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(15 Agosto 2012) Enzo Apicella

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Masella (PRC) Dallo sciopero generale alla nuova concertazione sindacale. E i comunisti dove sono ?

(5 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.comunistiuniti.it

Solo due settimane fa si parlava della straordinaria manifestazione della Fiom, di come darvi seguito, dello sciopero generale, dei comitati 16 ottobre. Ora, tutto dimenticato, soffocato, travolto dalle polemiche sulle vicende schifose di Berlusconi, come se solo ora gli editoriali del Corriere della Sera, gli attacchi della presidentessa di Confindustria e gli strali polemici del Vaticano si accorgessero dell’utilizzo privato del potere pubblico di Berlusconi, come se in una società capitalistica mai il potere pubblico venga utilizzato per favorire interessi privati. Si veda solo gli eterni mega finanziamenti pubblici alla famiglia Agnelli, di cui si è tornati a parlare negli ultimi tempi.

Mentre qualcuno a sinistra si accorge finalmente che rischiano di saltare tutti gli schemini politicisti a tavolino che davano per certe le elezioni anticipate in primavera, torna zitta zitta, quasi sotto banco, nel silenzio generale, la concertazione sindacale, con la conclusione il 27 ottobre, dopo soli 10 giorni dalla manifestazione della Fiom, della prima intesa concertativa fra Confindustria, Cgil, Cisl, Uil e governo, anticipatrice e collante sociale del governo tecnico di salvezza nazionale a cui stanno lavorando i centri dominanti del potere capitalistico. Che di ciò non si accorga il Pd è cosa ovvia, anche perché l’attuale gruppo dirigente del Pd è l’ideatore della concertazione, almeno a partire da quella che produsse i famigerati accordi del luglio ’92-’93 che cancellarono del tutto la scala mobile e introdussero il lavoro in affitto. Che di ciò non si accorga Sel è cosa meno ovvia ma più normale, vista la propensione molto politicista del loro nuovo santone. Che di ciò non si accorga la Fds e chi si dichiara comunista e vorrebbe ricostruire un partito comunista (cioè un partito che dovrebbe fare della contraddizione fra capitale e lavoro la sua essenza strategica), è molto più grave ed è il sintomo più evidente e strategico della malattia che ha messo K.O. i comunisti col governo Prodi e che impedisce la costruzione di una forza comunista di fatto, oltre che di nome.

Nel giro di pochi giorni Epifani, tirato per i capelli dalla piazza del 16 ottobre, è passato dal ventilare lo sciopero generale a firmare il primo accordo della nuova concertazione sociale, tutto sbilanciato a favore delle esigenze delle imprese e non sulle priorità dei lavoratori massacrati dal capitale in crisi. Nel merito questa prima intesa scambia un leggero miglioramento degli ammortizzatori sociali e interventi per il sud con finanziamenti alle imprese e con il si della Cgil ad una riforma dell'apprendistato che considera in formazione persone fino a ventinove anni di età. Un escamotage giuridico per giustificare altre decurtazioni di salario e di diritti. Cgil-Cisl-Uil concedono cioè a tavolino al padronato quel Contratto di Primo Impiego che in Francia è stato respinto con grandi lotte. Ma la cosa assurda, ma significativa dei gravi problemi peculiari che abbiamo in Italia, è tornare alla concertazione, cioè alla collaborazione di classe istituzionalizzata, proprio nel bel mezzo della crisi del capitalismo, della lotta dei metalmeccanici e di grandi lotte che infiammano l’Europa e la vicina Francia, proprio all'indomani dell'annuncio del ministro Brunetta della soppressione di trecento mila posti nella pubblica amministrazione e del varo della legge sul collegato lavoro, durante le agitazioni dei lavoratori della scuola minacciati di licenziamento, nel bel mezzo delle mobilitazioni studentesche contro la Gelmini, subito dopo le pesanti e stupide dichiarazioni di Marchionne sulla Fiat, nello scenario desolato della crisi che ha falcidiato l'occupazione in diverse regioni d'Italia con punte di estrema pesantezza in Sardegna ed in genere nel Sud. Altro che concertazione ci vorrebbe, ma solo lotta, scioperi, manifestazioni di piazza, come in Francia e come in Grecia, con alla testa la sinistra e i comunisti.

Chi a sinistra non discute e non contrasta duramente la nuova concertazione sindacale e non discute su come oggi costruire concretamente lotte sociali, come unificare quelle esistenti, come costruire un nuovo sindacalismo anticapitalistico e ricostruire un sindacato di classe e di massa, coniugando sociale e politica, teoria e prassi, internazionalismo e anticapitalismo, non costruirà, di fatto, nessuna sinistra e nessun partito comunista in Italia, se non di nome e di testimonianza, anche se animato da tanta buona fede, da nobili ideali, da bellissimi desideri, dalla più perfetta analisi del mondo.

Bologna, 2 novembre 2010.

Leonardo Masella

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