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Terzigno

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(22 Ottobre 2010) Enzo Apicella
Continua la rivolta popolare a Terzigno contro l'apertura di una nuova discarica nel Parco del Vesuvio

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A Terzigno la Polizia spara. I comitati denunciano: ‘perquisizioni illegali e arresti arbitrari’

(27 Ottobre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

27-10-2010/16:05 --- La lotta della popolazione di Terzigno, come per incanto, è sparita da tg e telegiornali. Non ci sono più gli scontri e quindi la grande stampa è subito tornata alle sue occupazioni consuete (gossip, pseudo scandali, polemicuccie politiche e sport...). A Terzigno per la terza notte consecutiva non ci sono stati i fronteggiamenti tra forze di sicurezza e manifestanti durati per parecchi giorni. E una ragione c’è, ed è molto pratica: da quando Bertolaso è arrivato a portare il verbo del suo padrone nel vesuviano, almeno i camion carichi di immondizia che di solito fanno la spola con la discarica di cava Sari sono spariti... Lontano dai riflettori e dalle telecamere il governo – che pure non vuole accontentare i cittadini di Terzigno e dintorni che chiedono che si decreti la fine del progetto di aprire una seconda discarica a Cava Vitiello, secondo alcune fonti starebbe predisponendo una alternativa. La soluzione – chi sa cosa ne penseranno gli abitanti di quella zona - sarebbe quella di aprire la discarica ad Andretta, in provincia di Avellino; un sito, questo, indicato nell'art. 9 del decreto legge poi convertito dal Parlamento (legge 120 del 2008) fra quelli eventualmente utilizzabili come discariche in attesa della costruzione dei tre inceneritori della Campania (oggi é semiattivo solo quello di Acerra, mentre dovrebbero partire presto i bandi per la costruzione di quello di Salerno e Napoli est).
Quella che si vive nel vesuviano è una pausa solo temporanea, dicono amministratori e cittadini, che intanto riprendono fiato e si dedicano a quelle manifestazioni democratiche e pacifiche che piacciono tanto ai media sempre pronti ad addiritare i cittadini più attivi nella protesta come facinorosi e violenti, quando non addirittura camorristi o anarco-insurrezionalisti… Peccato che dei tanti cortei realizzati ieri e oggi in vari territori del vesuviano le tracce su giornali e tv siano scarse ed estemporanee. Eppure a manifestare sono stati migliaia di cittadini, di studenti, di mamme vulcaniche che hanno sfilato in corteo ieri sotto la pioggia e oggi approfittando di qualche raggio di tiepido sole.
E, se i media volessero, di argomenti da sviluppare – in mancanza dei pirotecnici scontri dei giorni scorsi – ne avrebbero a disposizione e come. Ad esempio, la sospensione per le popolazioni dell’area vesuviana della Costituzione Italiana. Ieri alcuni siti, oltre all’agenzia di stampa CNRmedia, rilanciavano l’allarme dei cittadini che denunciavano veri e propri rastrellamenti e perquisizioni ‘informali’ da parte delle cosiddette forze dell’ordine che da giorni stanno facendo irruzione a tappeto nelle abitazioni dei manifestanti più in vista. Una strategia intimidatoria confermata da un comunicato della Questura di Napoli, che però definisce le decine di perquisizioni "operazioni di routine". La polizia starebbe usufruendo dell’articolo 41 del codice penale che dà la possibilità di irrompere in un domicilio privato senza il mandato del giudice, appellandosi ad un ipotetico sospetto di possesso di armi o droga (!). Un abuso senza fondamenti e ingiustificato, potrebbero denunciare tv e giornali... che però nel frattempo sembrano essersi distratti. “Ti perquisiscono alla ricerca di armi e droga e se non trovano nulla ti rilasciano comunque un foglio con gli estremi della perquisizione e l'esito negativo. Altrimenti ti arrestano" denunciano gli attivisti dei comitati. “Stiamo parlando di persone senza precedenti, completamente incensurate. Sono stati perquisiti circa quindici giovani manifestanti: qualcuno è stato rilasciato immediatamente, altri sono stati portati in questura di Napoli per poi essere liberati senza che sia stato trovato nulla". E ancora: “Con questo metodo diversi ragazzi si sono intimoriti e, anche per la pressione delle famiglie spaventate, difficilmente li rivedremo in giro". Non basta, perché se le manifestazioni contro l’imposizione della seconda discarica da parte dello Stato dovessero riprendere con forza e determinazione, il ministro Maroni ha minacciato di ricorrere “divieto di assembramento nella rotonda di Terzigno” prevedendo l’arresto immediato per chi non rispetta il veto.
