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Psicocomunista

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(14 Novembre 2010) Enzo Apicella

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Comitato Politico Nazionale del PRC – 16/17 Ottobre 2010 Intervento di Gualtiero Alunni

(21 Ottobre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.comunistiuniti.it

E’ paradossale che il dibattito si sia incentrato se la FdS e il PRC debbano fare un accordo tecnico e/o di governo con il PD. La lezione della grande mobilitazione della FIOM, con la sua lotta e resistenza per la difesa dei diritti e del lavoro, ci consegna una responsabilità politica che è quella di non delegare come comunisti questa rappresentanza e questi bisogni. Allora, ma quale fronte democratico si può fare con coloro che vogliono e sostengono la guerra, la precarizzazione del lavoro e della vita? Se vogliamo ridare speranza in un futuro migliore ai proletari e alle fasce popolari, c’è un primario ed estremo bisogno della ricostruzione di un Partito Comunista e di un percorso virtuoso e paziente, che unisca i comunisti, i lavoratori e i movimenti. Tutto ciò ha un nome: il fronte anticapitalista. Una convergenza ampia e unitaria di tutti i resistenti alla crisi di sistema, all’attacco criminale che la borghesia sta portando alla classe operaia. La FdS con le sue modalità verticiste, con il suo regolamento antidemocratico, con la sua concezione in cui i comunisti sono una tendenza, con Patta che a nome di Epifani e Bersani impone di non promuovere il referendum sulla legge 30, con i suoi approcci opportunisti di alleanza con il PD e non solo, sta di fatto continuando il lavoro di decomunistizzazione iniziato da Bertinotti per scrivere la parola fine all’autonomia e all’indipendenza dei comunisti, e neanche per aprire alla socialdemocrazia (che in Italia non esiste)! Ma ad un partito centrista, liberale e filo capitalista qual’é oggi quella “cosa” che si chiama PD. E fateci un favore, non scomodate Lenin e Gramsci, usando loro frasi, per giustificare queste operazioni! Davanti all'arroganza del padronato, davanti ai poteri mafiosi e massonici, i comunisti devono raccogliere la bandiera rossa e alzarla al vento per guidare la riscossa delle classi subalterne, non lo dico per slogan ma per esigenza di riscatto. In ogni comunista c’è l’operaio della Fiat di Pomigliano, il lavoratore che si batte per la propria sicurezza contro gli omicidi sul lavoro, il precario e il disoccupato che lotta per avere diritto ad un salario e a un lavoro dignitoso, il pastore sardo che ridotto alla fame lotta per avere riconosciuto con un prezzo congruo i suoi prodotti, l’anziana donna di Terzigno e di Chiaiano che scende in piazza contro l’inceneritore, il paesano della Val di Susa che dice no alla TAV, la comunità locale che lotta per la messa in sicurezza del proprio territorio e delle proprie vie di comunicazioni, l’ecoresistente che lotta contro le inutili e devastanti grandi opere, il lavoratore della scuola e della sanità che lotta per la difesa del posto di lavoro e dell’istruzione pubblica e contro la chiusura degli ospedali pubblici, il fratello immigrato che lotta per il diritto di cittadinanza. Davanti a questi problemi che coinvolgono migliaia di uomini e donne, un partito comunista degno di questo nome, in questa fase deve evitare alleanze capestro a tutti i costi, ma ricostruire il tessuto di relazioni e solidarietà con la classe che vuole rappresentare. La partecipazione alle primarie, sia per le amministrative che per le politiche, non è altro che l’ennesima azione di marginalità e di subalternità verso Bersani e/o Vendola. Se gli accordi elettorali con le forze moderate diventano il faro della tattica politica senza cercare il consenso su una linea politica alternativa e anticapitalista, se si abbandona la coerenza di stare dall’unica parte giusta - quella dei lavoratori, degli sfruttati e degli oppressi - , allora la FdS farà accordi a Torino con chi sostiene la TAV, a Milano con chi sostiene l’Expo, a Napoli con chi privatizza l’acqua e così via, fino ad arrivare alle politiche con accordi con chi vuole schiavizzare e precarizzare i lavoratori, con chi privatizza, licenzia e delocalizza, con chi sostiene la guerra in Afghanistan. Un partito comunista è chiamato per la sua natura, senza indugio e tentennamento, ad organizzare l’opposizione e la resistenza politica e sociale. Deve ricostruire cellule nelle fabbriche, promuovere e unire i conflitti, costruire una rappresentanza unitaria del blocco sociale anticapitalista i cui punti irrinunciabili sono: il conflitto capitale/lavoro, capitale/ambiente, l’antimperialismo e la pace, la questione morale. Questa è la funzione di ogni comunista e questi sono gli obiettivi che si devono perseguire per modificare in senso socialista lo stato di cose presenti. Per questo alto e fondamentale fine, va dispiegata una resistenza diffusa e unitaria, una lotta senza quartiere, contro la Confindustria e le due destre (PD e PDL) i cui progetti sono inconciliabili con gli interessi della classe e dei comunisti perché sono entrambi compatibili con il sistema capitalistico.

www.comunistiuniti.it

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