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Wikileaks; iraq: nuovi elementi su uccisione calipari

Ma la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, sequestrata a Baghdad e liberata dal funzionario dei servizi italiani, sottolinea che ne mancano ancora molti per accertare la verità.

(23 Ottobre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Roma, 23 ottobre 2010 (nella foto dal sito www. daylife.com, l’auto dove venne ucciso Nicola Calipari), Nena News – Sapevano dell’arrivo di una autobomba i soldati americani di guardia ad un posto di blocco che nel marzo 2005 aprirono il fuoro e uccisero il funzionario dei servizi italiani Nicola Calipari che si trovava a bordo di un'automobile diretta all’aeroporto di Baghdad assieme alla giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena appena liberata dai suoi rapitori. Lo rivela il giornalista Federico Gatti, di Wikileaks, in relazione ai documenti statunitensi sull'Iraq desecretati e resi pubblici.

«La fonte (irachena) - spiega Gatti – dice che, dopo aver ricevuto 500 mila dollari di riscatto per la Sgrena, il capo della cellula (dei rapitori) le disse di andare direttamente in aeroporto, ma poi informò il ministero dell'interno iracheno che l'auto era un'autobomba. Quando l'auto si avvicinò al checkpoint le venne sparato addosso e il funzionario dell'intelligence italiana Nicola (Calipari) fu ucciso». La fonte sarebbe Sheikh Hussain, ex leader della cellula di Baghdad di Al Qaeda e principale responsabile dei rapimenti di stranieri in Iraq. Tuttavia nel documento c'è una discrepanza: si parla di una automobile Celebrity blu, mentre il veicolo sulla quale si trivavano Calipari e Sgrena era una Toyota Corolla bianca.

«Ci sono degli elementi che contribuiscono alla ricerca della verità per quanto successo ma sicuramente non c'è tutto, c'è solo una parte», ha commentato oggi Giuliana Sgrena ai microfoni di CNRmedia. «Intanto la macchina cui si fa riferimento – ha aggiunto la giornalista del Manifesto - non era quella sulla quale viaggiavo, ma ancora più importanti sono altri elementi che non vengono raccontati, ovvero il fatto che ci furono dei tentativi per depistare Calipari prima di arrivare al mio ritrovamento. Calipari mi trovò solo in un secondo momento, sviato nelle sue ricerche da diversi servizi segreti».

Sgrena ha sottolineato che «gli Stati Uniti in tutta questa vicenda non hanno mai collaborato. Ho anche scritto una lettera a Hillary Clinton per chiedergli che cambiasse l'atteggiamento dell'Amministrazione Usa dopo l'elezione di Obama, soprattutto ora che si ritirano dall'Iraq. Per fare chiarezza su una guerra che è di Bush, non di Obama».

«Quello che spiace – aggiunge la giornalista - è vedere come invece l'Italia abbia rinunciato alla propria sovranità nella vicenda Calipari. Quando tornò in patria, dentro una bara, venne trattato come un eroe. È stato dimenticato in fretta. Rinunciando a imporre la propria giurisdizione per fare un processo dove almeno si poteva cercare la verità per la morte di quello che era il numero due della nostra intelligence, l'Italia ha perso la propria dignità ».Nena News

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www.nena-news.com

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