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Discarica di amianto di Cappella Cantone

(31 Ottobre 2010)

La decisione del TAR rinvia ad un futuro più lontano tutte le problematiche. A questo punto dimissioni di Tadi e di Salini. Questi continui rinvii sono un successo perché hanno colpito gli interessi della ditta che vuole realizzare profitto a scapito della salute di tutti i cittadini .

Dopo tre anni di impegno contro la megadiscarica di amianto a Cappella Cantone un primo parziale risultato è stato raggiunto. Il 27 ottobre scorso il TAR ha rinviato per l’ennesima volta la decisione sulla realizzazione della discarica di Cappella Cantone (CR). Questa decisione è comunque il frutto di tre anni di battaglia che hanno saputo sapientemente intrecciare la mobilitazione di una parte della cittadinanza con quella delle istituzioni costringendo queste ultime a farsi carico della diffusa opposizione alla discarica.

Il fatto che si sia riusciti ad evitare, per ora, la realizzazione di questo impianto pericoloso e criminale smentisce nei fatti "gli uccelli del malaugurio" presenti in alcune parti politiche e anche fra la cittadinanza del territorio che sostenevano l’inevitabilità di questo impianto di smaltimento.

L’ennesimo rinvio dimostra che con l’impegno costante ed intelligente contro le iniziative pericolose per la salute si possono ottenere risultati insperati anche se contro di noi si sono mossi e si muovono interessi privati e pubblici che hanno come unico obiettivo la realizzazione di profitti a scapito della vita e della salute dei cittadini.

A questo punto diventano più che mai attuali le richieste di dimissioni di Tadi, sindaco di Cappella Cantone, e di Salini presidente della Provincia di Cremona. Questi personaggi non si sono opposti allo scellerato progetto di discarica di Cappella Cantone e non hanno avuto un comportamento corretto verso i cittadini. Tadi ha ingannato i suoi elettori e si è mostrato favorevole alla discarica solo dopo essere stato riconfermato sindaco alle ultime elezioni amministrative. Salini ha adottato due pesi e due misure come se ci fossero cittadini di serie A e di serie B: ha espresso parere negativo al progetto di discarica di amianto a Cingia de’ Botti poiché vi è presenza di acqua effimera superficiale e una situazione viabilistica critica, ma ha ritenuto giusto approvare il progetto di Cappella Cantone dove vi è la stessa situazione, anzi più grave per quanto riguarda gli acquiferi.

E che dire della Regione Lombardia? La giunta Formigoni della scorsa legislatura ha operato un sopruso e si è arrivati a nominare un ‘commissario ad acta’ per la gestione della discarica di amianto di Cappella Cantone solo perché il piano rifiuti, regolarmente approvato dalla precedente giunta di centro-sinistra della Provincia di Cremona, prevedeva una distanza minima tra discariche che, di fatto, rendeva irrealizzabile il progetto di Cappella Cantone.

Il decreto regionale del novembre dello scorso anno, che ha dato parere positivo sulla Valutazione di Impatto Ambientale, è volutamente omissivo dal punto di vista tecnico-legale ed é arrivato a meno di una settimana dalla presentazione di un rapporto dell’Istituto di Ricerca Regionale (IRER) in cui si analizzavano tutte le criticità del procedimento di VIA in Regione Lombardia quali, per esempio, la mancanza di un approfondita valutazione delle alternative, il coinvolgimento diretto di soli enti territoriali senza un peso rilevante della società civile, il rendere spesso prioritario la salvaguardia dei consensi territoriali rispetto alla piena tutela ambientale e anche problemi di eventuali conflitti di interessi poiché la struttura Via è alle dipendenze dello stesso ente regionale invece di essere un organismo autonomo. Perché tutta questa fretta degli uffici regionali? E perché la VIA non ha voluto tener conto dell’alternativa meno impattante sul territorio, l’impianto di trattamento termico dell’amianto, che i comuni della zona intorno a Cappella Cantone vogliono realizzare al posto della discarica?

Gli uffici regionali hanno continuato, poi, la loro condotta poco rispettosa delle istanze provenienti dal territorio anche in sede di Autorizzazione Integrata Ambientale. Nell’ultima conferenza dei servizi del luglio scorso la Regione ha rifiutato un rinvio richiesto dai sindaci contrari alla discarica per poter esaminare le integrazioni tecniche che la ditta aveva presentato solo due giorni prima ed ha proseguito l’incontro con la sola presenza, tra gli enti interessati, di Tadi , sindaco di Cappella Cantone, e Pinotti, assessore all’agricoltura e all’ambiente della provincia di Cremona.

Ribadiamo che attorno alla cava di Cappella Cantone vi sono interessi economici privati enormi che vanno ad intrecciarsi inevitabilmente con le istituzioni e con mafie economiche di varia natura. Le discariche sono l’affare del secolo.

Questi continui rinvii sono un successo perché hanno certamente colpito gli interessi della ditta che vuole realizzare profitto a scapito della salute di tutti i cittadini. I Fratelli Testa hanno acquistato tre anni fa il terreno della cava di Cappella Cantone , per un importo tra l’altro di sei volte superiore al valore di mercato, e ancora non hanno messo a frutto il loro investimento, anzi, hanno dovuto cedere ultimamente il 100% delle quote della loro società Cavenord, che aveva presentato il progetto della discarica in Regione, alla ditta Locatelli Gabriele.

Ma non basta. Non vogliamo che dopo anni di dimenticanze e di latitanza delle istituzioni nell’affrontare il problema dello smaltimento dell’amianto questo diventi a breve un’emergenza nel senso di deroghe alle normative.

Bisogna continuare la mobilitazione, insieme a tutti gli altri comitati della Lombardia e in Italia che si oppongono alla realizzazione delle discariche di amianto, perché si arrivi ad una moratoria di tutte le autorizzazioni in corso e si rivedano le regole vigenti che non sono sufficienti a garantire che lo smaltimento dell’amianto non provochi ancora morti come ha fatto l’uso scorretto e criminale dell’amianto stesso. L’amianto non deve essere smaltito seguendo il principio dell’economicità e del profitto, ma solo perseguendo la tutela della salute dei cittadini. La salute non ha prezzo.

Cremona, 28 ottobre 2010

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Cittadini contro l'amianto della provincia di Cremona

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