenzioni e inciampi, come quando Carotenuto si esalta per il pieno sostegno dato a Lula dall'imprenditoria brasiliana, ma anche dai movimenti sociali (per la verità tanto perplessi da dare all'autentica sinistra Marina Silva il 20% al primo turno e da far scendere la clone malriuscita di Lula, Dilma Rousseff, di un punto al giorno nelle preferenze di voto al secondo turno. E pour cause.

Grandi i risultati macroeconomici di Lula e della sua ripetizione al femminile: PIL in su anche del 10%. Come accade in paesi del liberismo più feroce. E il PIL lo fa schizzare anche il taglio della foresta amazzonica come non è mai stata tagliata: export di legname. O le enormi distese sottratte a boschi, indigeni, campi del nutrimento umano per le criminali coltivazioni di necrocombustibili da infilare nei serbatoi del mezzo obsoleto e killer per eccellenza: l'automobile. O le gigantesche colture di soia transgenica, velenoresistenti, contaminanti terre e fegati umani fino al disastro riproduttivo. O il subimperialismo regionale delle transnazionali brasiliane del petrolio che gareggiano con quelle euro-statunitensi nella devastazione dei paesi vicini. O l'assistenzialismo, senza riforme di struttura, che ha estratto dalla fame, relegandoli nella semipovertà, 20 milioni di brasiliani con la "borsa famiglia" (7-40 euro al mese). Aggiungiamo gli scandali di corruzione che hanno imperversato ai vertici del governo e del partito, la mancata riforma agraria attesa e promessa da cent'anni, la mano libera e l'impunità agli sgherri dei latifondisti contro campesinos e indigeni, la cancellazione di milioni di dollari di multe già comminate ai proprietari terrieri per crimini contro l'ambiente (proposta dal PC brasiliano!), il feroce ridimensionamento dei movimenti sociali a partire dai Sem Terra, l'indiscriminato sostegno all'agrobusiness transnazionale, con il suo incontrollato uso di agrochimici tossici e del disboscamento. Tutti d'accordo e felici per la politica internazionale di Lula, per la sua collaborazione con i governi integrazionisti latinoamericani e con paesi che resistono all'imperialismo Usa. Ma, Gennarino, non dovrebbe bastare per i tuoi deliranti orgasmi! Non basta a un popolo che dalla deregolamentazione e dal liberismo ultrà ha avuto più danni di quanti la "Bolsa Familia" possa mai compensare. Ma questi chierichietti del Verbo li butterano mai la tonaca e il turibolo?
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HAPPENING NO WAR > SABATO 06 NOVEMBRE 2010 >
"FACCIAMOGLI LA FESTA" ALLA BASE DI CAMERI > OPEN > h 10,00
L'aeroporto militare di Cameri esiste da centouno anni, un vecchio aereo come monumento, un piazzale vuoto, un cancello e chilometri di filo spinato che squarciano il parco del Ticino occupando un'area molto vasta proprio ai confini del parco naturale, che dovrebbe quindi sopportare l'impatto dei collaudi di centinaia e centinaia d'aerei rumorosissimi e certamente inquinanti, con le relative gravi conseguenze per la salute e la qualità della vita degli abitanti della zona, in contrapposizione a quanto recepito dall'Unesco nell'ottobre 2002 che ha espresso il suo parere favorevole e i Parchi della Valle del Ticino sono così entrati a far parte delle riserve della biosfera.
Contribuisce alla manutenzione di F16 Falcon, Tornado, AM-X, e Eurofighters con la presenza dell'azienda armiera privata Agusta Westland per quando riguarda il mercato elicotteristico.
