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Il nuovo Collegato Lavoro. Attacco ai diritti dei lavoratori

(4 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.dirittidistorti.it

Di Stefano Giusti* - Nel silenzio più assoluto della quasi totalità di giornali e Tv (tranne rari casi) il 18 ottobre scorso è stato approvato in via definitiva dalla Camera il nuovo “Collegato Lavoro”, insieme di norme che il presidente Napolitano a metà dello scorso anno aveva respinto e fatto ritornare alle Camere perché presentava elementi di incostituzionalità...

L’articolo 74 della Costituzione prevede che, fatte le dovute modifiche, nel caso che il Parlamento approvi di nuovo la legge rimandata indietro al primo esame, il Presidente della Repubblica debba questa volta firmarla e farla promulgare.
In questo caso i cambiamenti apportati al Collegato Lavoro sono tutt’altro che sostanziali e lasciano ancora in piedi quella struttura sostanzialmente squilibrata nel rapporto tra aziende e lavoratori che fa arretrare di molto i diritti di questi ultimi. Come già ricordato in un precedente articolo, le innovazioni introdotte sono devastanti per il mondo del lavoro e segnano l’ennesimo attacco alla già precaria condizione di tante persone, siano essi giovani che si apprestano ad entrare nel mondo del lavoro, che lavoratori già inseriti. Tra le varie novità introdotte dal testo resta in piedi quella che prevede l’introduzione dell’arbitrato con alcune regole specifiche quali:
La possibilità (o l’obbligo a seconda di quanto si deciderà in via definitiva) di una rinuncia preventiva, cioè effettuata in sede di stipula del contratto di lavoro, a rivolgersi al giudice nelle controversie col datore di lavoro e l’impegno ad accettare la decisione di arbitri privati; la possibilità per gli arbitri di decidere non applicando le norme di legge ed i contratti collettivi di lavoro; l’obbligo del lavoratore di pagare un compenso anticipato agli arbitri, mentre oggi il processo del lavoro dinanzi al giudice è gratuito.
Se pensiamo un attimo alla strutturazione odierna del mercato del lavoro e alla debolezza di chi, tra mille difficoltà riesce a trovare un lavoro spesso sottopagato e senza garanzie, si capisce benissimo l’entità dello squilibrio introdotta da questa norma e a danno di chi. Quale lavoratore giovane o maturo che sia, potrà rifiutare in sede di stipula del contratto la condizione “o accetti questa clausola o non avrai il lavoro”?
Ma anche altre sono le storture contenute in questo testo. Ne segnaliamo alcune:
a) Possibilità per i “contratti individuali certificati” (anche da consulenti del lavoro) di derogare alla legge e dai contratti collettivi.
b) Impossibilità per i lavoratori precari di rivalersi contro un ingiusto licenziamento oltre i due mesi dall’evento. Insieme a questo si introduce anche il termine di due mesi per impugnare il licenziamento orale. Questa norma è particolarmente significativa, in quanto nella pratica “certifica”, anche se non ufficialmente, l’introduzione di questa nuova forma di licenziamento. Infatti ad oggi non esiste un termine temporale proprio perché è impossibile al lavoratore provare quando è stato licenziato “a voce”.
c) Introduzione del termine di sei mesi per iniziare la causa del lavoro, mentre fino ad oggi non esisteva alcun termine e riduzione del risarcimento per i contratti illegittimi limitata al pagamento di un indennizzo che andrà da un minimo di due a un massimo di dodici mensilità (fino ad oggi non c’era alcun limite al risarcimento danni a favore del lavoratore).
Il ministro Sacconi, dopo aver espresso tutta la sua soddisfazione per l’approvazione del Collegato, ha dichiarato: “Ora il Governo proporrà all'esame del Parlamento il disegno di legge delega sullo Statuto dei Lavori, per realizzare un diritto del lavoro moderno e a misura della persona”. Magari il Ministro ci dovrebbe anche spiegare a quale persona si riferisse, forse pensa a misura dell’a.d. della Fiat, colui che non manca giorno per auspicare un ritorno alle fabbriche modello ‘800 dove la forza lavoro aveva gli stessi diritti del pezzo di metallo su cui lavorava.
Da alcuni anni ormai è partito da più parti l’assalto al castello dei diritti sociali faticosamente costruito in tanti anni di lotte. Adesso si tratta di minarne le fondamenta tramite l’abolizione dello Statuto dei Lavoratori, che, avendo giusto 40 anni, va messo in soffitta come tanti lavoratori di quell’età mandati a spasso da un giorno all’altro senza che quasi nessuno muova un dito per difenderli.

4-11-10

*Stefano Giusti, Sociologo, Operatore di Placement e Orientamento per l’Università Roma Tre. Consigliere Nazionale dell’ass.ne Atdal Over 40, che si occupa della disoccupazione in età matura.

DirittiDistorti

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