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    E’ morto Nestor Kirchner. Un progressista 'per caso'

    (28 Ottobre 2010)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

    28-10-2010/15:55 --- Forse il paragone più vicino alla morte di Néstor Kirchner è quello con la scomparsa di Juan Domingo Perón nel 1974. Una figura centrale, circondata da amore e odio, attorno alla quale la politica del suo paese ha orbitato per anni. C'è però una differenza fondamentale: senza Perón, l'Argentina è piombata in una tremenda crisi, costata letteralmente la vita a migliaia di cittadini argentini, sia per gli anni di repressione durante la dittatura militare, sia per il periodo neo-liberista che ha portato il paese alla bancarotta del 2001.
    ‘Que se vayan todos!ì, che se ne vadano tutti gridavano migliaia di argentini per le strade, quando Kirchner ha assunto la presidenza della Repubblica nel 2003. Era un periodo in cui i partiti politici storici - tra cui il Partido Justicialista, al quale apparteneva l'allora presidente - avendo perso la loro base sociale, non contavano su alcun appoggio sociale.
    Nella sua prima fase di governo Kirchner ha preso le decisioni per le quali sarà sicuramente meglio ricordato, quelle che hanno spiazzato i suoi colleghi di partito. Ha cambiato i giudici della Corte Suprema di Giustizia, sostituendo quelli corrotti e pervasi dal “menemismo” che aveva caratterizzato il periodo precedente, scegliendo giuristi prestigiosi e indipendenti.
    Artefice del recupero economico argentino, ha pagato i debiti con il Fondo Monetario Internazionale ed ha rafforzato le finanze con un aumento sistematico delle riserve della Banca Centrale. A differenza di Menem, che ha lasciato sull'Argentina degli anni ‘90 il marchio del neoliberismo selvaggio, Kirchner ha approfittato del momento economico favorevole che ha caratterizzato il suo governo – durante il quale il paese è cresciuto circa l'8% all'anno - per impostare una politica economica favorevole ai lavoratori, con il recupero di milioni di posti di lavoro e la diminuzione degli indici di povertà.
    In politica estera, sempre affiancato dai Presidenti Lula e Chavez, ha più volte affrontato gli Stati Uniti, che volevano imporre ai paesi latinoamericani la loro adesione all'ALCA, il trattato di libero scambio che li avrebbe trasformati in una nuova grande maquiladora a disposizione delle multinazionali yankee e avrebbe soffocato la crescente e inarrestabile autonomia latinoamericana dalle politiche statunitensi. E proprio con Lula e Chávez, Néstor ha inaugurato quelle consultazioni continue tra i paesi della zona, che hanno portato a uno straordinario fiorire delle relazioni economiche (più che triplicate) e politico-sociali nella regione, fino a ieri impedite dal modello neo coloniale di sviluppo.
    Durante il governo di Kirchner sono state annullate le leggi che hanno sempre ostacolato le indagini sulle violazioni dei diritti umani commesse durante la dittatura, e sono state aperte le porte ai familiari delle vittime, della Scuola Superiore di Meccanica dell'Esercito, il centro clandestino utilizzato dai militari durante la dittatura per praticare le torture.
    In poche parole, con il “kirchnerismo”, una variante forse spuria del peronismo di sinistra, l'ex presidente ha traghettato l’Argentina oltre la crisi che aveva gettato il paese nella disperazione e ha rafforzato il patto tra i paesi del Sudamerica.

    Ma Kirchner non passa alla storia solo come il presidente che ha salvato l'Argentina dall'inferno in cui era entrata nel 2001. Personalità agguerrita, viveva la politica con la mentalità del “tutto o niente”. “Chi non è con me, è contro di me”, faceva sapere al suo sempre più ristretto circolo di collaboratori personali. Anche se dopo Kirchner gli argentini hanno ripreso a credere nelle istituzioni democratiche, l'ex presidente, che giocava un ruolo fondamentale nell'attuale governo di Cristina Fernandez, sua moglie, era frequentemente criticato per il suo autoritarismo e la sua voglia di protagonismo. Un protagonismo a volte determinante. Come quando, pochi giorni fa, è stato riconosciuto dall'intera comunità internazionale per il ruolo attivo che ha svolto nella soluzione del tentato golpe in Ecuador come segretario generale della UNASUR, l’Unione delle Nazioni Sudamericane, che in poco tempo si è imposto come la maggiore istituzione regionale.
    Kirchner è morto in un momento in cui i sondaggi registravano un aumento di consensi a favore della “coppia presidenziale”, e consolidavano la sua sfida politica, ovvero, succedere a sua moglie e tornare alla Casa Rosada nelle elezioni presidenziali del 2011, per dare continuità al progetto kirchnerista. Un progetto che sopravvive ora senza il suo artefice, e che vede tra i suoi punti l'unità dell'America Latina, il rafforzamento dello Stato, la democratizzazione dei mezzi di comunicazione ed il consolidamento della Banca Centrale.
    Ora il governo, e soprattutto il presidente Cristina Fernández, hanno davanti a loro ancora un anno di governo per superare l’assenza del candidato naturale alla presidenza della Repubblica nelle elezioni del prossimo anno.
    Non sarà un periodo facile. Alla notizia della morte di Néstor Kirchner i mercati sono schizzati verso l’alto a dimostrare quanto era inviso ai mercati. Un fatto che il “Wall Street Journal” ha accolto positivamente, parlando di una nuova opportunità.
    Ma le migliaia di argentini che si sono ritrovati spontaneamente in piazza de Mayo, a Buenos Aires, a condividere il dolore per la morte di 'don Néstor', rendono visibile il fatto che in Argentina non c'è più spazio per il depauperamento sociale e per lo smantellamento dello Stato.

    Thais Palermo Buti, Radio Città Aperta

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