Da Cameri sono partiti i soldati per la prima guerra del Golfo e la Taurinense diretta in Afghanistan.
Nessuno sa, o vuole dire, quale sia precisamente lo stato giuridico dell'aeroporto, quanto appartenga all'Italia, quanto alla Nato, quanto ai privati, in definitiva il suo status è BASE
DELL'AERONAUTICA ITALIANA DI GUERRA.
Con l'aggiudicazione dell'appalto di 185 milioni di euro (quasi 370 miliardi delle vecchie lire) all'impresa Maltauro di Vicenza (curriculum vitae degno di "cosa nostra"), si accinge a costruire il capannone privo di tecnologia e edifici a bassa osservabilità per i tecnici/militari americani.
Il Falco dal costo previsto di 605 milioni di euro (tra l'altro rispetto al preventivo del 2006 i costi sono triplicati) che doveva iniziare nell'ottobre 2008 ma a causa della lievitazione dei costi del cacciabombardiere F-35, il ritardo nella fase di sperimentazione/produzione da parte della Lockheed Martin, in concomitanza della crisi economica globale, dove i veri nemici non sono però in cielo ma a terra, nei bilanci dei paesi che li sviluppano e che dovranno acquistarli, mettendone in forse l'intero progetto.
I comitati d'affari politici/imprenditoriali e le lobby degli armamenti visto che si erano impegnati per mettere le mani sull'immenso giro di miliardi (14 miliardi per l'F-35), hanno fiutato l'affare della revisione degli F-35 e quindi per tranquillizzarsi per il prossimo futuro il ministro della guerra La Russa e il sottosegretario alla difesa Crosetto hanno fatto partire i lavori del capannone, infatti, la linea d'assemblaggio Faco diventerà un sito europeo per la manutenzione, l'affare è grosso e chi lo controlla avrà visibilità e potere in questo territorio.
E' solo l'inizio della grande abbuffata, dove i miliardi dei contratti entreranno nelle casse delle aziende private, mentre i miliardi per lo sviluppo e l'acquisto dei caccia usciranno dalle casse pubbliche quindi di tutti i cittadini.
Vicinissima all'aeroporto di Cameri, a Bellinzago Novarese, c'è la base guidata dalla Caserma Babini.
Si tratta della seconda base terrestre italiana, per estensione di superficie, nella quale si effettuano esercitazioni di diversi tipi.
La Caserma Babini offre inoltre i suoi soldati per la gestione della logistica in diverse operazioni militari all'estero ed in appoggio alle truppe di pronto intervento NATO di stanza a Solbiate Olona, in questi giorni è in corso un'esercitazione per il corpo d'armata di reazione rapida della Nato della durata di due settimane e un dispiegamento di mille uomni chiamata "Noble Light 2010".
Lo scenario dell'esercitazione è quello relativo a tensioni, tra paesi in aree sottosviluppate con gravi instabilità, militarizzando i territori interessati a queste pratiche di guerra permanente.
È in questo contesto di militarizzazione ambientale che si inserisce il progetto di assemblaggio degli F-35.
Per questo ci ritroveremo nei giorni in cui i militaristi festeggiano il massacro della prima guerra mondiale, con i nostri corpi in un happening NO WAR creativo e colorato a far festa alla base di Cameri, invitiamo tutte/i con i propri materiali, (gazebo, striscioni, pannelli sandwich, mostre, poesie canzoni contro la guerra e se hai uno strumento musicale portalo), per continuare la battaglia per impedire che le immense risorse destinate agli armamenti e alla guerra siano bloccati e investiti in attività utili per tutte/i.

