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La Cassazione: della sicurezza responsabili tutti i dirigenti dell’impresa. Amianto killer: condannati i vertici della Montefibre

(5 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

La Cassazione: della sicurezza responsabili tutti i dirigenti dell’impresa. Amianto killer: condannati i vertici della Montefibre

foto: www.radiocittaperta.it

Thais Palermo Buti, Radio Città Aperta

05-11-2010/15:39 --- Con una sentenza dal valore storico la Cassazione si è espressa contro il consueto rimpallo delle responsabilità per la mancata predisposizione delle misure di sicurezza nelle fabbriche e più in generale in tutti i posti di lavoro. La Cassazione afferma infatti che, in caso di violazione della normativa sulla sicurezza, a risponderne debba essere l'intero Consiglio di amministrazione. E dalla responsabilità di fronte alla legge - con la conseguenza della condanna penale e del risarcimento dei danni per i familiari delle vittime e per i sindacati che si costituiscono parte civile - il gruppo manageriale non si salva neanche attraverso il consueto escamotage della delega ad un singolo responsabile del settore della tutela della salute dei dipendenti. Anche in caso di delega dovrà pagare tutto il vertice societario, dall'amministratore delegato all'ultimo direttore di stabilimento.
La decisione rientra nella deliberazione della Cassazione nell’ambito del processo per gli 11 operai morti nello stabilimento piemontese 'Montefibre' di Verbania, infestato dall'amianto dal 1972 al 1996, dove hanno lavorato ben 3.600 operai esposti alle pericolose fibre del pericoloso materiale che 'Montefibre' ha deliberatamente scelto di continuare ad utilizzare, anche dopo il 1980, anno in cui erano ormai noti a tutti i suoi effetti letali.
Durante il procedimento è stato tra l’altro appurato che agli operai, negli anni, non erano state fornite informazioni relative ai rischi di malattie correlate alla presenza dell'amianto. Inoltre, nessuna misura per modificare la situazione di rischio era stata presa dai vari responsabili che si sono succeduti. Nemmeno le mascherine per contenere l'inalazione delle polveri sottili che si incollano ai polmoni.
I giudici della Cassazione hanno quindi confermato le 14 condanne inflitte ai consiglieri di amministrazione e al direttore dello stabilimento, e hanno anche affermato la possibilità, per le associazioni di fatto dei lavoratori (in questo caso la Cgil), di chiedere i danni morali all’impresa. E come sempre la mancanza di sicurezza è spesso conseguenza non della distrazione o della superficialità di qualche lavoratore o di qualche responsabile, ma della ricerca del profitto a tutti i costi. Nella sentenza depositata ieri, la Cassazione ha ricordato infatti che l'amianto continuava ad essere utilizzato a Verbania per un semplice motivo: costava meno delle fibre in vetro e degli altri altri materiali isolanti e termoresistenti, che pure erano stati adottati in altri stabilimenti della stessa società.

Una scelta che ora è costata cara ai vertici dell'azienda. Ma molto più cara ai lavoratori rimasti uccisi a causa dell’irresponsabilità che contraddistingue alcuni imprenditori e del lassismo che caratterizza organismi pubblici che, invece di tutelare i lavoratori, chiudono un occhio quando non tutti. In nome del profitto.

Radio Città Aperta - Roma

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