E anche la notizia che la Polizia a Terzigno ha sparato è sfuggita ai più. “L’altra notte la polizia ha sparato 16 colpi di pistola, per fortuna in aria, ma la cosa più brutta e che con la pistola intimavano alle persone di non andare sulla rotonda a protestare minacciandoli di morte...Non accettiamo queste intimidazioni, continuiamo a manifestare anche sulla rotonda e vediamo cosa succede. Le perquisizioni nelle case dei più giovani continuano, i poliziotti fanno irruzione in modo violento e buttano tutto all’aria con la scusa dell’articolo 41 che non prevede nessun mandato, continuano a dire che dietro le proteste c’è la Camorra però fra tutte le persone finora fermate o arrestate non c’è neanche un camorrista” denuncia ai microfoni di Radio Città Aperta Luigi Casciello, dei comitati cittadini. “In questi giorni non si contano a Terzigno le teste fracassate dai manganelli dei Carabinieri e della Polizia; sono numeri non ufficiali perché chi ha la testa rotta evita naturalmente di andare a farsi medicare all’ospedale per evitare una denuncia, ma basta farsi un giro per i paesi e si vede la gente con le bende e i cerotti. Non sono solo giovani, ma pure signori di una certa età e donne; una violenza indiscriminata contro la popolazione che non ha precedenti negli ultimi anni” racconta ancora ai microfoni di Radio Città Aperta Michele Franco, che poi cita un’altra delle gravi violazioni commesse a Terzigno dalle forze di sicurezza. “Ci sono centinaia di foto e filmati che dimostrano l’uso di tipi di lacrimogeni che contengono il famigerato gas CS, già usati negli stadi contro le tifoserie, e che in Italia sono stato inaugurati contro i manifestanti del G8 di Genova. Il problema è che questi lacrimogeni sono contenuti in capsule d’acciaio che, sparate spesso ad altezza d’uomo sulla folla, possono causare ferite molto gravi e addirittura uccidere” chiarisce il dirigente della Rete dei Comunisti di Napoli. “Mentre vi parlo qui sotto la sede del Consiglio Regionale al centro direzionale i furgoni dei Carabinieri stanno portando in Questura una ventina di precari del progetto Bros che questa mattina si erano introdotti all’alba in alcuni uffici della regione occupando una sala al secondo piano. Per la prima volta questa mattina (ieri, ndr) i Carabinieri sono arrivati in forze, non hanno voluto sentire spiegazioni, hanno sfondato la porta e hanno preso i ragazzi, li hanno manganellati e ora li stanno portando in Questura, abbiamo anche notizia di alcuni feriti..E’ un susseguirsi di iniziative che da un mese e mezzo, da quando cioè è scaduto il progetto Bros, che la regione non intende più rifinanziare, che quattromila precari stanno realizzando nelle strade della città. Evidentemente ciò che sta accandendo oggi è la diretta conseguenza di quanto ordinato alle sue truppe da Maroni che da giorni rivendica il diritto all’uso di una violenza ancora più forte nei confronti di chi protesta. Le dichiarazioni di Maroni sono state una vera e propria indicazione di linea alla Questura e ai potentati politici locali che stanno sperimentando in altre aree del napoletano quello che potrebbero mettere in pratica a Terzigno nei prossimi giorni quando riprenderanno le proteste”.
In tanti, a destra e a ‘sinistra’, hanno criticato e stigmatizzato quei cittadini di Terzigno che hanno in più occasioni bruciato il tricolore. Ma alla luce di quanto denunciato finora da una popolazione alla quale lo Stato ha dichiarato guerra, applicando leggi d’emergenza e trattandoli come talebani di qualche valle dell’Afghanistan, forse il rogo dei tricolori non era altro che una anticipazione di una realtà sempre più incontestabile. Cioè che Terzigno, Boscoreale, Boscotrecase e Trecase non sono più Italia, ma territori occupati...

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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