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Si apre una finestra sui metodi della polizia italiana

(14 Maggio 2010) Enzo Apicella
I TG trasmettono l'intervista a Stefano Gugliotta, che porta i segni del pestaggio immotivato da parte della polizia

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Guerra preventiva, in casa e fuori

(24 Ottobre 2003)

Mercoledi 22 ottobre, un compagno del Coordinamento di lotta per la Palestina, di Milano, ha ricevuto nel suo posto di lavoro la visita dei ROS, nell'ambito delle perquisizioni avvenute tra martedi e mercoledi e che hanno riguardato una trentina di compagni, tra Milano, Varese e Brescia.

Oggi i giornali sono pieni di denigrazioni contro i perquisiti, al contrario molte testate non dicono nulla invece sui ROS, esecutori di questa operazione repressiva e sul loro capo Ganzer. Questi veri delinquenti di stato sono indagati per spaccio internazionale di droga eseguito "sotto copertura", grazie cioè alle famose leggi, e al riordino dei vari apparati, mutuate dalla "guerra al terrorismo" e varate grazie al consenso di tutti i partiti istituzionali (a parte qualche mugugno).

Questa ennesima operazione poliziesca, basata sull'utilizzo sfacciato e a tappeto del 270 bis (che, lo ricordiamo, risale alla Legge fascista Rocco), arriva a pochi giorni dall'arresto e perquisizioni di alcuni compagni di Europposizione a Viterbo per la manifestazione contro la Convenzione europea del 4 ottobre, a due giorni dall'apertura del processo contro la Rete No Global a Catanzaro, e dopo che negli ultimi mesi e anni tantissimi compagni e realtà antimperialiste, comuniste, anarchiche, di movimento, sono state oggetto di inchieste e intimidazioni varie. Lo Stato e i suoi servi nei tribunali o in divisa attaccano i compagni, le avanguardie di lotta, le prospettive rivoluzionarie, per impedire una saldatura tra questi e il malcontento crescente tra i proletari e i lavoratori, che subiscono un costante peggioramento delle proprie condizioni di vita e di lavoro e attacchi ai diritti conquistati in anni di dure lotte. In un momento in cui lo stato imperialista italiano è in prima fila nelle politiche di guerra e aggressione ai popoli (Iraq, Afghanistan, Balcani, Palestina), diventa per esso imprescindibile impedire l'esplosione di un "fronte interno", che veda le lotte e il disagio degli sfruttati sfuggire al controllo del riformismo e divenire magari percorso di trasformazione radicale del reale.

In più, la crescente aggressività dell'imperialismo a livello mondiale ci ha già abituato a veder tacciati di "terrorismo" interi popoli, o le organizzazioni rivoluzionarie e della Resistenza: dall'Europa agli USA, è tutto un fiorire di "liste nere" e di operazioni "antiterrorismo" che arrivano persino a chiudere i conti correnti delle associazioni di solidarietà umanitaria, oltre che, con la creazione del 270ter, a perseguire per "appoggio al terrorismo internazionale" qualunque attività di sostegno alle lotte dei popoli.

Il nostro compagno perquisito, tra l'altro, è palestinese: ossia colpevole, per l'imperialismo, del "peccato originale" di appartenere ad un popolo che da più di 50 anni lotta eroicamente contro il sionismo. Obiettivo di questa manovra, unica nella sostanza anche se "divisa" in decine e decine di inchieste, è quello di tenere sotto controllo, spaventare i compagni, creare loro terra bruciata attorno, prevenire passi in avanti nella ricostruzione di un'ipotesi di trasformazione della società, creare divisione: spiccano in questo senso le dichiarazioni infami del PRC milanese.

Il nostro atteggiamento non deve essere né di demoralizzazione (anzi: il nemico ci attacca perché ha paura di noi, e della prospettiva che rappresentiamo!), né di sfilacciamento, ma di massima solidarietà con TUTTI i compagni che vengono perseguiti, e di maggior impegno nei terreni di lotta in cui siamo impegnati.

Come compagni impegnati nella mobilitazione antimperialista, a fianco della Resistenza dei popoli oppressi, non ci scandalizziamo dal venir dipinti sui giornali e nei tribunali come pericolosi "terroristi": al pari nostro ci sono palestinesi, irakeni, cubani, baschi, coreani, filippini, turchi, peruviani, boliviani, nepalesi. La "guerra preventiva" teorizzata da Bush, si traduce anche in "controrivoluzione preventiva" applicata da tutti i governi imperialisti.


Solidarietà ai compagni indagati
A fianco della resistenza dei popoli oppressi e dei proletari nella metropoli imperialista


23/10/2003

Coordinamento di lotta per la Palestina, Milano
coorpalestina@ayna.com

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