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(27 Giugno 2011) Enzo Apicella

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    Rifiuti, nuova polemica

    (20 Ottobre 2010)

    CAMPANIA. Con un’ordinanza il presidente della Regione Caldoro autorizza i camion a scaricare la spazzatura del napoletano in tutte le province. Insorgono i Comuni coinvolti. Ancora arresti a Terzigno.

    «Siamo tornati indietro di vent’anni». Non usa mezzi termini Raffaele Del Giudice, direttore di Legambiente Campania, nel commentare le scene che da settimane si vedono nel napoletano per l’endemica emergenza rifiuti. Difficile dargli torto. Camion dati alle fiamme, oppure in coda anche per 24 ore in attesa di scaricare, la nuova rivolta dei cittadini, stavolta a Terzigno, e le cariche della polizia. Ma soprattutto, ciliegina sull’amara torta, il provvedimento firmato ieri mattina dal presidente della Regione, Stefano Caldoro (Pdl), «che consente lo scarico dei rifiuti in altre zone» diverse da Terzigno (Napoli). «I dimostranti e quanti protestano hanno ottenuto un parziale risultato», ha commentato con l’amaro in bocca il questore di Napoli, Santi Giuffré, a Sky Tg24. Per le strade di Napoli e provincia ci sono ancora 250 tonnellate di rifiuti da raccogliere e sversare in discarica.

    L’ordine di Caldoro di portare quantità «ben precisate» e per un «tempo limitato» nelle discariche di Sant’Arcangelo Trimonte (Bn), Savignano Irpino (Av) e San Tammaro (Ce), arriva dopo gli ennesimi scontri di ieri notte tra polizia e manifestanti che ora rischiano di allargarsi alle altre province campana. Il bilancio di lunedì notte a Terzigno è di tre agenti feriti, due autocompattatori dati alle fiamme, cinque dimostranti arrestati, uno per detenzione e porto abusivo di esplosivi. La tansione resta alta e ognuno rimane sulle proprie posizioni. I manifestanti per bloccare l’accesso ai camion hanno cosparso di olio alcune strade che portano alla discarica e innalzato barricate, con detriti e terra. Inoltre ieri pomeriggio è stato occupato il Comune di Terzigno. Il questore di Napoli, nel frattempo continua a denunciare infiltrazioni tra i dimostranti: «Basta parlare di tafferugli, questa è una guerriglia, siamo stati oggetto di ripetuti lanci di pietre e abbiamo dovuto riconquistare il territorio di Terzigno. C’è un’organizzazione che gestisce quantomeno i tempi, la fase militare degli attacchi alle forze dell’ordine». Ma nelle cariche sono rimaste ferite anche madri di famiglia e due fotografi che documentavano la protesta.

    Per rimuovere la barricate intanto sono intervenuti i Vigili del fuoco. Così la protesta si è spostata lungo la strada che collega i comuni di Terzigno, Boscoreale, Pompei e Scafati. Reti di materassi, vecchi mobili, sacchetti della spazzatura ma anche transenne di ferro sradicate dai marciapiedi e camion messi di traverso hanno creato nuove barricate. I manifestanti hanno isolato la zona, bloccando l’accesso e molti comuni della zona sono irraggiungibili, dato che quella è praticamente l’unica strada che collega le zone a nord del Vesuvio. La situazione potrebbe sfuggire di mano e Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, chiede di far «cessare immediatamente le cariche della polizia nei confronti dei cittadini che stanno manifestando per difendere la propria salute messa in pericolo da un governo latitante che non da risposte. Dal ministro Prestigiacomo, vero e proprio oggetto misterioso in questa vicenda, al sottosegretario Bertolaso, allo stesso Berlusconi che pochi giorni fa aveva dichiarato che avrebbe risolto lui il problema, nessuno ha avuto il coraggio e la dignità di parlare con la popolazione di Terzigno, che da anni sta subendo una violenza quotidiana indecente a causa dell’inquinamento legato agli sversamenti fuori controllo», aggiunge Bonelli. Intanto la procura di Napoli dovrebbe decidere in queste ore se sequestrare la discarica di Terzigno dopo i rilievi che hanno dimostrato la presenza di metalli pesanti nel sottosuolo, sopra i limiti di legge.

    La risposta del governatore della Campania è stata l’ordinanza urgente in cui si legge che per evitare «pericoli gravi per l’igiene e la salute dei cittadini e creare le condizioni necessarie ad arginare e superare l’attuale stato di crisi per quanto attiene il ciclo di raccolta dei rifiuti a Napoli e in provincia», la Regione esercita «provvedimenti sostitutivi a quelli degli enti competenti». Perché in realtà la “legge beffa” che nel dicembre 2009 ha stabilito la fine dell’emergenza ha anche conferito potere esclusivo in tema di rifiuti alle Province, comprese quella di Napoli amministrata dal Pdl, e alle «unità stralcio» della Protezione civile. Ma con la guerriglia dei cittadini di Terzigno ancora in corso, inizia anche quella politica con le amministrazioni della Province costrette ad accettare i rifiuti napoletani, Caserta in testa. La Regione così comunica che l’ordinanza vale «fino al ripristino delle condizioni di regolare funzionamento degli impianti siti nella provincia di Napoli, previsto per il giorno 26 ottobre» per scaricare circa «800 tonnellate di immondizia» a fronte delle 1.800 prodotte ogni giorno. Protestano anche i Comuni coinvolti e per Romeo Pisani, sindaco di Sant’Arcangelo Trimonte, la scelta di Caldoro «è una vergogna, abbiamo tre discariche, la più grande realizzata due anni fa, e dopo quasi 800mila tonnellate di immondizia raccolta, nonostante l’accordo di programma che abbiamo firmato, non abbiamo ancora ricevuto un euro come compensazione ambientale». E Raffaele Del Giudice di Legambiente denuncia che «se gli impianti non vengono terminati e gli impianti di tritovagliatura non ripartono, a gennaio 2011 ritorneremo a livelli inimmaginabili di emergenza, senza alcuna via di uscita».

    Durissimo anche Alessandro Bratti, parlamentare del Pd e membro della commissione Ambiente della Camera. «L’ordinanza d’urgenza di Caldoro è un atto di forza privo di un orizzonte che manda in tilt anche quel poco fatto finora. Serve un ragionamento onesto per dire il termovalorizzatore di Acerra non funziona e vedere come risolvere, senza demagogia, i problemi. Abbiamo sempre contestato che sia stata propagandata la chiusura di un problema ancora in corso. Ora per uscirne serve prima di tutto abbandonare la contrapposizione politica, perché chi governa non può partire dal presupposto che chi c’era prima ha sbagliato tutto. Il programma che ci hanno fatto votare non è stato mai realizzato. Basta ai criteri di emergenza che non risolvono i problemi».

    Alessandro De Pascale - Terra

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