Programma: 30 Ottobre Presidio a Novara in centro città per lanciare l'Happening e info contro la Fabbrica della Morte.
Nella settimana verso il 06 novembre volantinaggi nelle scuole, nei mercati, di cosa è stato il 04 novembre a novantadue anni dalla "vittoria", cioè dalla fine di quello Schifosissimo macello che è stata la Prima Guerra Mondiale.
06 Novembre Happening No War "Facciamogli la festa" alla base di Cameri a partire dalle ore 10,00 alla rotonda antistante l'Aeroporto di Cameri, partecipate numerosi!

Fate girare il più possibile nei vostri contatti email grazie.

Segue appello:

APPELLO PER UNA GIORNATA ANTIMILITARISTA A NOVARA / CAMERI IL 6 NOVEMBRE 2010

Siamo nel bel mezzo di una crisi economica la cui fine non si intravede affatto, dove la maggioranza delle famiglie fatica o non ce la fa ad arrivare alla fine del mese. Tante fabbriche chiudono i battenti lasciando a casa operai e dipendenti, spesso senza alcuna alternativa di reddito.
Il governo taglia soprattutto nel settore scuola / università e nella ricerca, insomma là dove sta il futuro di una società.
Nello stesso tempo i dati macroscopici evidenziati dalle grandi agenzie internazionali di calcolo economico ci parlano delle industrie armiere come uniche capaci di chiudere con attivi di bilancio annuali astronomici, l'azienda italiana Finmeccanica holding italiana al 37% pubblica, grazie al sostegno del Ministero dell'Economia che ne è il principale azionista, è tra i colossi mondiali di questo commercio di morte, oggi vende circa il 60 per cento dei sistemi delle forze armate.
Le missioni militari all'estero continuano a produrre debito pubblico e guadagni privati per i soliti noti, morte e distruzione per i paesi aggrediti (3 milioni di euro al giorno per l'erario italiano, ad agosto sono stati stanziati 1.350 milioni di euro fino alla fine del 2010 per le missioni e il budget per l'Afghanistan è passato da 310 a 364 milioni, si spendono 60 milioni di euro al mese per la guerra in Afghanistan).
Si tengono in piedi progetti multimiliardari per la costruzione e l'acquisto di cacciabombardieri ed altri strumenti di morte così come per la costruzione e l'allargamento di basi militari (Vicenza, Pisa, Livorno, > Camp Darby, Sigonella, MUOS a Niscemi).
La società nel suo complesso sta subendo un processo di militarizzazione che arriva, con il protocollo La Russa - Gelmini "allenati per la vita" per i corsi paramilitari nelle scuole e il protocollo Gelmini e Finmeccanica, per l'avvio della sperimentazione del nuovo Progetto di Riforma relativo agli istituiti tecnici superiori (ITS), denominato "Tecnici Superiori per Finmeccanica", ad investire direttamente la formazione delle future generazioni.

Quindi, raccogliamo l'indicazione degli organismi NO WAR di promuovere una settimana di iniziative, dibattiti, conferenze e mobilitazioni per contrastare le celebrazioni militariste del governo, del ceto politico istituzionale e delle lobby degli armamenti, arrivando ad una giornata di mobilitazione interregionale per ribadire il nostro NO ALLA GUERRA, ALLE SPESE MILITARI, ALLA MILITARIZZAZIONE DELLA SOCIETA' E DELLA CULTURA.
PER IL RITIRO DELLE TRUPPE DALL'AFGHANISTAN E DA TUTTI I CONFLITTI BELLICI.

Invitiamo tutte le realtà sociali, culturali, sindacali e politiche che si muovono sul terreno di un'alternativa radicale al modello sociale dominante di partecipare attivamente al percorso con iniziative nei propri territori per arrivare alla mobilitazione comune il 6 novembre 2010 a Cameri.

7 ottobre 2010

Assemblea Permanente No F-35

Per info. info@nof35.org > 3400619104 > 3334769037
www.nof35.org > www.myspace.com/nof35 > Ci trovi anche su facebook fatti amico
Per adesione: adesione@nof35.org

Prime adesioni:
Circolo Banditi Di Isarno
Associazione Amici di Isarno
Comitato Salvanovara
Comitato pace del magentino
Pirati delle Risaie
C.S.A Mattone Rosso Vercelli
Comunisti Uniti Piemonte
Rete Disarmiamoli
Punto Rosso Magenta
Circolo della Tuscia dell'Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
Cittadini della pace di Fabbrico e Rolo (RE)

Migliorati Isidoro, delegato USB MEMC, Partito Comunista Dei Lavoratori.
Claudia Berton, insegnante e scrittrice, Verona
Mario Badino
Fulvio Grimaldi, giornalista
Sandra Paganini, storica

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 15:57

fulviogrimaldi.blogspot.com

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